Cent’anni fa la scelta del Milite Ignoto. Gorizia e Aquileia lo ricorderanno assieme

A fine ottobre ricorre l’anniversario dell’episodio che ebbe come protagonista la gradiscana Maria Bergamas  
Il carro ferroviario su cui viaggiò la salma del Milite Ignoto nel 1921
Il carro ferroviario su cui viaggiò la salma del Milite Ignoto nel 1921

GORIZIA Era la mattina del 27 ottobre 1921 quando le undici bare con i corpi di altrettanti soldati sconosciuti, morti durante la Prima guerra mondiale, lasciarono la chiesa di Sant’Ignazio dirette ad Aquileia dove, poi, la gradiscana Maria Bergamas, passandole in rassegna, scelse il feretro che idealmente conteneva la salma del figlio Antonio e che, da quel momento, sarebbe diventato il Milite Ignoto chiamato a rappresentare il sacrificio di seicentomila italiani caduti durante il conflitto.

In vista del centenario di quell’episodio storico, i Comuni di Gorizia e Aquileia hanno deciso di avviare un programma di eventi da collegare e coordinare con quelli che - presumibilmente - realizzeranno la Regione e il Ministero della Difesa per celebrare una ricorrenza che, secondo il sindaco Rodolfo Ziberna, «assume ora una valenza ancora maggiore perché anche oggi abbiamo bisogno di forza e di coraggio per riuscire a rinascere e costruire un futuro migliore». In sintonia con il primo cittadino di Aquileia, Emanuele Zorino, nei giorni scorsi Ziberna e l’assessore comunale alla Cultura Fabrizio Oreti hanno già incontrato alcuni soggetti che hanno proposto al Comune delle iniziative. L’associazione Alpini guidata da Paolo Verdolina e l’associazione Isonzo presieduta da Andrea Sganghero insieme all’ente e ad altre realtà elaboreranno il programma.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, le nazioni che avevano partecipato al conflitto vollero onorare i sacrifici e gli eroismi delle rispettive collettività e per questo scelsero la salma di un anonimo combattente caduto armi in pugno. In Italia l’idea di onorare una salma sconosciuta risale al 1920 e fu proposta dal generale Giulio Douhet. Il relativo disegno di legge fu presentato alla camera l’anno successivo. Approvata la legge, il Ministero della Guerra diede incarico a una commissione d’esplorare tutti i luoghi nei quali si era combattuto, dal Carso agli Altipiani, dalle foci del Piave al Montello; e l’opera fu condotta in modo che fra i resti raccolti ce ne fossero anche di reparti da sbarco della Marina.

Fu scelta una salma in undici zone: quella di Rovereto, quella delle Dolomiti, quella degli Altipiani, quella del Grappa, quella del Montello, quella del Basso Piave, quella del Cadore, quella di Gorizia, quella del Basso Isonzo, quella del San Michele e quella compresa tra la Castagnavizza e il mare. Delle undici salme, una sarebbe stata tumulata a Roma, al Vittoriano.

In un primo tempo le bare furono ospitate a Gorizia da dove partirono, appunto, il 27 ottobre dirette ad Aquileia. Il giorno successivo venne scelta la salma destinata a rappresentare tutti i soldati italiani morti. La scelta fu fatta dalla gradiscana Maria Bergamas il cui figlio, essendo suddito di Vienna si era arruolato nelle file italiane sotto falso nome. Antonio Bergamas era caduto in combattimento nel 1916. La salma fu recuperata al termine degli scontri e tumulata. Il sottotenente Bergamas fu però ufficialmente dichiarato disperso quando un violento tiro di artiglieria sconvolse l’area dove era stato sepolto. Non potendosi più riconoscere la sepoltura, a quel punto l’ufficiale fu giuridicamente dichiarato disperso. La bara scelta dalla madre ad Aquileia come quelal del figlio fu quindi collocata sull’affusto di un cannone e con la s corta di reduci decorati al valore e più volte feriti fu deposta in un carro ferroviario appositamente disegnato.

Mentre le altre dieci salme furono tumulate nel cimitero di guerra alle spalle della basilica di Aquileia, quella scelta dalla signora Maria partì per Roma a velocità moderatissima in modo che la popolazione potesse onorarla.

Il 4 novembre il Milite Ignoto venne tumulato nel sacello posto sull’Altare della Patria alla presenza del re, dalle bandiere di tutti i reggimenti, delle rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti.

Al Milite Ignoto fu infine concessa la medaglia d’oro in quanto «Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria». —

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