Cause e accuse incrociate Antica Diga a rischio stop
Non c’è pace per la vecchia Diga. Un groviglio di cause legali mette a serio rischio la riapertura dello stabilimento più alla moda di Trieste, che lo scorso anno in due mesi ha registrato ben 45.472 presenze. Da un lato c’è la D’Arcano Sviluppo Europa, la srl che ha in gestione la Diga e che denuncia l’ammanco di un’ingente somma di denaro. Dall’altra i dipendenti che chiedono ancora il saldo delle buste paga dello scorso mese di ottobre.
«Esiste una denuncia circostanziata – ammette Luciano Sampietro, legale della D’Arcano Sviluppo Europa – per un ammanco che supera i centomila euro. Sarà ora la magistratura a far luce sulle responsabilità. Verifiche e indagini chiariranno anche la precisa entità dell’ammanco».
Secondo la società che gestisce la Diga, da agosto a ottobre dello scorso anno – periodo di attività della struttura - qualcuno avrebbe gestito in maniera scorretta le casse, facendo “evaporare” del denaro. «In nove giorni di attività – tuona Franco Brumat, uno dei soci della D’arcano Sviluppo Europa – risultano esserci state prestazioni d’opera per ben 40 mila euro. Le casse erano gestite da più persone e ora a chi sa, a chi ha elementi che aiutino a fare chiarezza su questa spiacevole situazione, chiediamo di parlare. L’omertà non porta da nessuna parte».
Una scossa dunque nelle casse della società che secondo alcuni dipendenti potrebbe avere avuto delle conseguenze nei pagamenti degli ultimi stipendi. «Sono state inviate delle lettere di messa in mora relative al mancato pagamento delle buste paga di ottobre – riferisce Giulio Di Bacco, l’avvocato al quale si sono rivolti cinque ex dipendenti dello stabilimento – ora sono in fase di predisposizione i ricorsi per decreto ingiuntivo. Ci sono dipendenti ai quali spettano poche centinaia di euro ma anche altri, come il capo cuoco, che attende quasi 4 mila euro».
Alle lettere e ai solleciti inviati alla D’Arcano, il legale non ha mai avuto risposta. Anzi, i primi giorni dello scorso dicembre tutti i dipendenti si sono visti recapitare una lettera sottoscritta da Sergio D’Arcano, legale rappresentante della società che gestisce la Diga. «Causa le problematiche verificatesi durante la passata gestione che ci vede costretti a ricorrere ad interventi legali, – si legge nella missiva – restiamo in attesa di una formalizzazione di quanto da lei dichiarato verbalmente in relazione all’attività svolta, alla gestione delle casse, al settore in cui operava e alla persona di riferimento». E ancora: «Questo per consentirci di chiudere nel migliore dei modi il bilancio della scorsa stagione e riconoscere il suo dovuto residuo».
I contratti dei dipendenti scadevano il 15 ottobre scorso, pochi giorni dopo la Barcolana. «Alcuni però dopo una pausa di qualche giorno – spiega Di Bacco – hanno lavorato anche nel corso di alcuni weekend di novembre. Non risultano – continua il legale - essere mai state corrisposte nemmeno le maggiorazioni che spettano al lavoro notturno».
A pretendere pagamenti arretrati sarebbe pure il personale dedito alla sicurezza, alcuni fornitori di bevande nonché l’addetto alla comunicazione che per mesi si è speso sui media a nome della stessa società: «Non rappresento più la D’Arcano Sviluppo Europa – puntualizza Francesco Comotti – attendo anche io il pagamento delle mie fatture».
Ma la società non demorde dal voler riaprire lo stabilimento entro la fine di aprile. Malgrado le forti raffiche di bora di quattro settimane fa abbiano causando diversi danni agli arredi e alle tensostrutture. «Noi siamo venuti a Trieste per togliere le “pantegane” dalla Diga – sottolinea Brumat – abbiamo avuto le istituzioni contro e i dipendenti che non hanno fatto gli interessi dell’azienda».
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