C’è la pausa pranzo in consiglio regionale e al bar nessuno rispetta le distanze

Ignorate le norme sull’asporto e il divieto di assembramento Una foto immortala una quindicina di politici e collaboratori

UDINE

Le prescrizioni parlano chiaro: bar e ristoranti possono effettuare il servizio di take away, ma ai clienti è vietato consumare i prodotti all’interno dei locali e nelle immediate vicinanze. Regole che, evidentemente, valgono per alcuni, ma non per tutti. E il fatto che chi dovrebbe dare l’esempio, in questo caso un amministratore pubblico, sia colui che disattende le norme, fa ancora più arrabbiare. E così mentre i comuni mortali devono astenersi dal mangiare un panino o dal sorseggiare un caffè sui tavolini all’esterno di bar e ristoranti, un consigliere regionale lo può fare.

C’è una foto che testimonia quanto accaduto durante la pausa delle sedute del Consiglio regionale svoltosi martedì 5 e mercoledì 6 maggio a Udine. Sulla terrazza della sede di via Sabbadini almeno una quindicina di persone, tra amministratori, assistenti e segretari, ha pensato bene di accomodarsi sui tavolini fuori dal bar “San e Nostran”. Riuscire però a trovare qualcuno che confermi tale circostanza non è facile. Il più “trasparente”, a tal proposito, è il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo (Pd): «Il bar funzionava in modalità take away e dopo aver ritirato il mio pranzo – confessa Russo – mi sono fermato fuori per mangiare un panino al volo. La distanza di sicurezza, però, è stata garantita, con una persona seduta per ogni tavolo. Alcuni colleghi hanno mangiato in piedi, altri no. Sono rimasto seduto il tempo utile per terminare il pasto». Il presidente Piero Mauro Zanin (Fi) ha confermato che il bar ha effettuato al meglio quanto gli era stato richiesto, e cioè un servizio di take away su prenotazione: «I consiglieri hanno potuto accedere al locale uno per volta e a orari diversi, proprio per evitare assembramenti. In questo modo abbiamo voluto garantire un pasto a chi ha partecipato ai lavori». Prova a fare l’avvocato del diavolo il capogruppo della Lega Mauro Bordin: «Ho visto molta attenzione da parte dei colleghi all’interno e all’esterno del bar. Mi sono fermato poco, ho ritirato il pranzo e sono andato altrove. Non ho notato particolari criticità. Le persone stavano attente a mantenere le distanze sulla terrazza come in Aula». Contattati per una conferma, i gestori di “San e Nostran” hanno assicurato di non aver fatto caso a particolari assembramenti di persone fuori dal locale. «Dentro il bar tutti sono stati rispettosi delle regole: sono entrati attendendo il proprio turno, uno alla volta, con bocca e naso coperti». Eppure qualcuno, le regole, pare non averle seguite in maniera così precisa. «Sicuramente qualche collega si è fermato a mangiare fuori dal locale – conferma l’altro vicepresidente del Consiglio regionale, Stefano Mazzolini (Lega) – ma va detto che non c’erano altri spazi disponibili. E anche nel caso in cui le distanze non fossero state rispettate, non avrei comunque ritenuto opportuno fare il vigile urbano. Il segnale è chiaro – chiude Mazzolini – anche noi consiglieri, come la gran parte dei cittadini, abbiamo voglia di ripartire e di tornare alla normalità il prima possibile». Altri consiglieri come Mauro Di Bert (Progetto Fvg), Giuseppe Sibau (Ar) e Massimo Morettuzzo (Patto per l’Autonomia) assicurano di non aver frequentato l’area bar nelle pause del Consiglio, mentre Leonardo Barberio (FdI) ammette di essersi limitato a bere un caffè in piedi, all’esterno del locale. Eppure le sedie fuori dal bar erano occupate, anche con tre persone attorno a un tavolo, alla faccia del lockdown e delle restrizioni in vigore. Come se l’area di pertinenza del Consiglio regionale fosse una zona franca dove tutto (o quasi) è permesso… —

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