Caso Resinovich, il gip alla Procura: «Indagate sull’ipotesi del cadavere congelato»

Il giudice indica la pista tra i 25 punti da chiarire: lo stesso pm aveva congetturato che Resinovich potesse essere morta il giorno stesso della scomparsa

Gianpaolo Sarti

TRIESTE La decisione del gip Luigi Dainotti di riaprire le indagini sulla misteriosa morte di Liliana Resinovich è accompagnata anche da un chiaro e fin qui inedito indirizzo investigativo. Il giudice, che ha riqualificato l’ipotesi di reato in omicidio (finora il fascicolo indicava il sequestro di persona), chiede ora di accertare a fondo la possibilità che il corpo della sessantatreenne triestina sia stato congelato o raffreddato.

Giallo di Trieste
Bruzzone e la riapertura del caso Resinovich: «Chi ha nascosto o aiutato Lilly prima della morte?»
La criminologa Roberta Bruzzone

Un aspetto, questo, che era già emerso nell’autopsia redatta dal medico legale Fulvio Costantinides e dal radiologo Fabio Cavalli. Ma i due specialisti avevano ritenuto l’ipotesi «remota» perché «non vi sono, allo stato, elementi specifici per dimostrare un avvenuto congelamento post mortale del cadavere». Ma adesso il gip, nella sua ordinanza di riapertura dell’indagine per omicidio, impone alla Procura di sondare questa strada.

le reazioni
Riaperto a Trieste il caso Resinovich, il marito Sebastiano e l’amico Sterpin ancora sotto i riflettori
Claudio Sterpin e Sebastiano Visintin, nel mezzo un mazzo di fiori per Lilly

Alla questione il giudice dedica vari passaggi dei venticinque punti di indagine imposti alla Procura. Innanzitutto nelle premesse: «Del resto lo stesso pm, nella richiesta di archiviazione (per suicidio, ndr) – scrive il gip Dainotti –, ipotizza come possibile che il decesso della donna sia avvenuto il giorno stesso della scomparsa (14 dicembre 2021) e che per un singolare concorso di circostanze il cadavere (rinvenuto il 5 gennaio 2022) abbia presentato uno stato di conservazione tale da ingannare i consulenti del pm (autori dell’autopsia, ndr) i quali hanno collocato la morte di Liliana 48/60 ore prima del ritrovamento».

E che cosa potrebbe aver determinato lo «stato di conservazione» capace di «ingannare» i medici legali? Un eventuale congelamento o raffreddamento della salma. Ecco perché il giudice domanda alla Procura di analizzare alcuni elementi nuovi: la misurazione di uno specifico enzima mediante un prelievo dai muscoli, utilizzando quello già acquisito al momento dell’autopsia, «al fine di verificare la fondatezza dell’ipotesi del congelamento o del raffreddamento del cadavere». A ciò si aggiunge la richiesta «di uno studio accurato sullo sviluppo della rigidità cadaverica nei casi di congelamento». E, ancora, l’analisi medico legale del «pezzo di carne prelevato dal tallone del piede sinistro per accertare l’origine della colorazione anomala e il pezzo di muscolo per verificare l’eventuale esistenza di prove di congelamento». La colorazione «anomala» (nerastra) del tallone sinistro era citata anche nell’autopsia di Costantinides e di Cavalli, ma senza spiegazioni particolari.

Il giudice, nell’ordinanza, elenca ben venticinque elementi investigativi da sondare. Tra questi, una nuova consulenza medico legale per definire le cause e l’epoca della morte (ci sono quindi dubbi sulla data indicata nell’autopsia), con la possibilità della riesumazione del cadavere, la comparazione delle tracce di Dna, l’analisi dei tabulati e delle celle telefoniche, della strumentazione digitale e degli account informatici dei principali protagonisti della vicenda.

«Tutte le ulteriori indagini che questo gip indica al pm – annota Dainotti – sono desunte dagli articolati atti di opposizione alla richiesta di archiviazione». Atti presentati dai legali che tutelano i famigliari: il marito Sebastiano Visintin, difeso dall’avvocato Paolo Bevilacqua; il fratello Sergio Resinovich e la nipote Veronica Resinovich, tutelati dagli avvocati Nicodemo Gentile e Federica Obizzi dell’associazione Penelope. Stando a quanto si apprende, è stata l’associazione Penelope a proporre la maggior parte degli spunti investigativi, soprattutto quelli di natura più tecnico-scientifica.

Per quanto riguarda la nuova analisi dei tabulati telefonici, sollecitata nell’ordinanza con una strumentazione specifica che consente l’esatta collocazione dell’utilizzatore del telefono, l’accertamento investe il marito Sebastiano Visintin, Claudio Sterpin (l’uomo che Lilly frequentava) e l’amico Fulvio Covalero. A cui si aggiunge il figlio di Sebastiano Visintin, Piergiorgio.

Particolareggiati pure gli esami del Dna indicati dal gip: il giudice domanda di effettuare un esame genetico di raffronto tra le varie tracce rinvenute sul cordino utilizzato per chiudere i sacchi al collo di Liliana nonché tra le stesse e le altre tracce di Dna miste scoperte su slip, prelievi subungueali (sotto le unghie) e sulla bottiglietta rinvenuta nella borsa della donna. Uno dei segmenti del cordino (già comparato con il profilo genetico di Sebastiano Visintin, Sterpin e Salvatore Nasti, il vicino di casa di Lilly) andrà infine raffrontato con i profili genetici di Covalero e Piergiorgio Visintin. Stesso discorso per il Dna rilevato sotto le unghie, sulla bottiglietta e sugli slip: anche questo va messo a confronto con i profili genetici di Sebastiano e Piergiorgio Visintin, Sterpin e Covalero «e degli altri soggetti attenzionati nell’indagine».

Riproduzione riservata © Il Piccolo