Cavana, un immondezzaio tra i resti romani
A pochi passi dalla piazzetta di Cavana, in quella zona battuta da turisti alla scoperta del centro storico di Trieste e delle antiche vestigia che da quell’area conducono lungo un itinerario ricco di fascino fino a San Giusto, c’è una sorta di discarica a cielo aperto. Un pugno nell’occhio in mezzo a tante botteghe, ristorantini e stabili freschi di riqualificazione arroccati in via Crosada, via delle Vecchie Mura, via del Pozzo. Lì, al centro di vecchi edifici colorati, completamente riqualificati e trasformati in gioiellini immobiliari, esiste un’area verde recintata con un muro messo in sicurezza: un’area che funge da discarica. Reti da letto singole, contenitori in polistirolo, bottiglie, cartacce, lattine e vecchi serramenti. Tutto gettato con incuria e a svantaggio di chi ci passeggia, di chi ha aperto con tanti sforzi un’attività commerciale e tenta con piccoli espedienti di renderla il più accogliente possibile; ma anche a svantaggio dei turisti che non possono che restare allibiti davanti a tanta trascuratezza.
Lungo il perimetro dell’intera area abbandonata non si rileva un cartello, un’insegna o un riferimento. Quella fetta di Cittavecchia è una delle pochissime non riqualificate. A due passi, proprio alla fine di via delle Vecchie Mura e di via del Fico, esiste anche un immobile di quattro piani che dal tipo di recinzione e dal collegamento sembra far parte della stessa proprietà. Nemmeno lì nessun riferimento all’inizio dei lavori, a un progetto o alla proprietà. Le strutture in plastica ormai divelte dovrebbero delineare il cantiere. Ma anche quell’area è stata trasformata in immondezzaio: bottiglie, carte, pacchetti vuoti di sigarette, preservativi e resti di vomito. La rete ormai spaccata permette di entrare al primo piano dello stabile. Lì qualcuno ha trasformato quegli spazi in wc. Non è escluso che la notte qualche senza tetto o qualche disperato trasformi quel cantiere abbandonato in un dormitorio.
Lì accanto negli ultimi due anni sono spuntate come funghi decine di nuove attività e di nuove residenze. Quello spicchio di Trieste è, anche dal punto di vista immobiliare, uno dei più quotati e richiesti pure da chi arriva a investire in città da fuori regione. Ricercati ristoranti, botteghe artigiane e residence hanno ridato vita all’intera zona. E per un turista che soggiorni per qualche giorno da quelle parti o che decida di spingersi tra quelle calli e stradine dove persino le casette per i gatti hanno un decoro, imbattersi in quella sorta di giardino incolto pieno di immondizie non è di certo una bella pubblicità per la nostra città. «Abbiamo segnalato più di un anno fa ormai, con una lettera, all’amministrazione comunale il degrado di quell’area e di quel cantiere – avverte il gestore di un negozio di libri vecchi della zona – ma a oggi è ancora tutto fermo. La sera lì ci vengono ad orinare e a vomitare. Non escludo ci scorrazzino pure i topi». (l.t.)
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