Cecot scrive a Boldrini: sui profughi Stato assente
«Le scrivo per informarLa su quanto sta vivendo l’Isontino in queste settimane e per denunciare l’assoluta mancanza dello Stato nel gestire una situazione contingente».
Va subito al cuore del problema Ilaria Cecot nella lettera che ha invitato ieri mattina alla presidente della Camera Laura Boldrini. L’assessore provinciale fa una cronistoria della vicenda e delle 94 persone, richiedenti asilo politico, che «vivevano nel fango sotto la pioggia, accampati sull’Isonzo, fiume sacro alla Patria, divorati da insetti, circondati da topi, bevendo l’acqua del nostro fiume, in cui è vietata la balneazione. Tutte queste persone, ragazzi giovanissimi con le storie più disparate, avevano già l’appuntamento per l’intervista con gli uffici della Questura. Le norme in materia di asilo recitano chiaramente che il sistema di protezione deve scattare immediatamente, invece così non è stato. Queste persone sono state abbandonate a se stesse, senza alcun controllo di tipo sanitario e senza alcuna assistenza».
«Tutto ciò - rincara Cecot - sotto lo sguardo cieco della città ed ancor peggio del Comune di Gorizia, che per posizione ideologiche rinnega qualsiasi coinvolgimento o responsabilità nella gestione del fenomeno immigrazione, fenomeno che, come mi può confermare, potrà solo aumentare». Cecot, nella missiva alla Boldrini, si dice “schifata” per la bagarre politica e parla di “sussidiarietà rovesciata” poiché «sono i volontari che si sostituiscono allo Stato, facendo ciò che la Prefettura dovrebbe fare per legge. Lo Stato scrive e recepisce leggi bellissime, ma le leggi vanno applicate. La materia immigrazione - attacca l’assessore provinciale - è complessa, lo sappiamo, ma esistono norme che lo Stato impone, norme anche assurde come la Bossi-Fini, ma ora lo Stato dov’è? Queste persone hanno diritto all’assistenza per legge e sembra che allestire una tendopoli, gestita dal cuore della gente, dai cittadini comuni per portare queste persone in salvo, sia stato un crimine. I meravigliosi volontari si stanno assumendo responsabilità che a loro non competono, responsabilità che spettano alla Prefettura, allo Stato».
Ilaria Cecot ricorda che identica cosa succede al Cara di Gradisca d’Isonzo, «una struttura - le sue testuali parole - che ha dimostrato ampiamente di essere non funzionale e inadeguata, ma che continua ad esistere perché voluta dallo Stato. Quello stesso Stato che poi non paga lo stipendio ai lavoratori, che non rimuove la cooperativa inadempiente sotto molteplici punti di vista. Sono i lavoratori che sovente comperano i materiali per mandare avanti la struttura, perché hanno un cuore ed una coscienza che lo Stato... non ha. I migranti “ospiti” del Cara di Gradisca d’Isonzo passano tutto il giorno sul fiume, sempre quell’Isonzo sacro alla Patria, in quanto non sanno che cosa fare, come impegnare il tempo. Possiamo chiamare accoglienza questa?»
«Presidente, Le chiedo di intervenire con forza, richiamando ciascuno alle proprie responsabilità, e semplicemente di applicare le norme».
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