Cedro monumentale addio: San Giorgio perde un simbolo

Tagliato l’albero che da 140 anni faceva mostra di sè nel giardino di Villa Dora Le radici compromesse dai lavori nel 2000. Entro Natale un nuovo arbusto



I sangiorgini perdono uno dei principali simboli del paese: è stato tagliato, dopo una lunga “agonia”, il cedro del Libano che da quasi 140 anni faceva bella mostra nel giardino di Villa Dora a San Giorgio di Nogaro. Da una quindicina d’anni l’albero monumentale soffriva per i danni subiti alle radici e al terreno , legati al lavori di restauro della Biblioteca avvenuti all’ inizio del 2000. Al suo posto verrà piantato entro Natale un altro cedro del Libano.

Con il “gemello” di villa Vucetich dei conti Frangipane, morto un paio di anni fa, era stato presumibilmente piantato nel 1866, quando anche il Friuli venne annesso al Regno d’Italia. L’età è stata dedotta con la conta degli anelli.

Sotto le sue fronde hanno trovato riparo la duchessa Elena D’Orleans, moglie del Duca D’Aosta, ispettrice delle volontarie della Croce rossa durante il primo conflitto mondiale che aveva in Villa Dora il centro di assistenza, vicino al comando della Terza Armata dove era impegnato il marito. Ma anche Amedeo D’Aosta, figlio del Duca Emanuele Filiberto, che si rilassava durante le pause dal fronte.

Anche i ragazzini di San Giorgio, al termine della guerra, tra i suoi maestosi rami giocavano a rimpiattino o si arrampicavano come prova di forza. E l’albero era diventato uno dei simboli della cittadina.

Il taglio non è passato inosservato e a più di qualcuno gli si è stretto il cuore.

Villa Dora, costruita nel XVII secolo dai conti Novelli, dopo vari passaggi di proprietà venne acquistata dal Comune di San Giorgio di Nogaro che a inizio anni Duemila avviò i lavori di restauro. Proprio a seguito di questi importanti lavori edili, l’albero venne seriamente danneggiato sia nelle radici che nel su strato podologico.

Nel 2004, vedendo che la pianta era in sofferenza, tramite il consulto di un ispettore sanitario, venne evidenziato il deperimento della pianta. Inutili i tentativi del 2004 e del 2005 di due ditte chiamate a risolvere la situazione. Nel 2006, il perito agrario e appassionato naturalista Giorgio Cojaniz chiese all’amministrazione comunale di effettuare qualche tentativo di “dendrochirurgia” e di concimazione per cercare di allungarne la vita. L’intervento venne eseguito personalmente da Cojaniz, che effettuò il taglio di alcuni rami superiori deperiti per la mancanza di spinta propulsiva della linfa dovuta al taglio delle radici primarie.

Ma dopo un periodo in cui la pianta sembrava essersi stabilizzata, nel 2015 della grande chioma del cedro era rimasto un solo ramo con pochi aghi verdi. Da allora l’inesorabile deperimento fino alla morte.

Secondo Cojaniz, queste piante, che vivono anche duemila anni, sono morte a causa dell’intervento “sciagurato” dell’uomo. Infine la drastica decisione di tagliarla per far posto ad una giovane cedro. Venerdì scorso l’intervento di una ditta specializzata che ha eseguito il taglio, sotto gli occhi rammaricati dei sangiorgini. Ora si procederà con l’estirpazione della ceppaia e poi con la sanificazione del sito e quindi con la piantumazione del nuovo albero.

Sul posto sono state lasciate tre “ruote” del tronco che saranno a disposizione di chi vuole utilizzarle per realizzare qualche oggetto a ricordo di uno dei simboli di San Giorgio. —



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