Caso Resinovich, il fratello Sergio: «Pronti a presentare opposizione» Sterpin: «Incongruenze»
L’avvocato Gentile dell’associazione Penelope: «Ora accesso agli atti». Le parole di Claudio: «Dietro ci sono dei professionisti del crimine»
TRIESTE. «È evidente che abbiamo a che fare con dei professionisti del crimine, visto che neppure dei professionisti della giustizia sono riusciti a incastrarli». Di fronte alla richiesta di archiviazione da parte della Procura di Trieste, ieri il fratello di Liliana e l’amico Claudio Sterpin hanno rimarcato la loro posizione e le loro perplessità in merito alle conclusioni degli inquirenti. Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione Penelope e legale del fratello di Liliana, Sergio Resinovich, spiega come «la richiesta di archiviazione era tra gli sbocchi che avevamo preventivato: ora faremo richiesta di accesso agli atti e poi, fatte le dovute valutazioni assieme ai consulenti che abbiano nominato, comunicheremo alla Procura e a chi di dovere le nostre intenzioni».
Il fratello
Il fratello di Lilly, in un’intervista che stasera andrà in onda nella trasmissione “Chi l’ha visto?”, ribadisce che la sorella «è stata uccisa» e anticipa la volontà di «opporsi alla richiesta di archiviazione».
A non convincere lui come pure Sterpin è anche «la mancanza di prove che definiscano con certezza quando è morta – sottolinea Sterpin che ieri è stato raggiunto dalla notizia mentre, come ogni martedì, stava portando una rosa sulla tomba di Liliana –. Se non è deceduta il 14 dicembre come indica la perizia medico legale – constata –, dove è stata nelle giornate successive? Se invece è deceduta il giorno della scomparsa, come ha fatto il corpo a conservarsi in quel modo? Come si è procurata quei lividi sul volto? Non basta non avere evidenze di una violenza per chiudere un caso, si archivia quando tutto è stato chiarito e ogni dubbio dipanato».
La relazione
Ma per l’uomo che dopo la scomparsa della donna aveva rivelato di aver avuto una relazione con lei, tanto da progettare di andare a vivere insieme di lì a poco, «ora inizierà il vero ballo, perché mi auguro le parti lese abbiano la possibilità di far emergere tutte le incongruenze di questa vicenda. Quella del suicidio è una verità di plastica, a cui io non crederò mai e a cui si è arrivati senza scandagliare tutte le ipotesi». Per Sterpin, che resta convinto «la morte di Liliana sia un crimine o quantomeno un occultamento di cadavere dopo un malore di Lilly», viste le conclusioni degli inquirenti «è evidente ci troviamo di fronte a dei professionisti del crimine che riescono a farla franca anche davanti a abili professionisti della giustizia». L’amico resta convinto che il corpo della donna sia stato «conservato in un luogo al fresco e sistemato in quel boschetto poche ore prima del ritrovamento».
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