Castello di Miramare, cedono i muraglioni di sostegno

Tutti i muri di sostegno e contenimento del castello di Miramare si stanno sgretolando, i blocchi di pietra arenaria si stanno scollando. La Soprintendenza, anche allertata dal Wwf che gestisce la Riserva marina, ha fatto sopralluoghi ravvicinati dal mare

TRIESTE. Il cedimento e la consunzione sono lenti ma inesorabili, ormai si è arrivati in zona pericolo. Tutti i muri di sostegno e contenimento del castello di Miramare si stannno sgretolando, i blocchi di pietra arenaria si stanno scollando, tra le fughe allargate entra la pioggia, ma anche l’acqua di mare se le onde si alzano.

È ormai emergenza su tutta la linea: dall’inizio della strada di accesso al parco e tutt’attorno lo sperone su cui svetta la più grande attrazione turistica di Trieste. Forse chi si affaccia sul mare non lo vede con tanta chiarezza. Ma la Soprintendenza, anche allertata dal Wwf che gestisce la Riserva marina, ha fatto sopralluoghi ravvicinati dal mare, sui mezzi della Capitaneria di porto e del Genio civile opere marittime.

C’è la documentazione fotografica. Davanti alle Scuderie un pezzo di muro è già crollato e la terra scivola a mare, mista a radici degli alberi. Tutto il Viale dei lecci è, lato mare, nelle stesse condizioni. Più impressionante ancora vedere il muro di pietre che sorregge il castello, poggiando sugli originari massi di calcare: le fenditure sono evidenti, particolarmente sui pilastri poligonali che salgono verso l’alto a sorreggere i balconi della passeggiata.

«Tutto il percorso d’ingresso, e tutta la base del castello - spiega Maurizio Anselmi, l’architetto della Soprintendenza - furono in origine costruiti su terra di riporto, quella che massicciamente fu trasportata in zona per dare terra al parco e per creare il piazzale d’ingresso, con la fontana. Il sostegno murario a mare è sempre stato a rischio di degrado, perché l’arenaria è una pietra estremamente tenera, le mareggiate la consumano, interi blocchi si sono dissolti».

Il restauro è urgente. Se ne è accennato anche in Prefettura nei giorni scorsi, a margine delle riflessioni sui costi che avrebbe costruire una nuova serra per gli ormai famosi, ma sfrattati, colibrì. Le urgenze sono altre, ha detto la Soprintendenza spiegando la propria impossibilità a impegnare soldi sul versante del Parco tropicale, in tragiche difficoltà.

«Non abbiamo ancora una stima dei costi - spiega Anselmi -, è un preventivo da fare secondo parametri assolutamente speciali e una progettazione molto accorta. Si tratta di un cantiere a mare, su un bene ”lapideo” di valenza storica, e inserito in una riserva marina, con problemi di sicurezza e rischio d’inquinamento. Lavori più costosi di quelli normali». Già tra gli anni ’60-’70 era stato fatto un restauro ai muraglioni. Ma le mareggiate e il continuo battere delle onde sulla base non perdonano. «Quando si apre un varco tra le ”fughe” - prosegue Anselmi - il processo di progressivo ingresso dell’acqua e di scostamento delle pietre aumenta in modo esponenziale. Adesso non si può più aspettare».

Sotto il castello la situazione peggiore: c’è anche una linea di frattura diagonale dal basso verso l’alto. In una zona iniziale della passeggiata è visibile un precedente restauro, che presenta criticità: le «fughe» sono di solido cemento, i blocchi di pietra no, le prime sono rigide e le seconde sfarinabili.


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