C'è vita a Trieste - "La scoperta dei tarassichi in tecia, quel sapore desiderato fin dall'infanzia"
GIORNO 19 - 29 MARZO
I pensieri angoscianti tornano e tornano . Vivo in una specie di limbo , mi sembra di galleggiare in un’acqua stagnante senza sbocco, come se la vita passata fosse scomparsa. Non so per gli altri è così. Per fortuna la mente corre , corre anche verso pensieri più leggeri , più rassicuranti. “ la mente si perde via” , dico io. In questi momenti in cui tutto è fermo, sono pronta alle sperimentazioni culinarie, di solito non nel mio stile. Senza asparagi selvatici, senza bruscandoli , il luppolo che in tutta l’Italia del nord-ovest si chiama Luartis o simili, ho scoperto il tarassaco. In Lombardia lo chiamiamo ‘ li fugadi ‘ o peggio ‘ il fiore del diavolo ‘ , forse perché conosciuto dalle ‘streghe’ per le sue mille proprietà. Ma si può chiamare un fiore così bello dal giallo abbagliante in .un modo così orribile? Penso che tutti i bambini abbiano giocato coi suoi soffioni almeno una volta. Quando ero bambina avrei voluto mangiarli , come facevano tante compagne della mia scuola elementare. Ma mia mamma si è sempre rifiutata avendo un grande orto. “ Non abbiamo bisogno di andare in giro per campi” , diceva. Orbene l’altro giorno i ‘tarassachi in tecia ‘ sono stati una scoperta. Me li immaginavo amarissimi invece sono risultati squisiti , un sapore nuovo , invitante. Ieri abbiamo gustato il risotto al tarassaco. Certamente lo faremo ancora. Prossimamente frittata di tarassaco. L’orto ne è ancora pieno , anzi sempre più giallo. E stavolta proverò a mettere anche i fiori. Chiusi in casa il tempo non manca... CONTINUIAMO A STARE A CASA !!!!!!
Cesarina Gigni
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