Cavana perde l’edicola, il titolare in pensione dopo 43 anni di attività
TRIESTE. «Non ci sono più giornalai». Scherza amaramente Angelo Spedicato, titolare dell’ormai ex edicola al numero civico 8 di via Cavana, mentre finisce di impacchettare le cose prima di abbassare per l’ultima volta le serrande.
Se ne va così un altro tassello della Trieste che fu, lasciando in questo modo un’unica rivendita di giornali a rifornire il cuore pulsante di Cittavecchia. Dopo 43 anni di attività, Spedicato è andato ufficialmente in pensione il 21 ottobre. Che avrebbe chiuso si sapeva tuttavia già da prima: «Ho messo l’attività in vendita a febbraio – spiega – ma non si è fatto avanti nessuno. Tra affitto e tasse, non è più un giro d’affari appetibile. Non sono il proprietario delle mura e immagino che, se il canone fosse stato più basso, forse qualcuno mi sarebbe subentrato. È un peccato perché, volendo tenere aperto dalla mattina alla sera a orario continuato, qui ci sarebbe lavoro per tre persone».
L’attività ha origini ancora più antiche se si guarda alla storia familiare di Spedicato. Alla fine degli anni Trenta il nonno faceva lo strillone. In seguito aprì un’edicola in piazzetta Puecher («all’epoca piazzetta Giuliani», ricorda oggi il nipote). Il negozio fu portato avanti dai genitori di Angelo, che lo trasferirono in via Cavana, nel portone antistante a quello che ha appena serrato i battenti. Adesso l’unica rivendita di giornali in funzione, nei paraggi, rimane quella di via Diaz. Per trovarne altre occorre spingersi ai confini del Borgo giuseppino, ad esempio verso piazza Tommaseo oppure in fondo alle Rive, andando nella direzione opposta.
«Da abitante e per così dire memoria storica della zona – afferma il consigliere comunale di Forza Italia, Bruno Marini – segnalo che negli ultimi anni hanno chiuso i chioschi dei giornali in via Santi Martiri e in piazza Venezia. Prima ancora c’erano edicole in largo papa Giovanni, in via Annunziata nonché in via Torino. Andando oltre, c’era pure un edicolante accanto alla Questura. Ho la sensazione che i proprietari degli immobili approfittino del fatto che l’area è ormai di altissima rilevanza turistica, alzando gli affitti. Questo si ritorce contro gli investimenti nella zona e contro i cittadini, perché di fatto viene meno un servizio pubblico. Mi sembra una contraddizione per una città che sta vivendo un momento di sviluppo».
Il fenomeno, ad ogni modo, si può allargare al resto della città e alle tabaccherie. Non più tardi di un mese fa Giovanni Diomede, presidente della Federazione Tabaccai di Trieste, riferiva che «da oltre 200, fino a qualche anno fa, adesso siamo attorno ai 150».
Riproduzione riservata © Il Piccolo