Caso Resinovich a Trieste, l’avvocato del fratello di Liliana: «No all’archiviazione: ecco perché secondo noi è stata uccisa»
Così l’avvocato Gentile, legale di Sergio Resinovich: «Nomineremo un ulteriore consulente di parte e chiederemo alla Procura di visionare l’intero fascicolo d’indagine»
TRIESTE Una discussione, una colluttazione e poi un giubbotto, una sciarpa o un cuscino premuto sul volto fino a toglierle il respiro, senza lasciare un segno come avrebbe fatto invece una corda o una mano nel tentativo di strozzarla. Così, secondo l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di Sergio Resinovich, il fratello di Liliana, e secondo i consulenti messi in campo dall’associazione Penelope, sarebbe stata uccisa Lilly.
Avvocato, le conclusioni dei periti della Procura non vi convincono?
Siamo di fronte ad una morte equivoca, sospetta, a cui la scienza non ha dato risposte in termini di giustizia. Quindi, c’è bisogno di incastonare tutti gli elementi emersi, senza privilegiare un percorso, anche attraverso i fatti, l’analisi delle relazioni di Liliana, perché il profilo di questa donna non restituisce nessun risultato in termini di ideazione suicidaria.
Come vi ponete di fronte alla possibilità di un’archiviazione per suicidio?
Ho il massimo rispetto per il lavoro della Procura e non ci sono due squadre in campo, quella che propende per il suicidio e quella per l’omicidio, ma non si può non tener conto che c’è una donna buttata in quel bosco dentro due sacchi neri, come un cane. Sono rispettoso di tutte le parti e di tutte le idee, ma con quello che è emerso l’archiviazione per suicidio sarebbe una comoda via d’uscita, che non farebbe tanto un dispetto alla famiglia, quanto al percorso della giustizia.
Cosa rilevate leggendo la perizia?
Ci sono dei segni sul volto: alla tempia destra c’è una botta, l’occhio destro è tumefatto, c’è del sangue sotto alla narice, sulla lingua c’è un trauma e poi c’è quella frattura al naso che i periti indicano come “possibile antica”, mentre i familiari non ricordano Liliana abbia avuto fratture al naso. E poi segnalo che nel cavo pleurico destro c’è la presenza di 100 cc di liquido chiaro e aranciato, un segnale da non sottovalutare. È stato esaminato? E poi c’è il fatto dell’orologio indossato sul polso dove non lo portava abitualmente e messo all’incontrario. A mio avviso quella mattina c’è stata una discussione energica, nella colluttazione lei è stata colpita, c’è stato un tentativo di soffocamento con un giubbotto, un cuscino o uno sciarpone schiacciato sul volto, e con il problema che lei aveva al cuore la morte è sopraggiunta velocemente.
E cosa ne è stato di lei fino al 5 gennaio?
È stata tenuta in qualche cavità, in qualche anfratto. Sono stati usati i sacchi neri per favorirne il trasporto, ma anche per non vederla e allontanare i sensi di colpa. È stata sistemata in quel parco successivamente, mettendo in atto quella messa in scena.
Quali le vostre prossime mosse?
Nomineremo come consulente di parte il professor Vittorio Fineschi, titolare della cattedra di Medicina legale alla Sapienza. Affiancherà Alberto Furlanetto, e inizierà a valutare gli elementi che emergono dalla bozza, e poi per poter esprimere delle osservazioni fondate chiederemo alla Procura, se non archivia prima, di accedere all’intero fascicolo per poter vedere, ad esempio, le foto del cadavere, quelle scattate in fase di autopsia e nel momento del ritrovamento del corpo, i vetrini. Dai primi risultati, comunque, siamo perplessi sia in ordine all’epoca del decesso che alla causa. Tra l’altro, l’area depressa lasciata dalla fede al dito di Liliana se lei fosse rimasta in vita per 20 giorni, senza l’anello, si sarebbe risolta. Sarebbe rimasta un po’ di discromia, ma non quell’area depressa attorno al dito. E poi la mancata ricrescita dei peli, un’altra conferma lei sia morta il giorno della scomparsa.
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