Cede la grata per strada a Trieste, precipita donna incinta
TRIESTE Voleva semplicemente farsi fare una foto davanti a una vetrina. Peccato che l’immagine ricordo, che alla fine non è mai stata scattata, le sia costata quasi la vita. Mercoledì pomeriggio M.C.C., 33 anni, al quarto mese di gravidanza, mentre l’amica 35enne C.L. stava cercando di immortalarla davanti a un’elegante vetrina di una pellicceria all’altezza di via San Lazzaro 2/c, è caduta improvvisamente in una botola profonda poco più di due metri, proprio di fronte alla boutique. Una delle due ribalte in ghisa che chiudevano il tombino ha ceduto, facendo scivolare la giovane futura mamma nello spazio sotterraneo. Fortunatamente l’altra lastra che copriva il vano è rimasta al suo posto. M.C.C. è riuscita a salvarsi perché ha avuto la prontezza di appendersi al pezzo rimanente del coperchio che è rimasto al suo posto. Poco dopo però, una volta portata la donna in superficie, anche la seconda lastra è caduta. L’amica di 35 anni, assieme a due passanti, Annalisa ed Ermal che le due amiche ringraziano molto, è riuscita a sollevarla.
Sul posto sono arrivati i mezzi della polizia locale e un’ambulanza, che ha trasportato la donna all’ospedale pediatrico Burlo Garofolo. Successivamente è stata trasferita a Cattinara, dove ha trascorso la notte sotto osservazione. Ora si trova a casa e fortunatamente sta bene, così come il bambino che sta aspettando. «È piena di lividi ed è in stato di choc - spiega comunque C. -, ha fatto tutti gli accertamenti ma dovrà rimanere a casa a riposo assoluto per diversi giorni, con l’indicazione di indossare un collare per una settimana».
Il ricordo è quello di un grande spavento. A ripercorrere gli attimi di paura sempre l’amica. «È successo tutto in un attimo, il tempo di girarmi un secondo prima di farle la foto e ho sentito l’urlo. Lei è riuscita ad afferrare con tutte le sue forze il restante coperchio della botola, altrimenti moriva di certo».
Il corpo di M.C.C. è pieno di lividi perché deve aver urtato contro la parte rimanente del chiusino. Alcuni ematomi sono emersi a un giorno dal sinistro perché, si suppone, le persone che le sono venute in aiuto, trasportandola in superficie, hanno forse fatto pressione sulle sue braccia. C., per cercare di tenersi appesa e non scivolare a terra, deve avere sforzato braccia e collo tanto da provocare delle infiammazioni muscolari.
Gli agenti sul posto hanno già provveduto a fare un verbale. Ma M.C.C. attende di sapere chi è il proprietario della botola per poi sporgere denuncia. «Richiederà non solo un risarcimento dei danni fisici ma soprattutto morali - osserva C. -, M.C. ha preso davvero un grosso spavento e per una persona gravida non è assolutamente positivo. Spero che vada tutto bene, che non ci siano traumi in futuro per il bambino».
La botola è stata delimitata con alcuni nastri da AcegasApsAmga che però non è la proprietaria. Il servizio di recinzione in questi casi è sempre previsto da un contratto di global service che la multiutility ha sottoscritto con il Comune. Il buco sotterraneo non è nemmeno di pertinenza della pellicceria. A confermarlo la stessa titolare del negozio. Al momento dell’incidente l’attività tra l’altro era chiusa per contabilità. Tanto che il personale si è accorto del fatto molto tardi. Per caso, quando la proprietaria è passata davanti alle telecamere di servizio e ha visto un grande trambusto di ambulanze e uomini che stavano trafficando sotto il suo negozio. A sperare che venga presto richiuso e ripristinato il tombino è anche la responsabile della boutique, che sottolinea come oscuri l’entrata all’esercizio commerciale, ora ostacolata dai parapetti.
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