Caso Resinovich, la verità di Claudio Sterpin: «Liliana picchiata e poi uccisa»

L’amico “speciale” di Lilly spiega il motivo della sua convinzione sulla modalità con la quale venne rinvenuto il corpo della donna

Gianpaolo Sarti
La tomba di Liliana Resinovich
La tomba di Liliana Resinovich

TRIESTE «Come potevo sapere che Liliana fosse nei sacchi neri? Frutto della mia immaginazione... ho immaginato che poteva essere trovata nuda oppure nei sacchi neri».

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Sebastiano Visintin (S), 72 anni, marito di Liliana Resinovich (D), 63 anni, pensionata, scomparsa dalla sua abitazione a Trieste il 14 dicembre 2022. Foto Ansa

E il fiore legato con il filo di ferro nel punto preciso della scoperta del corpo nella boscaglia dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni, un punto che pochi – inquirenti, investigatori – potevano conoscere con esattezza? «Era stata una giornalista, a giugno a indicarmi il luogo...».

Claudio Sterpin, l’amico “speciale” di Liliana Resinovich, porta la sua verità su due dettagli che in queste settimane hanno fatto molto discutere sul giallo della morte della sessantatreenne triestina. Dettagli che non hanno fatto altro che aggiungere mistero al mistero.

Sterpin, la mattina del 5 gennaio lei viene sentito in Questura. In quella circostanza fa riferimento all’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni come luogo che Liliana frequentava. Anzi, più precisamente – così è riportato nella documentazione investigativa – lei cita l’ex Opp come uno dei «possibili luoghi verso i quali poteva essersi allontanata la Resinovich».

E nello stesso pomeriggio viene trovato il cadavere, proprio lì. Praticamente ha avvisato lei la Questura dove andare a cercare?

«No, neanche per idea. In Questura mi era stato chiesto quali fossero i luoghi che Lilly frequentava e li ho riferiti: il primo è Dajla, vicino a Cittanova, dove aveva una cugina e dove ci sono spiagge per nudisti; il secondo è la Costa dei Barbari e il terzo è il roseto (dell’ex Opp di San Giovanni, ndr). Quest’ultimo è situato di fronte al luogo dove il corpo di Liliana è stato poi scoperto: lei e Sebastiano andavano a fare foto lì».

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Lei ha fornito più spiegazioni sul discorso del fiore che ha lasciato nel punto esatto del luogo del ritrovamento del cadavere, assicurandolo alla rete metallica con del filo di ferro. Un luogo conosciuto agli inquirenti e pochi altri, indicato con precisione nella documentazione investigativa. Può dire in modo chiaro come faceva a sapere quale fosse il punto preciso?

«Guardi, ho appena ricevuto alcune foto sul vero luogo in cui giaceva Liliana con i sacchi. Non corrisponde al posto in cui ora io e lei pensiamo che lei fosse».

In realtà la rosa che lei ha ammesso di aver posizionato si trova proprio nei pressi del punto in cui Liliana è stata rinvenuta.

«Io non sapevo quale fosse il luogo preciso. Ma in giugno ero lì con una giornalista e lei mi ha mostrato il luogo esatto, dicendo di aver trovato anche un braccialetto d’oro, o di finto oro. Per quanto riguarda le rose: io avevo portato le prime due rose nel gennaio del 2022, mettendole dove c’erano dei pezzi di nastro bianco e rosso. Successivamente Fulvio Covalero, amico di Liliana, mi aveva accompagnato dove c’era la coperta metallica ed è lì che ho portato poi le altre rose. Ora, tutti i martedì, porto una rosa sulla tomba di Liliana in cimitero».

Perché ogni martedì?

«Era il giorno in cui Liliana veniva a casa mia e io le regalavo una rosa».

Il tardo pomeriggio del 5 gennaio, giorno del ritrovamento del cadavere, lei riceve una telefonata dalla giornalista del Piccolo che la mette al corrente della scoperta del corpo. La giornalista fa riferimento ai sacchi e lei, signor Sterpin, dice “sacchi neri”. Come faceva a sapere che fossero proprio neri?

«Io e Covalero (nei giorni della scomparsa, ndr) andavamo veramente alla ricerca di un sacco nero con Liliana dentro. Ci aspettavamo di trovarla nuda per terra, oppure in un sacco nero. Era mia immaginazione».

Lei è convinto che Liliana sia stata uccisa?

Non voglio parlare di assassinio... credo che abbia preso sberle e pugni. Perché è questo che denota il suo visto. Ha visto le foto di lei morta?

Sì.

In due foto in particolare si vede bene che ha il viso pestato, sia a destra che a sinistra del naso. Ha preso proprio pugni.

Ha qualcosa da rimproverarsi in tutta questa vicenda?

Niente. Ciò che ho fatto lo sentivo. Adesso la mia vita è stravolta... e tutte le chiacchiere che sento mi entrano da un orecchio ed escono dall’altro. Io frequentavo Liliana da quarant’anni come amico. La rosa che io continuo a portarle ogni martedì sulla tomba è il nostro simbolo, così come una volta quando gliela facevo trovare a casa.

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