Cattinara, 570 interventi nel 2008. Kosic: «Tracciato il percorso»
Al terzo posto per l'Istituto superiore della sanità
Nel 2008 la Cardiochirurgia di Cattinara, diretta da Bartolo Zingone, ha effettuato 570 interventi, di cui solo 240 hanno riguardato pazienti triestini. Oltre 300 persone provenivano dal resto del territorio regionale e 30-35 dal resto d’Italia. Lunga la lista d’attesa: 180-190 persone in attesa, l’ultimo sarà operato fra quattro mesi. E questo nonostante la Cardiochirurgia sia l’unica attiva da mattina a sera, mentre le altre Chirurgie sono costrette, salvo eccezioni saltuarie, a chiudere alle 14 per scarsità di équipe infermieristiche.
Il parallelo reparto di Udine, che unisce in sè anche la Chirurgia toracica ed è diretto da Ugolino Livi, ha lo stesso volume di attività. In più, però, da molti anni, esegue anche trapianti di cuore. Sui trapianti in genere la specializzazione a livello regionale può dirsi già realizzata da tempo, se si esclude il capitolo del trapianto di midollo osseo, eseguito sia dal Burlo Garofolo sui bambini e sia dal reparto di Ematologia aggregato alla seconda Medicina dell’ospedale Maggiore per gli adulti. Per il resto, Trieste si limita agli espianti.
Che cosa deciderà la Regione dunque in questa delicata materia? «Il senso è proprio questo - risponde l’assessore regionale Vladimir Kosic, che firma il ’’Libro verde’’ -, e cioé di distribuire diversamente l’alta specialità sul territorio, questo documento lancia un duplice messaggio: primo, bisogna accompagnare la comunità verso un cambiamento, con un punto d’approdo che sarà fra due-tre mesi il piano socio-sanitario; secondo, che per perseguire gli stessi obiettivi bisogna avere le stesse conoscenze, e le diamo, credo che il sistema sia maturo per valutare in termini di qualità e sicurezza».
Verrà dunque fra pochi mesi dettata la divisione di competenze fra le alte specialità di Udine e di Trieste. Le scelte sembrano già un’ipotesi concreta. Ma non vengono rese pubbliche per ora: «C’è tempo per discutere - dice Kosic con fermezza - e ci sarà lavoro per tutti, il senso del progetto non è di togliere, ma di dare di più a ciascuno».
In campo entra però anche lo stretto rapporto tra le alte specialità mediche e le rispettive facoltà di Medicina, a Trieste e a Udine: «Le due università rimangono, e rimangono i due ospedali - conclude l’assessore -, ma ci sono sfide ineludibili, già segnalate anche dal ministro Gelmini: le due facoltà devono collaborare di più. Se riusciremo a eliminare i doppioni avremo già fatto tanto».
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video