C'è sempre chi scommette sulla Fisica

Le iscrizioni in regolare aumento del dipartimento di Fisica dell'Università di Trieste fanno ben sperare per il futuro della scienza in Italia. Anche se, fa notare il direttore Gaetano Senatore, il nostro Paese potrebbe fare di più per dare uno sbocco a laureati di alto livello che spesso devono optare per ben retribuite carriere di ricerca all'estero.
Direttore, cos'è cambiato con la nascita del dipartimento di Fisica?
Prima gli studi di fisica erano parte della facoltà di Scienze. Ora quella facoltà è stata spacchettata e il dipartimento di Fisica e venuto a occuparsi tanto della didattica quanto della ricerca. Trovo sensata l'operazione, visto che le due cose non si possono slegare: una buona didattica in genere si accompagna a una buona ricerca.
Come si struttura l'offerta didattica?
Abbiamo l'unica laurea triennale in regione per la Fisica, a cui si aggiunge una magistrale interateneo con l'università di Udine, attiva da qualche anno. Per quanto riguarda i dottorati ne abbiamo uno in Fisica e uno in Nanotecnologie, e da quest'anno anche un master in Fisica medica. Copriamo sostanzialmente tutte le tipologie dell'offerta. Il nostro approccio è mettere sempre lo studente al centro: la magistrale, ad esempio, prevede il grosso dei corsi al primo anno, da seguire tutti in un'unica sede. Questo è un valore aggiunto per l'iscritto, anche perché i nostri corsi fanno ampio ricorso ai laboratori ed è importante che tutti gli studenti siano presenti in un unico posto.
Collaborate con altre realtà?
Soprattutto per la magistrale il dipartimento offre un pacchetto che fruisce della presenza sul territorio di laboratori di ricerca che non sono semplicemente locali: penso al sincrotrone, tanto per dirne uno. Ma ci avvaliamo anche del supporto di enti internazionali come il Cern. Questi rapporti, ovviamente, diventano ancora più intensi a livello di dottorato.
Come vanno le iscrizioni?
Sono in crescita. Nel 2009 abbiamo avuto un picco di oltre 100 studenti, ma negli ultimi anni ci assestiamo sull'ottantina in leggero aumento. E' in crescita anche la magistrale, che attualmente si piazza attorno alla quarantina di iscritti.
Da dove vengono i vostri studenti?
La composizione della platea studentesca è un dato interessante. Una buona metà degli iscritti viene da fuori Regione, anche dal centro e dal sud Italia, oltre che dall'estero. In questo ci aiuta l'uso della lingua inglese nei corsi della magistrale, un ambito in cui siamo stati pionieri, seguiti a ruota da Economia.
Quali sono gli sbocchi lavorativi?
L'obiettivo principale di molti studenti di Fisica è la ricerca, per cui una fetta consistente dei nostri laureati prende quella via. Altri accedono invece alle classi per l'insegnamento. Oltre a questi percorsi canonici, molti nostri laureati trovano collocazione in realtà dove la formazione del fisico, che è quella del risolutore di problemi, si rivela preziosa: ci sono ragazzi che lavorano in società di analisi finanziarie, di alta tecnologia, e così via. Oltre a questi ci sono poi istituzioni che si occupano sia di servizio pubblico, penso ad esempio ad Arpa, oltre che ovviamente di ricerca.
Molti laureati in fisica vanno a studiare all'estero.
Ciò da un lato conferma la qualità della nostra formazione, dall'altro è un dato triste. I nostri fisici hanno tutti i diritti di cercare un futuro all'estero, dove le loro capacità vengono riconosciute. In Italia purtroppo lo studio, anche serio, non porta più automaticamente al riconoscimento sociale.
(8-segue. Le puntate precedenti sono state pubblicate il 23 e 30 maggio e il 4, l'11, il 18 e il 25 giugno e il 2 luglio)
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