Caso Rosolen, Tondo congela la revoca e cerca un accordo: "Non mi dò per vinto"

Il governatore tenta l’accordo impossibile tra Alessia Rosolen, Franco Bandelli e il Pdl triestino
TRIESTE «Sono testardo. E non mi dò per vinto». Renzo Tondo, indossando i panni del mediatore, tenta l’accordo impossibile tra Alessia Rosolen, Franco Bandelli e il Pdl triestino. Ma, almeno per ora, non trova appigli: l’assessore regionale al Lavoro, definita un «problema politico», non ne fornisce nessuno. Anzi, a sera, attacca il coordinatore regionale del partito Isidoro Gottardo. Ma il governatore, consapevole che quell’accordo vale la tenuta della sua giunta e ancor più la riconquista del municipio di Trieste, non molla. Congelando l’ipotesi estrema, la revoca, almeno sino al 28 maggio, quando si riunisce il tavolo politico del centrodestra: «Non mi rassegno. Confido sulla ragionevolezza di tutti, sulla rimozione dei troppi personalismi, e cerco ancora una soluzione». Come finirà? Nessuno azzarda pronostici, almeno al di fuori del Pdl triestino, dove la revoca appare inevitabile: «La volontà di ricucire c’è e i ”pompieri” in azione sono molteplici. Ma cosa vuole la Rosolen? Qual è la mediazione possibile? Esiste? Non l’abbiamo capito».



La giornata politica, di sicuro, è convulsa. E lei, l’assessore triestina finita sotto tiro per i suoi rapporti con il ”ribelle” Bandelli e con l’associazione ”Un’altra Trieste”, ne è l’indiscussa protagonista: Tondo l’avvicina in aula, una prima volta, poi l’incontra sotto il palazzo. Suggerisce un segnale distensivo, avanza l’ipotesi di un ritiro dell’atto di citazione ”bandelliana” contro Roberto Dipiazza, Roberto Menia e Piero Tononi, chiede un punto di caduta. Non trova un varco, però. Ma il presidente «testardo», dopo aver annunciato già in mattinata un colloquio a due con la Rosolen, intende riprovarci: «Ora lasciamo sedimentare la situazione, sperando che si sedimenti, e poi verificheremo se un accordo è possibile».



Mica facile, però, nonostante si sforzino in tanti. In consiglio regionale, già in mattinata, arriva Gottardo. Il numero uno del Pdl s’infila nella stanza di Tondo. E, quando ne esce, getta acqua sul fuoco. Almeno, ci prova: «Quello dell’assessore al Lavoro non è il primo dei nostri problemi. E il 28 maggio definiremo le priorità dell’azione di governo». La Rosolen, però, non apprezza. Nemmeno un po’: «Il primo dei problemi non sono sicuramente io, ma il Pdl triestino. E il coordinatore regionale non lo risolverà mettendo la testa nella sabbia come ha fatto negli ultimi dieci mesi...». Gottardo, a sua volta, ribatte. Rivendica «gli innumerevoli tentativi di ricomporre politicamente le questioni che stanno a cuore alla Rosolen a cui si è sempre risposto alzando i toni dello scontro e della provocazione». E ricorda che «un partito ha regole e sedi dove discutere e valutare la coerenza dei comportamenti».


Nel frattempo altri ”pompieri” scendono in campo. Luca Ciriani, il vicepresidente di area ex aennina, parla con la Rosolen, poi con Tondo e Gottardo. Si offre di contribuire, se serve, all’accordo impossibile. Ferruccio Saro, il senatore di area ex forzista, nel giorno in cui si ritrova nello ”spazio aperto” con Roberto Menia, si offre a sua volta: «Farò quello che posso per aiutare a trovare una soluzione. Dobbiamo fare uno sforzo, spero comune, per superare i problemi e possiamo farcela, se prevale il buon senso e l’intelligenza politica». Non resta che attendere.


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