«Cassa in deroga? Troppa burocrazia. Per i pagamenti ci vorranno mesi»

GORIZIA Dov’è finita la cassa integrazione? Si è inabissata nelle sabbie mobili della burocrazia. Ma se «non si deve morire di coronavirus, non si può neppure soccombere alla fame». A dirlo è Sandro Benigni, presidente del consiglio provinciale e coordinatore regionale dell’ordine dei Consulenti del lavoro, che nell’Isontino raccoglie 44 professionisti, mezzo migliaio in tutta la regione. L’allarme arriva dopo lo sfogo di una commessa monfalconese e l’impietosa fotografia dell’attesa di tanti destinatari del provvedimento. Benigni registra la dimensione del problema. «Il Fvg, a fronte di oltre 4 mila domande di cassa in deroga (che riguarda le micro e piccole imprese, ndr) ricevute, ne ha decretate positivamente 125 per una media giornaliera di 10 pratiche al 16 aprile. E complessivamente 387, fonte Inps, fino al 23, quando sicuramente le istanze saranno ancor più lievitate, per una media di 43 da metà mese a tre giorni fa – spiega –. Per le oltre 3.600 domande da processare, con l’ultima tempistica di servizio potenziato, ci vorranno 72 giorni lavorativi per rendicontare le prime 9 settimane, a scadenza 10 maggio».
Perché i lavoratori non hanno avuto la Cigo al 15?
Il Governo ha sottovalutato le necessità finanziarie di aziende e lavoratori affrontando con strumenti ordinari un evento straordinario. Avrebbe dovuto sentire subito i consulenti del lavoro che avevano scritto al Ministro già il 24 febbraio, suggerendo un’unica cassa anziché le 4 previste dalla norma, ma il premier Conte ha ritenuto più esperti della mia categoria i sindacati. Il nemico degli italiani, oltre al coronavirus, è la burocrazia, dunque la complessità della domanda, con l’assurda informativa da inviare al sindacato.
Cioè?
Ha richiesto in molti casi la sottoscrizione di un accordo, pur se non obbligatorio, che ha rallentato la presentazione delle domande. Poi c’è stata l’inadeguatezza del sito dell’Inps a confrontarsi con una mole di accessi inusuali. Sicché il rispetto del termine è saltato. Per gli artigiani non edili l’Ente bilaterale che gestisce il fondo Fsba ha informato che ci vorranno almeno 3-4 mesi prima che i lavoratori siano pagati, pur se la situazione sta migliorando. Ad alcuni è arrivata ieri, come la Cigo e il Fis, le cui erogazioni dovrebbero completarsi entro i primi di maggio. Il problema maggiore è però la cassa in deroga, che interessa le commesse.
Si sarebbe potuto anticipare i tempi?
Certo, sarebbe bastato chiedere consiglio ai consulenti del lavoro e formulare un unico ammortizzatore sociale con comunicazione all’Inps tramite il sistema Uniemens, che rappresenta la foto della busta paga inviata mensilmente all’Istituto. Ciò avrebbe potuto far ricevere la Cigo entro fine aprile e non a giugno per la cassa in deroga come si stima succederà.
L’anticipo delle banche funzionerà?
Dubito fortemente in quanto nella convenzione sottoscritta il 30 marzo la burocrazia la fa da padrona: una mole di documenti, 8, da allegare all’istanza, la verifica del merito creditizio del lavoratore e la responsabilità in solido del datore in caso di mancato accoglimento della richiesta di integrazione salariale. Che non è da escludere per l’esiguità dei fondi governativi stanziati.
È critico sul sindacato.
Nell’emergenza avrebbe dovuto non limitarsi a garantire la sicurezza negli ambienti di lavoro, ma contribuire alla semplificazione degli iter, invece incrementati con l’assurda richiesta inviata il 12 marzo dalle segreterie al ministro Catalfo di inserire nel Cura Italia la procedura di confronto sindacale, con tempi allungati.
Invece la Regione?
Avrebbe potuto fare di più nello snellimento d’iter, ma ha dovuto subire quanto il Governo ha stabilito con il decreto. Principalmente per l’autonomia delle regioni sull’attuazione delle misure come la cassa in deroga, dunque con 21 modalità diverse, aumentando a dismisura la burocrazia con cui aziende e consulenti si devono scontrare giornalmente. Per capirsi: una domanda di cassa in deroga è espletata dal professionista in circa 2 ore. E va sommata la compilazione del Sr41, operazione quasi immediata in confronto. Tuttavia la Regione Fvg è stata una delle prime a sottoscrivere l’intesa e devo dire con norme, pur nella loro complessità, più semplici rispetto a quelle introdotte in Veneto o Emilia. C’è stata disponibilità degli addetti regionali sulla cassa in deroga: si sta cercando di accelerare i tempi per le approvazioni delle domande, ma il numero di richieste è notevole come la loro complessità.
Come valuta il governo nella pandemia?
Inadeguato nella gestione degli ammortizzatori sociali per eccessi di burocrazia che “forse” non andavano bene ante Covid-19, ma risultano intollerabili nell’emergenza. Ha ragione il ministro Gualtieri: l’Inps sta facendo miracoli con gli strumenti disponibili. —
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