C'è vita a Trieste - «Ho ripreso a leggere i libri, ora mi sento ripulita e la mia concentrazione è migliorata»
C'è vita a Trieste, nonostante le restrizioni imposte dalle norme per contenere la diffusione del coronavirus, che stanno cambiando la vita di tutti noi. Ecco chi ha voluto raccontare la propria esperienza, il proprio quotidiano della quarantena nelle giornate da "zona rossa". QUI TUTTE LE ALTRE PAGINE DEL DIARIO e QUI IL LINK CHE VI SPIEGA COME FARE PER MANDARCI I VOSTRI TESTI
Viale Miramare deserto (Foto Bruni)
GIORNO 14 - 24 MARZO
Non è bastato l’inquinamento del pianeta, l’Amazzonia in fiamme, ghiacciai che si sciolgono. E’ apparso il coronavirus ed ha messo in ginocchio tutto il mondo. Quanto siamo fragili!
Ormai da settimane sono in auto-isolamento. La mattina apro le finestre sul Viale, le gemme sugli ippocastani sono sempre più grosse, alcuni alberi, più giovani, già pieni di foglie verdi.
E’ tutto stranamente tranquillo, le macchine passano di rado. Non provo più il dolce risveglio di odore del caffè dal vicino bar, ormai chiuso. Mi affaccio sulla finestra e vedo un vicino con il cane, saluta da lontano l’altro, scambiano due parole, non capisco che cosa si dicono, uno gesticola tanto.
Mi vesto, controllo il frigo e la dispensa, mi scrivo un fogliettino di cose da comprare, prendo le “scovazze” ed esco. C’è il bel sole in Viale, arriva la primavera. Il raggio di circolazione è ridotto, vado fino in via Rossetti dove stanno i container, poi attraverso il Viale e faccio la fila per entrare al Despar.
Compro giusto poche cose, l’olio di oliva, limone, radicchio, disinfettante. Si trova di tutto, non come in alcuni Paesi attaccati dal coronavirus, dove manca addirittura carta igienica e dove circolano ormai barzellette su questo fenomeno, tipo l’annuncio: vendo un pacchetto di rotoli - nuovo.
Leggo che in Australia un giornale ha pubblicato altre otto pagine bianche nel suo recente numero, affermando ironicamente che le persone potrebbero usarlo quando finiscono la carta igienica; oppure un altro: i ladri armati di Hong Kong hanno rubato centinaia di rotoli di carta igienica per un valore di oltre $ 130.
A casa faccio ogni giorno la pulizia della porta d’ingresso, maniglia, pavimento, bagni. Poi guardo il mio elenco che mi sono fatta di tutti gli arretrati, quelli per i quali prima non avevo né tempo né voglia di fare, e così un giorno lavo le finestre, un altro mi chiudo in cucina, tiro fuori tutto e lavo, lavo.
Poi il giorno dopo mi butto in dispensa, questo mi servirà ancora, quello no, quello è scaduto, così riempio due sacchi neri da portare in container e faccio due passi. Un altro giorno risistemo due librerie, che gioia riprendere in mano alcuni libri che mi metterò un giorno a rileggere. Anche qui ho fatto una cernita, li regalo per chi ne ha voglia di leggere.
Ben due giorni impiego in camera mia a sistemare l’armadio. Che orrore! Quanti vestiti, quante borse! Non parlo neanche delle scarpe, bellissime, che non metterò probabilmente mai più, o solo per mezz'ora, dato che posso camminare, senza avere i dolori alle ginocchia, solo con quelle ortopediche, o scarpe sportive.
I capotti ne ho più di dieci, accidenti, ma quando li ho comprati tutti questi! Le sciarpe ne ho una quarantina di tutti i tipi, colori e fantasie. E pur da anni ormai regalo, generosamente e senza nessuna nostalgia, tante cose alle amiche o ai parenti. Una volta all’anno faccio un mucchio di vestiti, quelli che non metto e probabilmente non metterò mai più, che infilo dopo nel vicino container giallo.
Ho troppe cose! E no! Non compro più niente, pongo coraggiosamente la fine a questa dipendenza! Non posso credere quanto mi sia lasciata indottrinare dal consumismo.
Il mio elenco di cose da fare, in questo periodo in reclusione, è in effetti uno sfogo e sono molto contenta d’averlo provato. Dopo dieci giorni sono riuscita a finire tutto quello annotato sulla lista, tutto quello che mi ero prefissata. E così mi sono veramente liberata da pensieri e obblighi nascosti, da quei pesi allo stomaco e coscienza sporca di non averlo fatto prima. Ora mi sento finalmente leggera.
Ma, l’isolamento è ancora in corso e chi sa per quanto ancora!? E’ giunto il momento di pensare alle cose concrete. Posso dire che questo periodo in isolamento mi serve, davvero, a riflettere. Io come voglio vivere dopo che sarà sconfitto il coronavirus? Riprendo a scrivere le lettere a diversi amici sparsi nel mondo.
Da poco in pensione, con più tempo a disposizione, ho pensato di andare a trovarli. Per ora rimando i viaggi, a Sharon che sta in Australia, a Jack in Canada, a Olivera a Belgrado. Ci rivedremo non appena possibile, presto spero, ormai siamo quasi settantenni e non c’è più tempo da sprecare. Riprendo a leggere i libri, ora mi sento ripulita e la mia concentrazione è migliorata.
La prima volta nella mia vita vivo la pandemia. Non ho mai vissuto la guerra né nessuna privazione della libertà. Sono scossa da questa grande tragedia, per non dire dell’enorme rischio per la mia generazione, ma non solo, anzitutto del senso di impotenza. Mi metto a riflettere sul senso della mia esistenza in questo mondo. Come devo agire, come posso contribuire alla società, alla mia città, una volta tornati alla “normalità”? Ci sto pensando, seriamente. Ma per decidere, a disposizione ho solo il tempo fino alla scadenza dell’isolamento. Mi do da fare.
Dubravka Cherubini
Più osservo un COVID-19, più mi sembra originale, colorato, fantasioso, soffice al tatto proprio come piace ai bambini, un bel cosino da appendere sui nostri alberi di Natale l’otto dicembre al posto dei soliti gingilli. Una pallina rotondetta, un po’ grassoccia, a volte ingentilita da sottili ciglia variopinte che galleggia tranquilla e indisturbata nel suo brodo primordiale.
Una minuscola sfera da cui fuoriescono con ordine e precisione piccole trombette multicolori circondate da tante infinitesime stelline o vivaci comete che spuntano in mezzo a questi sofficini pigmentati di rosso, arancione, giallo che fluttuano in ordine sparso, per tutti i gusti, meglio di un gelato. Chissà. Potrei stare a osservarli per ore e non stancarmi mai, tanto mi sembrano fantasiosi.
Forme perfette, astute e imprevedibili, che mutano a loro piacere, create dalla natura oltre 500 milioni di anni prima che gli invertebrati colonizzassero la Terra. Talmente originali, da poter ispirare quadri di pop-art e magari trasformarsi in una linea di prodotti per merito di qualche creativo alla moda.
Ma poi, il mio occhio ritorna alla sua orbita normale, non vede più nulla, tranne il dolore e l’insicurezza, assieme ai bollettini di questa sporca guerra, che stiamo combattendo ad armi impari.
Rossana Braicovich
Cuoricino oggi è andata a fare la spesa da "Eataly", abbiamo la fortuna di abitare piuttosto vicini. Così ha potuto preparare un gustoso pranzo a base di baccalà e polenta. Prima ci siamo concessi un apericucina con un buon bicchiere di Sauvignon, un crostino di cacciagione e patatine al tartufo. Lilly implorava degustazioni proibite per lei. Tutto questo per ricordarci che siamo tuttora dei privilegiati.
L'idea di creare su WhatsApp il gruppo "Namastè" me la ha data la visione di un video dove due persone si salutavano con la punta delle scarpe. Ne sono rimasto sconvolto e nauseato: che orrore! Gli indiani - quelli dell'India, non i pellerossa - da tempi immemorabili si congedano evitando le strette di mano (profetici), aggiungendole, oppure portando una mano sul cuore e dicendosi: "Namastè!" che significa più o meno: "Onoro lo spazio sacro all'interno della tua anima dove tu ed io siamo la stessa cosa."
Questo si che è meraviglioso! Mi piacerebbe che l'era del Grande Morbo ci lasciasse almeno questo insegnamento, e che in futuro imparassimo a salutarci alla maniera indiana, e magari che al saluto corrispondesse un progresso spirituale. Sul gruppo" Namastè " (finora siamo in 28) tutti i giorni posto un video di alcuni minuti dove ho la presunzione di elargire pillole di serenità condite di umorismo (non bisogna mai prendersi troppo sul serio). Insomma, il Grande Morbo mi ha trasformato in un guru casalingo. Namastè a tutti!
Alessandro Paronuzzi
Argomenti:diario quarantena
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