Cento giornalisti sloveni licenziati in un anno

La crisi dei media diventa sempre più profonda. Contratti capestro proposti ai collaboratori

TRIESTE. La crisi in Slovenia dopo aver distrutto le banche e le imprese di costruzione ora sta erodendo anche il settore dei media, sia carta stampata che tv. Da Pop Tv a Siol.net fino all’ultima crisi di Žurnal nell’ultimo anno sono rimasti senza lavoro nel Paese circa cento giornalisti.A fine aprile nelle liste di collocamento ce ne erano iscritti novanta. Gli editori praticamente non assumono più mentre l’università sforna ogni anno dai cinquanta ai settanta neolaureati che bussano alle porte del primo impiego.

Sul mercato del lavoro dei giornalisti, spiega al Dnevnik il presidente dell’Assocazione della stampa slovena, Matija Stepišnik, c’è stato un vero e proprio movimento tettonico, «una catastrofe per il giornalismo e per la comunicazione democratica». Tante famiglie, dunque, dal giorno alla notte si sono ritrovate senza un sussidio economico. È il caso dei 47 giornalisti del quotdiano gratuito Žurnal che dalla sera alla mattina si sono visti consegnare le lettere di licenziamento.

Stepišnik, cifre alla mano, spiega come lo scorso anno all’albo dei giornalisti erano iscritti in 2.188, e in 365 giorni circa 100 di questi non lavorano più. Il “vizietto” è sempre lo stesso (i giornalisti italiani ne sanno qualcosa) la prima spesa che si va a tagliare da parte degli editori è quella relativsa ai giornalisti, ricorrendo a una precarizzazione selvaggia. E così anche in Slovenia c’è l’incivile usanza di pagare un articolo 10 euro e i giornalisti 4,5 euro all’ora. Situazione che precari e soprattutto collaboratori in Italia conoscono molto bene.

Gli editori in Slovenia hanno dapprima tagliato i collaboratori saltuari e ora si apprestano ad agire con le forbici sui corpi redazionali. Il mercato del lavoro, quindi, è chiuso rest flessibile solamente per le grandi firme o per gli anchor men della televisione. Il problema sta nel fatto, accusano i sindacati dei giornalisti sloveni, che gli editori nel periodo delle “vacche grasse” non hanno assolutamente pensato al futuro e ai trend che si prospettavano e ora pensano solo a tagliare i costi. Un collega che ha lavorato per Mladina, Primorske Novice e Finance, Jaka Elikan ora disoccupato spiega che un quotidiano gli ha proposto un accordo lavorativo nel quale io dovevo impegnarmi a pagarmi da solo le eventuali spese giudiziarie relative a denunce per diffamazione a mezzo stampa e in più c’era una penale di 30mila euro che io avrei dovuto pagare sei avessi fatto causa per essere assunto come redattore nel giornale stesso.

Insomma la musica è la stessa sia per il giornalismo occidentale che per quello orientale. La carta costa, i lettori non aumentano ma anche il fenomeno internet vive momenti di ristagno. Ma c’è un altro problema di fondo. Mentre chi è laureato in lettere non può effettuare un’operazione a cuore aperto, tutti invece possono fare i giornalisti.

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