Cattinara accorpa dopo il maxi-taglio Riunite le ortopedie
L’ospedale accusa il colpo e non sa come risparmiare in un anno l’enorme cifra di 14 milioni di euro su un bilancio che già era quasi insufficiente. È di questa misura il taglio che tocca a Trieste dopo che la Regione ha deciso di diminuire i finanziamenti della Sanità di 81 milioni, -3,8% per tutto il Fvg ma -6% per Trieste e Isontino, il taglio più pesante in assoluto, giustificato con la necessità «far adeguare Trieste agli standard regionali, l’assistenza ospedaliera costa di più a parità di risultati di salute». Allegati, l’obbligo di riorganizzare e accorpare.
«Cercheremo di risparmiare su tutto incidendo il meno possibile sui servizi» afferma con formula perfetta il vertice dell’Azienda ospedaliero-universitaria. In verità le riunioni già si susseguono, è già uscito un primo capitolo di drastiche riforme che potrebbe da qui in avanti cambiare e non di poco il profilo dell’assetto ospedaliero.
Prima misura, saranno unificate le due Ortopedie, quella ospedaliera (del Maggiore) e quella a gestione universitaria (di Cattinara), quest’ultima a novembre perde il suo direttore che va in pensione, ma non è così semplice fare uno di due proprio perché l’Università per accordi che passano attraverso la Regione in una Azienda “ospedaliero-universitaria” deve gestire reparti, da cui discendono assistenza diretta e Scuole di specializzazione. Il direttore del dipartimento di Scienze mediche, Roberto Di Lenarda, l’ha detto proprio ieri, parlando degli enormi “buchi” di organico della facoltà di Medicina e anche specificamente di Ortopedia: «Se perdiamo la guida del reparto, finisce anche la Scuola». Ma il direttore amministrativo degli ospedali, Marino Nicolai, che tiene i conti che non tornano, dà questa misura per certa «e anche da far presto».
Così come è diventato certo adesso, sotto la spinta dei soldi, il trasloco all’interno dell’ospedale Maggiore del Centro sociale oncologico di via Pietà, da unificare col reparto ospedaliero di Oncologia. Scelta che da tempo viene definita “logica”, anche in questo caso non basta però un tratto di penna: è l’Azienda sanitaria che deve cedere all’Azienda ospedaliera uno dei propri pilastri. E la palazzina di via Pietà, che si sta vuotando anche della Medicina nucleare in procinto di trasferirsi a Cattinara? «Io la regalo volentieri alla Regione» è la risposta di Francesco Cobello, il direttore generale. Per ristrutturarla ci vorrebbero parecchi milioni di euro mentre a Trieste di cantieri in corso o prossimi ad aprire ce n’è già parecchi.
Un’altra misura allo studio è l’accorpamento “fisico” di reparti affini, cioé una riorganizzazione interna, un ulteriore trasloco oltre a quello imminente per la sostituzione delle finestre di Cattinara al fine di risparmiare percorsi, quindi tempo e quindi numeri e dunque soldi, col personale infermieristico e assistenziale. Dubbio grande (ma tentazione forte): si può incidere anche sui reparti di Medicina già al limite della capienza, dove ridurre i letti senza che sia ancora attivata la nuova ala “tecnologica” del Maggiore è quanto meno azzardato?
Pesano sulle decisioni della Regione i decreti ministeriali, specie quello dell’ex ministro Balduzzi che impone nuovi parametri più restrittivi sul numero di posti letto rispetto al numero di abitanti. Ma, anche senza questo, già il restauro di Cattinara, prevedendo stanze di degenza più ampie, per semplice risultato matematico ne prevede di meno, un calo di 160 su circa 800.
Ma la penuria non finisce qui. Se l’Azienda sanitaria ha 10 posizioni di vertice vacanti nella varie strutture, l’Azienda ospedaliera al momento ne ha otto: la richiesta alla Regione per bandire i concorsi non ha mai avuto risposta.
Sono dunque retti da responsabili “facenti funzione” l’Ortopedia dell’ospedale Maggiore, la Gastroenterologia, la Medicina di laboratorio e la Microbiologia. A livello amministrativo sono governati da sostituti che si sobbarcano il peso senza avere un incarico riconosciuto settori fondamentali come la Ragioneria, la Logistica, e per il momento anche il Personale ma qui il titolare è solo da lungo assente.
Ultima questione che preoccupa l’Azienda ospedaliera, l’ipotesi che la Regione, riformando, possa pensare a una unificazione tra Azienda sanitaria e ospedaliera: «Essendoci anche l’Università, è cosa per legge impossibile. Se accadesse, perderemmo tutte le più alte specialità e in regione resterebbe solo un grande ospedale, quello di Udine». Da qui l’urgenza di far conoscere ieri al sindaco Cosolini (come detto qui sotto) un reparto di alta eccellenza come la Cardiochirurgia.
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