Cattinara-Burlo: due mesi per non perdere i soldi

È l’11 settembre (data mondialmente fatidica e indimenticabile) un giorno importante anche per Trieste e per l’Azienda ospedaliera: scade il termine per consegnare al ministero della Salute il...

È l’11 settembre (data mondialmente fatidica e indimenticabile) un giorno importante anche per Trieste e per l’Azienda ospedaliera: scade il termine per consegnare al ministero della Salute il progetto definitivo per il restauro delle torri di Cattinara e la costruzione del Burlo Garofolo (costo totale di 140 milioni). Per conservare la quota di finanziamento statale bisogna stare ai tempi, e allegare ai progetti il “dossier” dei pareri obbligatori: Vigili del fuoco, Dipartimento di prevenzione, Nucleo regionale di valutazione sugli investimenti in strutture sanitarie, e pure i permessi urbanistici e paesaggistici. Siamo a luglio, mancano due mesi, e l’estate non è la miglior stagione per fare in fretta procedimenti che di solito durano tempi perfino eterni.

«È vero - dice Elena Clio Pavan , il direttore della Gestione stabilimenti e responsabile del procedimento -, ma tutti lo sanno che bisogna andar veloci, noi speriamo nella buona volontà di ogni ufficio, del resto realizzare il complesso ospedaliero interessa a noi ma dovrebbe interessare a tutti, l’ospedale è per tutti e non per noi che gestiamo le pratiche utili a realizzarlo».

A imporre un rallentamento è stata la causa al Tar accesa dal gruppo d’imprese arrivato secondo nell’ambito delle procedure di gara. I giudici amministrativi però non hanno concesso la richiesta sospensiva. Che avrebbe bloccato davvero tutto fino alla sentenza di merito. «Non essendoci stata la sospensiva - afferma Pavan -, noi abbiamo potuto procedere: il progetto preliminare è stato approvato in via definitiva, pagato, e i progettisti si sono messi immediatamente al lavoro per la redazione dell’elaborato definitivo. Per la causa di merito non è stata ancora fissata la data, ma se anche il ricorrente dovesse vincerla avrebbe diritto solo a essere risarcito economicamente del danno che ritiene di aver subìto». Pertanto non c’è all’orizzonte il pesante dubbio che a un progettista, un domani, possa subentrare un altro. Con un “fare e rifare” che sarebbe la morte definitiva di un già annoso e faticosissimo processo di restauro della sanità triestina.

Invece un progetto minore, ma non meno importante, sta aprendo il cantiere: l’asilo aziendale inizialmente pensato in un’area retrostante le torri, che però coincideva con una fitta pineta, e da qui spostato su via Valdoni nei pressi dell’Anatomia patologica per non “uccidere” tante piante, sarà pronto entro l’anno. In questi giorni l’area è stata recintata. È iniziata l’opera di spostamento delle reti di sottoservizi, insomma si spostano gli impianti sotto terra per dare fondamenta all’asilo che ospiterà i bambini dei dipendenti della Sanità. (g. z.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo