Caso Resinovich, la famiglia di Lilly incalza: «Focus sulle tracce vegetali presenti su sacchi e vestiti»
Si punta all’analisi botanica per ottenere ulteriori elementi
«I residui vegetali trovati sui sacchi e sui pantaloni di Liliana Resinovich non sono stati caratterizzati nel corso della prima perizia, mentre ci potrebbero rivelare dettagli significativi riguardo alla posizione e al trasporto del cadavere». Per trovare risposte alla morte della 63enne, il presidente dell’associazione Penelope Nicodemo Gentile, legale del fratello della donna, punta anche sull’analisi botanica, che potrebbe fornire ulteriori elementi.
L’avvocato, citando il documento presentato dai medici legali incaricati dalla Procura di stendere la prima consulenza medico-legale, ricorda come vengono descritti dei «semi gialli» e materiale «brunastro simil-mucoso» all’interno delle pliche esterne dei sacchi dove era stato rinvenuto il cadavere. Particolari che potrebbero chiarire se il corpo sia stato in precedenza in contatto con quella vegetazione o meno, rivelando quindi elementi preziosi per la dinamica di quanto accaduto.
Senza scomodare i botanici, guardando quei granelli giallastri trovati sui sacchi neri, anche l’amico speciale di Liliana, Claudio Sterpin, nei giorni scorsi aveva ipotizzato in diverse trasmissioni tv che si potesse trattare di polline e che il corpo della donna, prima di essere trasferito nel boschetto, potesse quindi essere stato conservato vicino alle arnie di un apicoltore.
Va precisato però, che nessuno dei consulenti interpellati ha mai interpretato quei residui come polline.
Tra l’altro, è emerso che proprio a poche centinaia di metri da dove il 5 gennaio del 2022 è stato trovato il cadavere, ci siano le arnie di un apicoltore, approssimativamente alle spalle del roseto. Ma neppure i legali delle parti lese danno peso a questo elemento.
Tornando alla scienza, ricordiamo come la perizia botanica che, già dall’aprile del 2022, ha in mano la Procura, esclude che la donna possa essere stata portata (o trascinata) lì. «I reperti – si legge – sembrano indicare un probabile legame con la vegetazione e il suolo del ritrovamento e delle vie di accesso ad esso. Sembra plausibile che il materiale aderente alle scarpe, in particolare quello della scarpa destra, sia stato raccolto dalla Resinovich sul lastricato pedonale che costeggia l’ultimo tratto di via Weiss prima dell’imbocco al sito di ritrovamento».
Lo studio entra nel dettaglio della tipologia dei vegetali: «Dirimente la presenza di una samara di acero aderente alla parte anteriore della suola, che per aderire deve essere stata calpestata su una superficie rigida, come ad esempio quella della pietra del camminamento a fianco di via Weiss». Cioè il marciapiede del parco. Così vale per altri frammenti dei reperti, come un pezzo del frutto di tiglio. Materiale potrebbe essere stato trasportato lì anche dal vento. —
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