Cementificio, Intesa rischia di spaccarsi
I capigruppo: Illy tracci subito la rotta. Rc, Verdi, Pdci pronti a votare no
TRIESTE
«Riccardo Illy è il nostro nocchiero. E allora gli chiediamo di indicarci la rotta, entro martedì, per impedire che la barca di Intesa democratica navighi a vista e si infranga». Mauro Travanut, il capogruppo della Quercia, usa una metafora. Ma nessuno fraintende: il 23 maggio il cementificio di Torviscosa approda in aula, spintovi a forza da un’opposizione che cavalca le divisioni altrui. E i capigruppo di maggioranza, riunendosi all’ora di pranzo a Trieste, non nascondono che quel passaggio (tecnicamente irrilevante) è politicamente scabroso. Anzi, ammettono che Intesa rischia «il disastro politico» sull’impianto di clinker e calcestruzzo, se si presenta in aula «in ordine sparso», «senza numeri certi». Subito dopo, aggiungono che il presidente è il solo che può evitarlo, consentendo la ri-unificazione della coalizione e la presentazione di un ordine del giorno comune, pur in assenza di formale delibera di giunta.
Come? Con un «atto politico», appunto. E così, riconoscendo l’impossibilità di trovare sin d’ora una sintesi unitaria, i capigruppo di Intesa si aggiornano a martedì mattina: «Auspichiamo che, entro quella data, gli approfondimenti tecnici sul cementificio siano completati e la giunta esprima un orientamento» sintetizza Cristiano Degano, il capogruppo della Margherita. I colleghi della sinistra radicali, contrari all’impianto, concordano: «Confidiamo che il presidente dica una parola chiara. Una parola che non può che essere un no al cementificio» afferma Igor Kocijancic. «Sappiamo che la giunta ha difficoltà a esprimere una posizione. Ma speriamo la trovi entro il 23 perché, in caso contrario, non vedo come potremmo votare uniti in aula...» osserva Sandro Metz. «È importante che il presidente si esprima a fronte delle tante lacune ormai emerse» chiosa Bruna Zorzini.
La sola che all’incontro si presenta già con una bozza di mozione «diventata il canovaccio» su cui Intesa cercherà la coesione. All’incontro, cui non partecipa il capogruppo dei Cittadini Bruno Malattia, interviene Gianni Pecol Cominotto. L’«assessore delegato ai rapporti tra giunta e consiglio» ascolta, prende nota, si impegna a trasmettere la richiesta al presidente, ma non si sbilancia. Semmai, e con forza, ricorda che «la scelta sul cementificio non è discrezionale» ma tecnica: «L’amministrazione, a fronte di un procedimento innescato dalla domanda di un imprenditore per la realizzazione di un insediamento, deve rispettare le leggi. E quindi, se quell’insediamento risulta conforme a regole e prescrizioni rispettate sul piano procedimentale e sostanziale, l’amministrazione non può che rilasciare un parere favorevole. Ovvero, in caso contrario, a negarlo».
Ma tempi tecnici e tempi politici sono compatibili? Pecol non si sbilancia, dice solo che quel procedimento è in dirittura, mentre in via Carducci affermano che gli approndimenti sulla delibera, e in primo luogo le interpretazioni autentiche dei pareri di Ass e Arpa, potrebbero richiedere un paio di settimane. In questo caso, però, Illy - un Illy deciso ad attendere l’esito dell’istruttoria tecnica e legale - può (e vuole) «accontentare» la sua maggioranza? I capigruppo ritengono di sì, invitandolo durante la riunione «a parlarsi e chiarirsi con Gianfranco Moretton», e gli ricordano sin d’ora la posta in gioco. «Premesso che nessuno voterà mai un ordine del giorno del centrodestra, ciascuno di noi sarà libero di esprimersi, a parole e con ordini del giorno, se Illy non favorirà una posizione unitaria.
Ma a quel punto, ad esempio, come potremmo impedire al centrodestra di votare con noi?» avverte Metz. Zorzini concorda: «Sarebbe durissima per la coalizione, perché andremmo a contarci e dividerci in aula, a un anno dal voto. Noi, Verdi, Rifondazione e Travanut saremmo contro il cementificio. Ds, Margherita e Cittadini chissà..». Kocijancic sintetizza: «Sarebbe un disastro politico». Ma Travanut dispensa ottimismo: «Illy si è fidato, forse è stato consigliato male, ma adesso ha tutte le carte. Le legga, senta i tecnici, ascolti l’Avvocatura, e si esprima. Se dirà che è tutto a posto, siccome è il leader e di lui mi fido, voterò come mi dice. Ma non ci lasci senza guida».
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