Caso Resinovich, i sacchi senza impronte di Lilly e la testimonianza sulla sera del 4 gennaio a Trieste

Dettagli emersi dalle indagini. Quando il corpo è stato trovato, il 5 gennaio 2022, non portava guanti. L’avvistamento di un uomo in zona, impossibile da verificare
Laura Tonero
Liliana Resinovich
Liliana Resinovich

TRIESTE. Sui sacchi neri in cui era infilato il corpo di Liliana Resinovich non ci sono impronte digitali della donna. Tracce di dna sì ovviamente, ma non impronte delle sue dita. Le analisi su quei reperti sotto le luci forensi non hanno evidenziato quindi quelli che in termine tecnico vengono definiti «frammenti di impronte papillari». La Polizia scientifica ha rilevato invece su uno dei sacchi un segno lasciato dalla trama di un guanto in tessuto. Come ha fatto dunque la donna, nell’ipotesi del suicidio, a sistemarsi in quei sacchi neri, dopo essersi infilata i sacchetti sul capo?

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Il ritrovamento del corpo

Quando è stata trovata cadavere, il 5 gennaio 2022, portava giubbotto, pantaloni, biancheria intima, scarpe e calzini, ma non i guanti. Le indagini, bisogna dirlo, dal punto di vista scientifico hanno scandagliato ogni dettaglio. Purtroppo però, l’aver potuto individuare quell’angolo dell’ex Opp come teatro di questa tragica vicenda solo il 5 gennaio 2022, quando i Vigili del fuoco, nel corso delle ricerche predisposte dalla Prefettura, hanno trovato il corpo di Liliana, non ha giocato a favore delle indagini. Perché le immagini di molti dei dispositivi di videosorveglianza di quella zona, avevano ormai cancellato dalla memoria le immagini catturate il giorno delle sua scomparsa.

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La testimonianza delle operatrici

Così come non è stato possibile avere preciso riscontro circa la testimonianza di una delle operatrici della casa di riposo Gregoretti, che l’8 gennaio del 2022, tre giorni dopo il ritrovamento del corpo di Liliana, si era presentata spontaneamente agli ispettori della Squadra mobile della Questura. La donna aveva raccontato di quello che aveva visto la sera del 4 gennaio, sempre del 2022, poco dopo le 20 in vicolo Roveri, mentre in procinto di iniziare il turno di lavoro notturno si dirigeva verso il comprensorio dell’ex Opp. Percorreva quel tratto del vicolo più stretto, quello finale, dove un varco pedonale porta direttamente in via Costantino Costantinides, quindi dentro il parco di San Giovanni. L’operatrice del Gregoretti aveva testimoniato di aver visto lì un uomo che camminava affaticato, che portava sulla schiena qualcosa di grandi dimensioni, che poteva assomigliare a un sacco nero. L’illuminazione in quel punto e a quell’ora in inverno è scarsa.

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L’uomo misterioso

Nel descrivere quella figura aveva parlato di un uomo alto, non snello, brizzolato, con la barba bianca. La Mobile a quel punto aveva effettuato un sopralluogo in vicolo Roveri, constatando l’assenza di telecamere. Aveva acquisito così le immagini di quelle posizionate in via Giulia e che potevano aver registrato l’accesso a quel vicolo, ma a quel punto le immagini del 4 gennaio erano già state cancellate dalla memoria.

Quella testimonianza, quindi, non è stata lasciata cadere nel nulla, ma dagli accertamenti non è stato possibile capire chi fosse quell’uomo.

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Una foto tratta dal profilo Facebook di Liliana Resinovich, 63 anni, scomparsa dalla sua abitazione a Trieste lo scorso 14 dicembre, 5 Gennaio 2022. FACEBOOK +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

La psicosi in città

La scomparsa di Liliana prima, e la sua morte poi, hanno creato una sorta di psicosi in città. Di persone che hanno testimoniato di aver avvistato Liliana in quelle giornate di dicembre 2021 (la donna era scomparsa il 14), ce n’è stata più di una. Da chi ha affermato di averla vista in via Conti a chi si è detto certo di averla incrociata in piazza dell’Ospedale. Ma i successivi accertamenti non hanno dato esito positivo. L’unica testimonianza che ha trovato riscontro è stata quella della fruttivendola di via San Cilino, che ha raccontato di aver visto passare Liliana il 14 dicembre 2021 verso le 8.30.

Le lettere al Procuratore

Non solo: ci sono comuni cittadini che hanno preso carta e penna e hanno scritto le loro opinioni sul caso direttamente al procuratore capo Antonio De Nicolo. E chi invece ha scelto metodi diversi per informare gli inquirenti, infilando nella cassetta delle lettere sistemata all’esterno dell’ufficio postale di viale Sanzio, un biglietto con riportate accuse ben precise. Anche il contenuto di quella missiva è finito agli atti. In queste ore i legali e i periti nominati dalle parti offese, ovvero il marito, il fratello e la nipote di Liliana, stanno esaminando gli atti dell’indagine. Hanno avuto accesso a quei documenti pochi giorni fa. Ora hanno evidenza dei risultati delle indagini, di ogni dettaglio su intercettazioni, rilevazioni dei sistemi gps sistemati su alcune vetture, degli esami scientifici, tecnici e dei riscontri degli investigatori su quanto dichiarato dai diversi “attori” di questa vicenda.

L’opposizione all’archiviazione

A breve dovranno decidere se opporsi all’archiviazione richiesta dalla Procura, fornendo però a quel punto elementi in grado di pesare sulla decisione del gip di archiviare appunto o ordinare delle indagini suppletive. Insomma, sono ore cruciali.

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