Catamarano sequestrato Affidata la perizia decisiva

Sarà una perizia a stabilire definitivamente le sorti dell’«Hight Speed 7» il catamarano greco della Cosmote da 1100 passeggeri ormeggiato all’Arsenale San Marco, che è stato sequestrato per ordine del pm Massimo De Bortoli per una serie di presunte irregolarità inerenti alla sicurezza. L’accertamento tecnico non ripetibile è stato disposto dallo stesso pm e affidato a due esperti, gli ingegneri Mario Maestro e Alberto Marinò, considerati delle vere e proprie autorità nel settore della progettazione navale. Dovranno accertare - così ha disposto il pm - «l’effettiva sussistenza delle criticità emerse dagli atti d’indagine, ovvero ulteriori significativi elementi per la sicurezza dei pubblici trasporti idonei a far sorgere il pericolo di naufragio».
L’inchiesta è scattata dopo un’ispezione della Capitaneria a bordo del catamarano battente bandiera greca ormeggiato all’Arsenale per effettuare alcuni importanti lavori conseguenti a un incendio divampato a bordo dell’unità mentre era in servizio tra le isole greche. Gli ispettori della Capitaneria avevano rilevato tra l’altro il malfunzionamento di alcune porte tagliafuoco, dotazioni antincendio carenti, perdite di olio dai filtri, mezzi collettivi di salvataggio non posizionati dove previsto e altre irregolarità tecniche di rilevante importanza proprio per la sicurezza in mare. In particolare viene ipotizzata anche l’accusa di falsificazione delle “marche di bordo libero”. Queste non sono altro che le scritte che, sul lato dello scafo, indicano la distanza tra il livello del mare e il ponte stagno più alto (detto appunto in termini tecnici ponte di bordo libero).
Dopo il blitz della Capitaneria, era stato disposto un decreto preventivo della nave da parte del pm De Bortoli: un provvedimento eseguito dai carabinieri del nucleo investigativo di Gorizia che di fatto - seppur indirettamente - ha avuto conseguenze particolarmente costose per l’armatore, la Hellenic Seaways Maritime S.A. con sede al Pireo. Infatti ogni giorno di ormeggio ha un “prezzo” di circa 50mila euro.
Contestualmente sono stati iscritti nel registro degli indagati tre funzionari, tecnici e progettisti, dipendenti della Fincantieri - Giorgio Rizzo, 65 anni, Marco Beccaria, 39 anni, e Fabio Verdnik, 37 anni - e il responsabile dell’ufficio di Trieste del Rina, il Registro italiano navale, Biagio Lubrano, 51 anni.
Sono accusati a vario titolo di attentati alla sicurezza dei trasporti e falso ideologico. In particolare, secondo il pm De Bortoli, avevano fatto in modo «che la nave venisse riparata per essere nuovamente impiegata nella navigazione in mare aperto con caratteristiche diverse da quelle attestate nelle certificazioni». Sono difesi dagli avvocati Corrado Pagano, Paolo Pacileo, Michele Giacomini e Paolo Stern. L’armatore ellenico - parte offesa nel procedimento - si è affidato all’avvocato Giovanni Borgna.(c.b.)
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