Catasto, rischio-rincari per le case popolari
Le case accatastate come A/4 e A/5, classificate cioè nelle categorie rispettivamente popolare e ultrapopolare, rischiano di veder aumentato di parecchio il loro valore fiscale con la riforma del catasto che il governo sta lanciando. E che nel 2015 vedrà l’inizio del lavoro delle commissioni censuarie, primo passo di un iter non rapido ma piuttosto lungo e tutt’altro che semplice: non a caso, gli effetti della revisione degli estimi catastali troveranno concreta attuazione solo fra cinque anni.
A Trieste, secondo la specifica classifica nazionale della diffusione di case A/4 e A/5 nei capoluoghi di provincia pubblicata nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore ed elaborata dall’Associazione dei geometri fiscalisti (Agefis), su un totale di 125.245 abitazioni il 15,1% è registrato come popolare mentre un altro 2,4% come ultrapopolare (sommati, il 17,5%). La rendita catastale media è di 332 euro nel primo caso, mentre nel secondo di 139.
Numeri, entrambi, lontani dal dato medio complessivo triestino: 650 euro. Sono soprattutto i proprietari di case attualmente classificate come A/4 e A/5 ma dal valore commerciale ben più alto (per caratteristiche dell’immobile e per posizione) e che di fatto sono assimilabili almeno ad A/3 o A/2 a doversi preparare a un consistente incremento del valore fiscale.
La graduatoria del Sole 24 Ore vede Trieste al 46.o posto, la prima piazza è invece di Messina (con il 37,6% globale fra abitazioni popolari e ultrapopolari) davanti a Napoli (36,3%) e a Ragusa (34,7%). Ultima delle “rilevate” è Trento, 102.a con il 2,5%. Per il Sole, più alto è il numero di case A/4 e A/5, più consistente è l’assieme di proprietari che corrono il pericolo di vedersi aumentata la rendita e con essa le imposte da pagare.
«Con la rivisitazione del catasto - osserva l’assessore alle Risorse economiche e finanziarie del Comune di Trieste, Matteo Montesano, di professione commercialista e revisore contabile - vi sarà una variazione al rialzo per quegli immobili rimasti A/4 e A/5 che tali in realtà non sono più. L’obiettivo della riforma del governo è di andare a vantaggio di tutti, per una maggiore equità. Abbiamo toccato con mano in Comune - prosegue Montesano -, visto che Tasi e Imu si calcolano sulla base della rendita catastale, certe situazioni di ingiustizia: c’è chi ha ristrutturato casa e quindi riaccatastato la stessa e paga molto di più di un altro che abita a breve distanza. Oppure se lo ha fatto in periferia, magari si trova a versare di più rispetto a un proprietario che ha il suo appartamento in pieno centro, in Cavana o sulle Rive, ma è ancora classificato come A/4». Concetto, questo, che - come riferiamo a fianco - mettono in luce anche i delegati di Fiaip e Fimaa dal mondo degli agenti immobiliari.
Montesano, inoltre, chiarisce che la riforma del catasto non avrà un’influenza diretta sulla cifra totale del gettito, che «dipende dal bilancio comunale. Se la spesa rimane immutata, il gettito complessivo resterà invariato. Certo, qualcuno pagherà di più, ma altri di meno». Dunque, con una torta ipoteticamente identica, sarà la dimensione delle singole fette a subire modifiche.
Il governo ha intrapreso la strada della riforma per eliminare difformità fra città e città ma anche tra quartieri o, allo stesso tempo, all’interno della medesima località o della zona con case vicine che possono avere valori oggi molto differenti. Come accennato, il percorso è stato appena intrapreso: «Nel 2015 partirà l’iter con le commissioni e i tecnici abilitati - conclude Montesano -. L’entrata in vigore della nuova classificazione è prevista tra cinque anni».
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