Caso Resinovich, la super perizia affidata alla luminare Cristina Cattaneo
TRIESTE A redigere la super perizia medico-legale che servirà a fare chiarezza sulla morte di Liliana Resinovich sarà l’antropologa forense Cristina Cattaneo, una luminare a livello nazionale, una delle massime figure della medicina legale in Italia. A lei la Procura di Trieste, dopo che gip Luigi Dainotti non ha accolto la richiesta di archiviazione disponendo ulteriori approfondimenti di indagine, ha conferito l’incarico di stendere appunto una nuova consulenza medico-legale che «accerti le lesioni riscontrate - queste le prescrizioni del gip -, la loro origine, il mezzo che le ha prodotte, la datazione, e ogni altro elemento utile a qualificare il decesso quale conseguenza di un’azione e suicidaria o di un fatto attribuibile a terzi».
Ampia esperienza
Docente all’Università degli studi di Milano, nel cui Istituto di Medicina legale dirige il Labanof - Laboratorio di antropologia e odontologia forense da lei fondato assieme al collega Marco Grandi nel 1995, Cattaneo è una dei professionisti di maggior peso della medicina legale, di ampia esperienza, a cui in passato è già stato affidato il compito di “leggere” quello che potevano raccontare i corpi di Yara Gambirasio, di David Rossi e Stefano Cucchi, i resti di Elisa Clasps, delle vittime delle “Bestie di Satana” e da ultimo quello della povera Saman Abbas, la18enne pachistana ritrovata senza vita sotterrata in un casolare a Novellara, in Emilia Romagna.
Scienziati al top
Considerando che tra i consulenti del fratello della Resinovich, Sergio, c’è Vittorio Fineschi, si può dire che al caso della 63enne triestina stiano lavorando quelli che, senza fare torto a nessuno, sono considerati oggi gli scienziati forensi di maggior fama a livello nazionale: ambedue risultano pure nella classifica degli scienziati forensi più citati stilata dall’International Journal of Legal Medicine.
Cattaneo, con un curriculum lungo pagine su pagine, ha operato tra l’altro nella base Nato di Melilli per identificare una parte dei circa 1.400 migranti affogati nel Mediterraneo il 3 ottobre 2013 e il 18 aprile 2015. Salvo proroghe, la professionista dovrà consegnare la sua perizia entro la metà di dicembre. Spetterà a lei analizzato tutti gli elementi, e decidere se potrebbe servire o meno riesumare il cadavere.
Nel giallo della morte di Liliana entra ora in ballo anche un altro professionista, molto conosciuto anche a livello mediatico. Si tratta dell’ex generale dei Ris Luciano Garofano, appena ingaggiato come consulente dal marito della 63enne, Sebastiano Visintin.
Possibile indagato
Intanto si rincorrono voci sull’iscrizione di almeno una persona nel registro degli indagati. Dagli ambienti investigati non arrivano conferme, ma neppure secche smentite. In Procura le bocche restano cucite. Al caso potrebbe ricevere un avviso di garanzia il marito Sebastiano, come atto dovuto, e non perché siano stati scoperti elementi a suo carico, ma per garantirlo rispetto a ulteriori accertamenti di tipo tecnico che dovrebbero, nell’eventualità, essere svolti.
Per lo stesso motivo, ma pure per presunte false dichiarazioni rese al pm, potrebbe finire sul registro degli indagati anche Claudio Sterpin, l’amico di Lilly, che tra l’altro, non essendo giuridicamente considerato parte lesa in questo procedimento, non ha potuto fino a oggi nominare dei consulenti di parte, come invece hanno fatto il marito e il fratello della vittima.
E in ottemperanza all’ordinanza del gip, rispetto ad esempio agli accertamenti sul Dna, siccome vanno garantiti i diritti dei soggetti nei confronti dei quali vengono svolti questi accertamenti, potrebbero di fatto finire sul registro degli indagati anche altre figure coinvolte a diverso titolo nella vicenda.
Massimo riserbo
Ma, come dicevamo, regna il massimo riserbo. Bisogna quindi attendere, per verificare se simili voci resteranno tali o se si tradurranno in un atto concreto da parte della Procura. Attendere ma non troppo, i visti i tempi dettati dal gip. «Mi aspetto di ricevere un avviso di garanzia, non mi meraviglierebbe, credo sia un atto dovuto per poter svolgere determinate indagini», così Visintin: «Non sono preoccupato, sono sempre stato collaborativo, l’importante è che finalmente si faccia chiarezza».
Quanto alla nuova perizia medico-legale, il marito di Lilly auspica che «chiarisca una volta per tutte quello che è successo, se si è tolta la vita o se qualcuno l’ha uccisa. Mi auguro che le conclusioni siano coerenti, che non lascino ulteriormente spazio a dubbi. La riesumazione del cadavere? Se ritengono sia determinante per chiarire alcuni aspetti non mi posso opporre. Certamente per me sarebbe molto doloroso».
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