Ceneri disperse, il vescovo non stoppa il sì

La delibera passata in Consiglio comunale con 28 favorevoli, 7 astenuti, un contrario
Il cimitero di Trieste
Il cimitero di Trieste
TRIESTE. Non ha potuto evitare che la delibera passasse, e del resto non puntava nemmeno a questo risultato. Ma è riuscito comunque a far breccia nelle coscienze di tanti consiglieri di entrambi gli schieramenti. Il monito lanciato dall’arcivescovo Giampaolo Crepaldi per ricordare al popolo dei cattolici la necessità di preferire la sepoltura alla ben più irrituale, secondo la Chiesa, dispersione delle ceneri, ha infatti lasciato il segno. Al punto da essere rievocato l’altra sera in aula da gran parte degli eletti. Anche da quelli che alla fine, pur dichiarandosi contrari nel merito, hanno votato a favore del provvedimento.


IL VOTO A dare disco verde alla delibera è stato uno schieramento del tutto trasversale e insolito. Il regolamento che disciplina la nuova, e controversa, forma di cerimonia funebre è passato con 28 voti favorevoli, un unico parere contrario - il ”bandellian-mariano” Salvatore Porro -, e sette astensioni. In casa centrodestra hanno espresso compatti il loro sì alla regolamentazione della dispersione delle ceneri Fi-Pdl, An-Pdl, Lista Dipiazza, Partito Repubblicano, Gruppo misto. Si sono invece sfilacciati la Lega - il capogruppo Ferrara ha votato a favore, mentre Giuseppe Portale si è astenuto -, e il gruppo dei Bandelli-boys, che ha registrato due voti favorevoli (Sulli e Frömmel), un contrario (appunto Porro) e l’astensione di Pellarini. Ma la spaccatura più sensibile si è registrata all’interno del Pd. Nonostante la chiamata alle armi partita dal capogruppo Omero, quattro esponenti del partito di centrosinistra (Carmi, Svab, Toncelli e Ravalico), non hanno votato la delibera, preferendo astenersi per ”motivi di coscienza”. Scelta fatta anche dal cattolico dell’Udc Roberto Sasco, mentre Cittadini, Verdi e Rifondazione si sono espressi a favore.


IL REGOLAMENTO Nella Trieste laica e multiculturale sarà quindi possibile ”liberare” in mare e a terra, tanto in aree pubbliche quanto in quelle private, i resti del caro estinto, a condizione che lui stesso in vita abbia dato disposizioni in questo senso. Il nuovo regolamento comunale fissa tuttavia alcuni paletti. La dispersione delle ceneri dovrà avvenire almeno a 500 metri di distanza dai centri abitati e, nel caso si scelga il mare, dalla riva e comunque fuori dallo specchio acqueo dedicato alla balneazione e alle attività commerciali e navali. Vietato inoltre svuotare le urne cinerarie in aria, nei luoghi di interesse culturale e naturalistico, in grotte e gallerie.


LA DIOCESI Tali limitazioni non sono state comunque giudicate sufficienti dalla Diocesi che, contro questa pratica, è scesa in campo con una nota decisa. Nota richiamata appunto più volte durante le dichiarazioni di voto. «Abbiamo apprezzato sia il tono delle parole del vescovo, rispettose dei ruoli, sia il merito della questione - ha spiegato il capogruppo di An-Pdl Angela Brandi -. Siamo contrari alla dispersione perché convinti della necessità della sepoltura come luogo del ricordo e della pietas. Ma abbiamo votato a favore della delibera perchè non poneva la questione ”ceneri sì, ceneri no”, bensì chiedeva di esprimersi solo sulla regolamentazione di una possibilità già riconosciuta da una legge nazionale e regionale». «Affrontare la dispersione delle ceneri è un po’ come ragionare sull’aborto - ha osservato il capogruppo di Fi-Pdl Piero Camber -. Puoi condividerlo oppure no, ma se esiste una legge, questa va rispettata. Sono contrario alla dispersione e condivido la linea della Diocesi ma, esistendo precise norme, posso e devo poterle applicare».


LA COSCIENZA Una condivisione ancora più netta delle parole di Crepaldi è arrivata da una parte del Pd che, invocando la libertà di coscienza, si è smarcata dagli ordini di scuderia. «L’argomento è estremamente delicato e rientra nella sfera delle decisioni personali in cui nessuno è minimamente autorizzato ad interferire - hanno precisato, per spiegare la loro scelta, Mario Ravalico, Alessandro Carmi, Igor Svab e Marco Toncelli -. Personalmente riteniamo la sepoltura più consona al rispetto dovuto alla persona, ma ci rendiamo conto dell’esistenza di diversi, e legittimi punti di vista e sensibilità. Per questo, quindi, ci siamo astenuti dal voto».


LA SPACCATURA Una linea che, solo pochi minuti prima, il capogruppo Fabio Omero aveva caldamente invitato ad evitare: «La via di uscita da questi travagli e da questi dilemmi non può essere quella vecchia, del riconoscimento ai singoli parlamentari della libertà di coscienza - ha affermato Omero, citando Stefano Rodotà -. Non è la loro libertà a dover essere salvaguardata, ma quella dei singoli cittadini. Come gruppo avremmo potuto votare insieme la delibera, lasciando poi ai singoli la libertà di decidere come metter fine alla propria esistenza terrena. Il messaggio però - ha concluso Omero - non è stato recepito». Nessuna indicazione precisa, invece, in casa leghista: «L’idea - spiega il capogruppo Maurizio Ferrara - era quella di agire secondo coscienza, astenendosi dal voto dopo la posizione espressa dalla Diocesi. Alla fine Portale ha fatto questa scelta, mentre io ho invece deciso di votare a favore dopo l’accoglimento da parte della giunta del mio emendamento sulla possibilità per i coniugi di far disperdere congiuntamente le proprie ceneri». Accolto dall’esecutivo anche l’impegno, sollecitato dal Cittadino Roberto De Carli, a valutare tra sei mesi gli effetti del regolamento e a prendere atto di eventuali osservazioni in merito da parte della popolazione.


GLI EMENDAMENTI Diverso, invece, il destino degli emendamenti presentati dal Gruppo Sulli. Tanto la proposta di imporre una sorta di tassa sulla dispersione, quanto quella di limitare questo diritto ai nati e residenti a Trieste, sono stati respinti. «Io però non li avevo firmati - si affretta a precisare Salvatore Porro, l’unico a votare contro la delibera -. La dispersione è una pratica che non appartiene alla nostra cultura cattolica. Cultura che ho anche richiamato in aula, ricordando l’appello del Santo Padre a non votare leggi e delibere contrarie ai valori irrinunciabili alle verità cristiane». Posizione distante anni luce da quella espressa da Rifondazione: «Approvando il regolamento il Consiglio ha compiuto una scelta di democrazia e libertà - ha commentato Iztok Furlanic -. Scelta ben diversa da quella del vescovo Crepaldi, che interviene continuamente su questioni politiche e dimostra di essere ben diverso dai suoi predecessori: più protagonista e, purtroppo, molto più schierato».


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