Caso Resinovich, i legali della famiglia di Liliana: «Opposizione all’archiviazione»

Gli avvocati Gentile e Obizzi confermano la linea. «Molti aspetti da chiarire, come quello delle chiavi»
Laura Tonero
Le chiavi a cui si riferiscono i legali. A destra Liliana Resinovich
Le chiavi a cui si riferiscono i legali. A destra Liliana Resinovich

TRIESTE Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, i due medici legali incaricati dall’associazione Penelope di stendere la consulenza sulla morte di Liliana Resinovich, hanno da poche ore consegnato la loro perizia ai legali Nicodemo Gentile e Federica Obizzi. I due avvocati, che rappresentano rispettivamente il fratello e la nipote della 63enne, sono quindi al lavoro assieme anche agli altri loro consulenti per redigere l’opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura.

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La direzione presa è quella: tenteranno il tutto per tutto per convincere il gip a non recepire la richiesta del sostituto procuratore Maddalena Chergia, titolare del fascicolo. «Ci troviamo di fronte ad una richiesta di archiviazione motivata da un ipotetico suicidio – constata Obizzi –, e noi ora da un lato dobbiamo mettere in evidenza quelli che sono gli elementi incompatibili con il suicidio, e dall’altro fare una ricostruzione di quanto è accaduto, evidenziando una serie di argomenti che portano invece verso l’ipotesi dell’omicidio». Per Obizzi «la tesi suicidaria è frutto di una visione a tunnel degli elementi, e non è stata correttamente confutata».

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Il giallo delle chiavi

Tra gli aspetti ancora non chiariti, per Gentile e Obizzi c’è quello relativo alle chiavi, le tre chiavi di scorta che Liliana aveva con sé quando è stata trovata cadavere nel boschetto dell’ex Opp. Le chiavi che usava ogni giorno, invece, non sono mai state ritrovate. «Quello delle chiavi è uno dei molti punti non chiariti, risultano un elemento importante sotto diversi aspetti», sottolinea Obizzi, mentre Gentile in maniera criptica indica come «di solito è l’ultima chiave del mazzo quella che apre la porta. Le chiavi di Liliana Resinovich, quelle di riserva, il grimaldello per aprire la porta della verità».

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Tra le chiavi in possesso di Liliana, ce n’era certamente una per lei “speciale”, che apriva l’ingresso di quella che fu la sede dell’associazione sportiva Marathon di via Pondares 10. È stato lo stesso amico di Liliana, Claudio Sterpin, a riferire agli inquirenti che entrambi possedevano una copia di quella chiave, utile ad accedere a quel vano al piano terra dove la coppia, per mesi, prima che la donna iniziasse a frequentare la casa di Sterpin, si incontrava segretamente. La mattina del 14 dicembre del 2021, giorno della scomparsa di Lilly, Sterpin l’ha cercata anche in via Pondares.

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L’iter dell’archiviazione

Tornando alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura, le parti offese hanno tempo 30 giorni dalla notifica dell’avviso per depositare l’opposizione. Calendario alla mano, i termini scadono il 23 marzo prossimo. Ma se da parte della famiglia Resinovich la decisione ormai sembra presa, non emergono ancora certezze sulle intenzioni del marito di Lilly, Sebastiano Visintin, e dei suoi legali Paolo e Alice Bevilacqua. «Mi fido dei miei avvocati e lascio decidano loro in base agli elementi che hanno acquisto», si limita a precisare Visintin.

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