C'è vita a Trieste "La creatività è diventata una chiave meravigliosa di accesso a se stessi, per scoprirsi in solitudine o insieme ai miei cari".
GIORNO 15 - 25 MARZO
Sulle rive sibila la bora, quella autentica, che penetra nelle ossa. Per uscire con Lilly fino all'edicola di piazza Venezia ho indossato il berretto di lana, il solo che non corre il rischio di volarsene via. In casa si è riacceso il riscaldamento. Mentre Cuoricino in cucina è impegnata a preparare la proposta gastronomica del giorno (strudel di bresaola e rucola) io mi cimento ad elencare gli effetti collaterali positivi dell'era del Grande Morbo. Il pianeta, questo è evidente, tira una boccata di osdigeno; tutti i cieli sono limpidi come non mai, e nelle acque del golfo di Trieste hanno fatto la ricomparsa i delfini, animali che la tradizione vuole essere beneauguranti. Non è poco, anzi. Raccontano che sono dimezzati gli infarti essendo venuto meno il logorio della vita moderna. Sono scesi a zero i furti nelle case, si è abbassata in genere la criminalità. Non ci sono più le efferate stragi del sabato sera che tante giovani vite mietevano. Ancora, le persone affette da ludopatia - e sono in tanti, molti dei quali poveri pensionati - sono costrette ad una astinenza forzata e chissà forse alla fine qualcuno si libererà da questa dipendenza. I genitori stanno finalmente con i loro figli e forse dalla imposta convivenza emergerà un confronto generazionale positivo. Oggi per il terzo giorno consecutivo in Italia il numero dei contagi segna un rallentamento nella diffusione, è tutto ciò mi fa concludere queste note giornaliere con un sorriso sulle labbra. Sul fondo, mi gusto le note della "Primavera" di Vivaldi.
Alessandro Paronuzzi
Se dovessi dare un titolo alle mie giornate scriverei a caratteri cubitali IMPRESA FAMIGLIARE ! Non so voi, ma in questo improvviso invito a NON FARE, siamo tutti improvvisamente precipitati in un mondo alla rovescia ,come Alice nel paese nelle Meraviglie . Qui accadono cose strane non previste, fuori dal nostro controllo, estraneo ai consueti ritmi di un era che sembra stia tramontando. Chi come me convive ogni minuto in casa con i propri famigliari ,senza avere grande spazio in cui muoversi ha dovuto attivare strategie e piani per mantenere e spesso ricreare nuovi ,diversi equilibri. La cosa sorprendente è stato scoprire come la creatività in questo momento sia una chiave meravigliosa di accesso a se stessi per scoprirsi in solitudine o insieme ai miei cari . Si dipinge, si cucina, si scrive, si dialoga con una nuova attenzione e si parla di SE. I miei figli adolescenti ritrovano la manualità perduta nell infanzia ,e la NOIA diventa preziosa alleata di questa ricerca di diverse e sorprendenti possibilità di espressione . Questo momento è molto complicato ma voglio pensare che resistergli non abbia alcun senso ,vorrei che l IMPRESA FAMIGLIARE fosse in nome di una saggia e giusta resilienza che ci porti a riscoprire un senso profondo di appartenza ,individuale e collettivo.
Simona Mortoni
E pensare che cominciavo ad odiare quei 50 gradini che portano su all’orto. Come dicevo , sono un po’ alti ,un po’ bassi , un po’ storti , un po’ sconnessi. Ora li benedico ! Su e giù fanno 100 gradini , 10 volte sono 1000 gradini. È un bel esercizio.... Appena finita la lezione telematica , alle 11,30 vedo Nani che si mette le scarpe. “ Vieni? “ mi dice, “ io vado su al pastino “ Subito mi aggrego, mi metto anch’io le scarpe, fa troppo freddo per andare con le croks. Per inciso stamattina alle 7 c’erano -2 gradi , un bellissimo sole e nevicava ! Un turbinio di fiocchi con la bora oltre i 100 km orari. Certo era neve trasportata dalla bora sostenuta forse dal Nanos. È durato solo 20 minuti, ma che spettacolo ! Orbene , tornando a noi, mi metto il piumino invernale che avevo già riposto nell’armadio la settimana scorsa. Arrivati su il giallo spettacolare del tarassaco ci sorprende. Solo due giorni fa non erano così tanti in fiore. Come sempre, io salgo con un coltello, un forbicione e un sacchetto in tasca. “ Stavolta li colgo proprio “ dice Nani. In ginocchio taglia le piantine alla radice e una dopo l’altra le infila nel sacchetto che io tengo aperto. “ Cavolo, ma che freddo “ , esplodo io, “ proprio oggi dovevi cogliere sti tarassachi? Ho gli uccellini alle dita “ così si dice in Lombardia per indicare un gran freddo alle mani. “ economia di ..guerra “ sentenzia Nani e continua a tagliare tarassachi. All’improvviso una raffica spaventosa mi sbatte contro la staccionata. “ Questa almeno è di 120 km orari “ ,esplodo io una seconda volta. E incavolata pianto lì tutto e me ne torno giù. Dopo poco in effetti arriva anche lui con un bel sacchetto pieno. E stasera “ tarassachi al tegame ! “ RESTIAMO A CASA !!!!!!
Cesarina Gigni
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