Casta e privilegi: il 66% degli assegni vitalizi in regalo dalla Regione
TRIESTE. Da Alzetta Nevio a Zvech Bruno, in ordine alfabetico. O, secondo l’età, da Silvano Bacicchi e Giuseppe Skerk (classe 1923) ad Alessandra Guerra, proprio lei, 50 anni, baby pensionata di Palazzo. Sono i sopravvissuti di un privilegio che in Friuli Venezia Giulia non c’è più a partire dalla legislatura corrente. Un totale di 153 ex consiglieri regionali che continuano a portare a casa mese dopo mese da un minimo di 1.642 euro a un massimo di 4.700 euro, zavorrando il bilancio 2014 di piazza Oberdan di 9 milioni. E non sarà certamente l’ultima volta visto il rapporto tra versamenti e pensione pubblica: più o meno uno a tre con una ventina d’anni di assegni.
I più giovani sono donne. Tutte due leghiste: Guerra ha approfittato delle normative in vigore fino a pochi mesi fa dopo che pure Viviana Londero aveva iniziato a incassare l’assegno della Regione raggiunto il traguardo dei 50 anni. I più anziani, quest’anno passano i 90, sono il monfalconese Bacicchi (Pci), tre mandati in Fvg (e poi altrettanti da senatore), e Skerk (Unione slovena), un mandato. A loro, come a tutti gli ex delle legislature dal 1964 al 1995, è andata di lusso. Per trent’anni dalla nascita della Regione la legge – la stessa dei parlamentari – consentiva infatti di incassare il vitalizio a 55 anni con la possibilità di anticipo a 50. Solo con la legge 38 del 1995 il paletto si è alzato: vitalizio a 60 anni con anticipo a 55 rinunciando al 5% dell’assegno per ciascun anno dai 55 a 60.
La giunta Serracchiani è intervenuta cancellando il benefit, pure quello che il secondo governo Tondo aveva rimodellato trasformando il sistema retributivo in contributivo. Ma non ha potuto intervenire su quelli che la Casta considera diritti acquisiti. E che per i 153 fortunati valgono vita natural durante. Con tanto di casi limite, appunto quelli di Londero e Guerra. Naturalmente tutto in regola: privilegi scritti nero su bianco in legge, sempre la 38. Con la premessa che all’articolo 3 erano disposte sull’indennità di presenza le trattenute obbligatorie nella misura del 17% a titolo di contributo per la corresponsione del vitalizio, l’articolo 4 disponeva che per ogni anno di mandato o di contribuzione oltre il quinto anno l’età richiesta per il conseguimento del diritto era diminuita di un anno, con il limite a 55. E all’articolo 7, infine, ecco che, su richiesta dell’interessato, veniva resa possibile l’anticipazione dell’assegno per altri 5 anni, con una riduzione dell’importo del 5% per ogni anno. La leghista già sindaco di Osoppo, classe 1962, in Regione dal 1993 al 2003, ha iniziato così a incassare il vitalizio il primo agosto 2012: 2.962,42 euro lordi. L’ex presidente, eletta tre volte e quindi per 15 anni consigliere, ci è arrivata esattamente un anno dopo: 4.388,87 euro lordi.
Non siamo ai livelli del Lazio, ma è decisamente un bel gruzzoletto per chi ha una prospettiva di vita decisamente lunga. Ieri sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo facevano il caso dell’ex assessore della giunta Polverini Marco Mattei che per intascare l’assegno a 50 anni (2.647 euro netti al mese) ha versato non più di 60mila euro, cifra che gli rientrerà già a fine 2015, cosicché, vivesse come un italiano medio (79,5 anni), avrebbe riscosso 18 volte la posta. La Guerra? Calcolando il 19% su un’indennità lorda di circa 10mila euro al mese, i suoi versamenti per 15 anni sommano circa 350mila euro. Per poterli riaccumulare (il suo vitalizio netto, con la riduzione dovuta all’anticipo, è di 3.820 euro) ci metterà poco meno di 8 anni e a 80 anni (in bocca al lupo) arriverà a 1.375.200 euro, quattro volte quanto le era stato trattenuto.
Scorrendo l’elenco da Alzetta a Zvech la fascia più rappresentata è quella degli ex consiglieri con un mandato alla spalle (sono 55), mentre i quattro mandati in aula li contano solo in 11. Di questi il più anziano è il democristiano Antonio Tripani (1925), ma il più veterano di tutti è Ferruccio Saro: vent’anni di Consiglio Fvg e dodici da parlamentare. Quanto all’età, percepiscono i vitalizio 16 ex consiglieri nati negli anni Venti e ben 65 nati negli anni Quaranta. Gli importi mensili viaggiano dai 1.642 euro dopo un mandato ai 4.700 dopo quattro, passando dai 3.019 dopo due ai 4.319 dopo tre. Nessun calcolo invece, e nessuna attesa, per i dieci consiglieri non rieletti (Stefano Alunni Barbarossa dei Cittadini, Roberto Asquini (Misto), i due ex presidenti del Consiglio leghisti Edouard Ballaman e Maurizio Franz assieme a Federico Razzini, pure lui del Carroccio, i pidiellini Luigi Cacitti, Roberto Marin e Paolo Santin, Alessandro Corazza dell’Italia dei valori e Igor Kocijancic di Rifondazione) che a fine 2013 hanno esercitato il diritto di farsi restituire le somme versate (sempre quel famoso 19% di trattenuta) rinunciando contestualmente al vitalizio. Per i dieci un totale di oltre 1,9 milioni con Maurizio Franz e Roberto Asquini (tre mandati) a quota 350mila euro ciascuno.
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