Cementificio, polemiche nei poli sull’intesa bipartisan

La sinistra radicale denuncia le «larghe intese». Gottardo: «Nessun patto con Illy»
TRIESTE
Karl Popper, Theodor Adorno e i dotti alterchi di Tubinga? Macché. Meglio, molto meglio Samuel Beckett, Eugene Ionesco e il teatro dell’assurdo. All’indomani della maratona sul cementificio di Torviscosa, conclusasi con un accordo bipartisan rifiutato solo dalla sinistra radicale, Igor Kocjancic non ha dubbi.


L’ATTACCO
Il rifondatore afferma che quello che è andato in scena, nonostante gli sforzi del diessino Mauro Travanut, «ci allontana dagli aulici livelli del dibattito tra massimi pensatori e ci consegna agli scenari del teatro dell’assurdo». Il motivo? «In questo momento non si può non pensare che all’assurdità dell’esistenza di una coalizione, Intesa democratica, che impiega due giorni per trovare un comune denominatore su un testo e che si impegna all’unanimità a non votare gli ordini del giorno del centrodestra, né a prestarsi a strumentalizzazioni che mettano in difficoltà presidente, giunta e maggioranza. Poi, tra le pieghe del dibattito, senza confronto, ecco l’accordo trasversale che - denuncia Kocijancic - non solo rischia di rimettere in discussione i rapporti tra partner della coalizione ma che, paradossalmente, riavvicina lo spettro del cementificio: l’ordine del giorno dell’opposizione consente alla giunta di esprimere un parere positivo».


LA VERIFICA
Non è il solo a condannare le «larghe intese», nel day after: «Esiste ancora Intesa? Riccardo Illy e il futuro Partito democratico vogliono continuare con l’attuale maggioranza? Crediamo che una risposta sia urgente, tanto più che non ci incontriamo con il presidente dal 17 gennaio, e quindi sollecitiamo un chiarimento» afferma, per il Pdci, Bruna Zorzini. L’epilogo consiliare, però, non convince appieno nemmeno il centrodestra: Renzo Tondo si fa interprete del malumore, scrivendo sul suo blog di «un’occasione persa per mettere in difficoltà Illy» e lamenta il rischio che i cittadini non comprendano accordi «tra due parti che fino al giorno prima si sono attaccate pesantemente».


I PROTAGONISTI
Dentro il palazzo, però, prevale la soddisfazione. Soddisfazione che unisce innanzitutto Travanut e Roberto Molinaro, artefici materiali dello sbocco bipartisan, nonostante più d’uno ora vada a caccia dei «registi occulti». «La costruzione dell’accordo è stata immediata e non mediata. Il capogruppo dell’Udc mi si è avvicinato quando parlava Cristiano Degano e mi ha proposto l’astensione reciproca. Sono andato dal presidente, lui ci ha pensato, poi mi ha detto sì. A quel punto - ricorda Travanut - sono tornato dai capigruppo di Intesa, li ho informati, sono intervenuto». Conferma Molinaro: «Sono andato da Travanut, quando era chiaro che la maggioranza era autosufficiente, proponendo l’astensione incrociata. Tutto è maturato in aula». Non negano, il diessino e il centrista, che c’è stato chi ha manifestato dubbi più o meno forti, da una parte e dall’altra. Ma rivendicano la bontà della scelta: «C’è stata una convergenza positiva a corollario di una seduta in cui l’aula, a stragrande maggioranza, ha detto no al cementificio» dice Travanut. «Il consiglio si è riappropriato del suo ruolo e ha dato un indirizzo preciso a Illy che, se attuato, blocca l’impianto. E il centrodestra ha confermato che, a differenza della sinistra quando sta all’opposizione, non dice no per partito preso» aggiunge Molinaro. Ratifica l’assenza di «patti con la giunta o il centrosinistra» Isidoro Gottardo: «Ci siamo astenuti solo perché il presidente ha fatto un passo indietro e perché il consiglio tornerà a discutere della vicenda. E se qualcuno pensa che abbiamo consentito alla giunta una via d’uscita, si sbaglia di grosso».


L’OPPOSIZIONE
Di sicuro, in piazza Oberdan, il centrodestra canta vittoria. «Grande risultato della politica e del consiglio. Come Lega - afferma Alessandra Guerra - siamo orgogliosi d’aver assunto ancora una volta, sin dall’inizio, una posizione limpida: siamo stati dalla parte della gente e abbiamo fatto approvare un ordine del giorno, il nostro, che rende impossibile un sì all’impianto». «Macché inciucio. Dopo aver denunciato l’arroganza di Illy, l’abbiamo costretto a innestare la retromarcia e garantire la trasparenza e l’imparzialità mancate. Non solo: il centrosinistra è più spaccato di prima e il presidente - aggiunge Luca Ciriani - è comunque incartato perché, quando deciderà, dovrà rispondere al consiglio o al mondo industriale».


LA MAGGIORANZA
Ma canta vittoria, con argomenti opposti, anche il centrosinistra. «Il voto consiliare rafforza Illy e la linea della legalità e della responsabilità in quanto certifica la correttezza dell’istruttoria rafforzata attivata dagli uffici. Fa piazza pulita del tentativo di strumentalizzare il cementificio. E approva la decisione di Illy di approfondire gli aspetti di criticità» afferma Bruno Malattia. Canta vittoria, con un filo d’ironia, persino Sandro Metz: «L’accordo trasversale, impossibile senza il permesso o il favore di Illy, dimostra che il presidente rappresenta interessi che vanno dal centrodestra a una parte del centrosinistra. Gli va reso un grande merito: Illy, in aula, è riuscito a ricompattare la sinistra».

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