Caso Stream, ora Ansaldo chiede 25 milioni al Comune

Udienza al Tar il 9 luglio. L’azienda che con Illy nel 1998 avviò la sperimentazione del bus elettrico in via Mazzini (poi rifiutato) pretende un indennizzo
Via Mazzini con la "rotaia" su cui avrebbe dovuto viaggiare il bus di Stream (foto Lasorte)
Via Mazzini con la "rotaia" su cui avrebbe dovuto viaggiare il bus di Stream (foto Lasorte)

L’asfalto, uno dei pochissimi nuovi asfalti sulle strade della città, ne ha coperto da poco le tracce nella martoriata via Mazzini, ma a 16 anni di distanza i binari del fallito esperimento “Stream” per autobus a trazione elettrica non si rassegnano a morire, bussano con la richiesta della Ansaldo sistemi ferroviari spa al Comune di Trieste di un indennizzo da ben 25 milioni di euro come risarcimento danni per un’opera commissionata sperimentalmente nel 1998 e poi a partire dal 2002 rifiutata.

La causa al Tar, in questa vicenda nata e continuata male, è fissata per il 9 luglio. Gli avvocati dell’amministrazione Cosolini, che eredita il caso dei binari dall’amministrazione Dipiazza, che l’aveva a propria volta ereditata dall’amministrazione Illy, sono al lavoro per concordare una via d’uscita bonaria con richiesta al Tribunale amministrativo di sospendere l’udienza. Pende su tutto anche la causa che Ansaldo aveva fatto alla ex Act, poi diventata Amt, che è alla vigilia della Cassazione.

Il Comune, che dal 2008 si è dotato oltre che dei propri avvocati anche di un legale esperto del settore, del foro di Firenze, oggi riconfermato, ribadisce «che l’attività del Comune è stata del tutto corretta, legittima e lecita, ragione per cui nessuna responsabilità può essere attribuita al Comune con conseguente infondatezza di tutte le domande» come è scritto nella delibera con cui nei giorni scorsi la Giunta comunale ha deciso che Trieste si costituisce in giudizio.

La storia che allunga le sue ombre fino a oggi (mentre le tracce di rotaia sono state cancellate «perché ormai tutte le prove tecniche a fini giudiziari erano state già assunte» come rileva il sindaco Cosolini) ha il suo punto di origine al 27 marzo 1998. L’Azienda consorziale trasporti (Act) stipula un contratto con la Ansaldo per la realizzazione, sperimentale, di un “sistema innovativo di trazione elettrica denominato “Stream” (Sistema di trasporto elettrico ad attrazione magnetica)”. A quel contratto segue una delibera di Consiglio comunale: il Comune si impegna a valutare, se la fase sperimentale avrà esito positivo, a dotarsi di “Stream” per decongestionare il traffico urbano.

Via Mazzini è sconvolta per i lunghi lavori di posizionamento degli speciali binari, fatti e rifatti, ma il bus “Stream” farà solo brevi prove tecniche in area. Nel 2002 con Dipiazza il Consiglio comunale esprime il “disinteresse” alla prosecuzione del progetto. Delibera annullata dal Tar per errata procedura nel 2005, una sentenza sulla quale l’Act ricorre in appello, al Consiglio di Stato. Il Comune nel 2006 ri-delibera però formalmente bene, e dunque il Consiglio di Stato sospende quell’azione giudiziaria per cessato motivo del contendere.

Ma intanto Ansaldo apre una causa civile col Comune. Per risarcimento danni. Il tribunale la sospende nel 2009, in attesa che passino in giudicato tutte le cause contro l’Act. E questo procedimento al Tar, fissato per luglio, si ricollega proprio a quella vicenda. Un ginepraio? Davvero. Con 25 milioni di euro, più interessi e spese legali, più rivalutazione monetaria, che il Municipio rischia di dover mettere sui binari, in uscita, se la partita non si chiudesse a suo favore.

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