Caso Resinovich, nessuna frattura al naso di Lilly, ma lesioni a volto, testa e vertebra

Gli elementi emergono dalla nuova indagine sul corpo condotta dal collegio peritale della Procura. Lo sfogo della cugina: «Perché questi esiti non sono stati rilevati dalla prima Tac?»

Laura Tonero
Liliana Resinovich sorridente in una delle molte foto scattate nel corso delle vacanze
Liliana Resinovich sorridente in una delle molte foto scattate nel corso delle vacanze

Una lieve frattura alla lamina della seconda vertebra toracica. È l’elemento che sarebbe emerso dal nuovo esame autoptico sui resti di Liliana Resinovich. Non ci sarebbe, invece, quella «possibile antica frattura al naso», che veniva riportata nella prima relazione medico-legale, quella stilata per la Procura dal medico legale Fulvio Costantinides e dal radiologo Fabio Cavalli.

Nuovi dubbi

Lo scheletro, le ossa di Liliana riescono quindi ancora a “raccontare” qualcosa. In questo caso, ad aggiungere ulteriori dubbi al giallo che continua ad avvolge la morte della donna. Quella frattura alla vertebra, seppur lieve, andrebbe a sommarsi agli altri segni sul corpo della 63enne trovata cadavere della parte boschiva dell’ex Opp il 5 gennaio del 2022.

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Una foto di Liliana Resinovich

La vecchia relazione

Nella relazione di Costantinides e Cavalli, si legge che la palpebra destra è «apparentemente tumefatta», e vengono annotate tracce ematiche alla narice destra. «La lingua – si legge – presenta una apprezzabile piccola infiltrazione emorragica muscolare anteriore».

Così la testa: «Si nota infiltrazione emorragica a livello di muscolo temporale sinistro e la presenza di piccole petecchie emorragiche», scrivono i due consulenti. Che però non spiegano se tutti questi segni fossero conseguenze di un decorso fisiologico post mortem o di una possibile colluttazione. Che possano essere stati determinati da una caduta è alquanto improbabile, perché in quelle giornate aveva piovuto. A terra, soprattutto in quel boschetto, c’era del fango, quindi anche i vestiti si sarebbero sporcati. Invece, erano intonsi, puliti.

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La 63enne Liliana Resinovich in un’immagine scattata e pubblicata dal marito

La lettura dei segni

Dunque, qual è la lettura corretta di quei segni sul volto e sul capo? Il collegio peritale nominato dalla Procura per stendere la nuova relazione medico-legale sta tentando di dare una risposta. Un esito di cui non si potrà non tenere conto, visto che oggi nella lettura di quanto è accaduto a quel corpo è impegnato – considerando anche i periti delle parti lese – il gotha della medicina legale italiana.

Verrebbe inoltre confermato che il decesso della donna sarebbe avvenuto il 14 dicembre 2021, giorno della scomparsa e non a ridosso del ritrovamento del corpo. Per tre settimane il cadavere è sempre rimasto in quell’angolo del parco di San Giovanni?

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La nuova ricostruzione

«Si sta piano piano delineando – osserva Nicodemo Gentile, il legale che affianca Sergio Resinovich, fratello di Liliana – un quadro sempre più obiettivo di una ricostruzione dei fatti assolutamente incompatibile con un suicidio». Gentile, che è anche presidente dell’associazione Penelope, si augura «che la Procura, gli investigatori, con un atto di grande umiltà, segno di forza e non di debolezza, alla luce di quello che si sta componendo e che verrà messo nero su bianco dai consulenti nominati dalla stessa Procura, rileggano i fatti in maniera diversa».

Il presidente di Penelope reputa che «in un’indagine di matrice altamente indiziaria non si possa commettere un errore metodologico di affidare solo a qualche disciplina l’appalto della verità: serve, come ho sempre detto, un approccio multidisciplinare, con una valutazione complessiva di tutti gli elementi indiziari».

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La 63enne Liliana Resinovich fotografata dal marito

Il dolore dei familiari

I familiari di Liliana, che non hanno mai accettato l’idea che Liliana si sia tolta la vita, raccolgono con dolore le indiscrezioni che stanno emergendo: «Se la notizia della frattura alla vertebra fosse vera – così ai microfoni della trasmissione “Ore 14” Silvia Radin, la cugina della 63enne – prima di tutto ci addolora ancora di più perché vuol dire che Liliana ha sofferto tantissimo prima di morire». E aggiunge: «Ci ha fatto arrabbiare, perché questo doveva venire fuori già con la prima Tac, non dopo tutti questi mesi e anni attraverso gli esami della dottoressa Cristina Cattaneo che io ammiro, perché sono convinta che lei stia analizzando tutto con scrupolo, insieme agli altri nostri consulenti: solo così si arriverà finalmente alla verità». —

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