Caso Resinovich, fascicolo da chiudere o ulteriori indagini? Su Lilly, si decide il 5 giugno
TRIESTE Il 5 giugno sarà una data-chiave per il caso Resinovich. Il gip Luigi Dainotti, letta la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura, e dopo aver esaminato le opposizioni formulate dalle parti offese, ha fissato infatti alle nove di quella mattina un’udienza preliminare a porte chiuse, in camera di consiglio. In quel contesto le parti in causa potranno entrare nel merito.
La decisione del Gip
Da lì scaturirà la decisione del giudice Dainotti di archiviare il fascicolo, avvallando la conclusione del suicidio cui è giunta la Procura, o di disporre un supplemento d’indagini. Le opposizioni all’archiviazione sono state depositate dal marito di Lilly, Sebastiano Visintin, rappresentato dai legali Paolo e Alice Bevilacqua, nonché dal fratello Sergio Resinovich e dalla nipote Veronica, con i legali dell’associazione Penelope Nicodemo Gentile e Federica Obizzi. A seguito di tale udienza il gip deciderà se archiviare o se proseguire con ulteriori indagini.
Gli elementi dell’opposizione
Mentre in linea di massima sono già noti gli elementi portanti dell’opposizione presentati dai legali di Sergio e Veronica Resinovich, emergono intanto pure quelli su cui fa leva il marito Sebastiano. Nell’atto depositato a firma dell’avvocato Paolo Bevilacqua, viene evidenziato come malgrado il «pregevole e complesso lavoro della Procura, snodatosi attraverso gli accertamenti tecnico-scientifici da un lato e le indagini di matrice strettamente investigativa dall’altro, permane irrisolto l’interrogativo che ruota intorno al decesso di Liliana Resinovich», e ciò non consente di escludere in maniera assoluta «l’azione e/o l’omissione di terzi».
I legali di Visintin
Insomma, per i legali di Visintin la mancata chiarezza su come, ma anche sul quando sia morta la 63enne non consente di escludere si sia trattato di un omicidio. Entrando nel merito, Bevilacqua indica come emerga una lacuna investigativa sui capi di vestiario indossati dalla donna il 5 gennaio 2021, quando il suo corpo è stato trovato tra le sterpaglie dell’ex Opp. Se è vero infatti che dagli esami svolti risulti siano stati analizzati slip, reggiseno e canottiera, l’avvocato sostiene come invece manchi l’ispezione degli «abiti più esterni indossati dalla Resinovich».
Ovvero «la giacca a vento, la maglia marca Amisu, i pantaloni, i calzini e le scarpe». Allo stesso modo «difetta l’accertamento tecnico-scientifico volto alla ricerca di materiale biologico» su oggetti come borsa e orologio e sulla superficie esterna dei sacchi neri. Per Bevilacqua tali analisi potrebbero far emergere tracce di soggetti terzi entrati in contatto con la donna prima della «misteriosa scomparsa» e del «successivo, tanto singolare, quanto suggestivo, ritrovamento».
La data della morte
Un altro punto rilevante da chiarire resta quello della data della morte. L’avvocato evidenzia come la discrepanza tra «elementi tanatologici e elementi circostanziali ci rappresenta che il corpo può essere stato, finanche, collocato dopo la morte in un ambiente con un microclima idoneo a conservarlo», rallentando così il processo di putrefazione: l’esame della Tac effettuato sul cadavere l’8 gennaio 2021, tre giorni dopo il ritrovamento, non ha rilevato la presenza di gas putrefattivi. Un dato ritenuto determinate per i consulenti del pm Maddalena Chergia, il medico legale Fulvio Costantinides e il radiologo Fabio Cavalli, per far risalire il decesso della donna a 48-60 ore prima del ritrovamento del corpo. Quindi intorno al 3 gennaio 2021, venti giorni dopo la sua scomparsa.
Congelamento e microclima
Alla luce di questi elementi, escludendo però l’ipotesi congelamento, Bevilacqua valuta come «con un microclima favorente il corpo possa essere rimasto sia nel luogo del ritrovamento, ma pure portato altrove». Viene così indicata una serie di presunte criticità, come il fatto che «non siano note in modo specifico le temperature del luogo», o che «le condizioni della salma non erano compatibili con una sua permanenza nel luogo da tre settimane». Tra gli elementi di indagine suppletiva, inoltre, viene reclamato il «riesame dell’intero compendio anatomopatologico e istologico da affidarsi nuovamente ai consulenti del pm, a chiarimento interpretativo delle conclusioni adottate».—
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