Caso Polentarutti, si indaga per omicidio
La Procura di Gorizia ha aperto un fascicolo per omicidio contro ignoti sulla morte del monfalconese Ramon Polentarutti, il 40enne scomparso il 14 aprile 2011 e le cui ossa riemersero un anno dopo nel canale Valentinis. A questo punto partono le indagini in ordine al reato di omicidio volontario.
Intanto, rimane aperto il fascicolo per distruzione e occultamento di cadavere, per il quale risulta ancora indagato Roberto Garimberti, alla luce del rinvenimento di frammenti di ossa nel cortile della sua abitazione, già comunque dissequestrata.
Con l’apertura del fascicolo per omicidio volontario, attualmente in carico al sostituto procuratore Laura Collini, subentrata al collega Giuseppe Salvo, trasferitosi a Treviso, i famigliari di Polentarutti potranno costituirsi quali parti offese.
È quanto ha confermato il legale difensore che rappresenta gli interessi delle sorelle della vittima, l’avvocato Ilaria Celledoni, la quale ha osservato: «Previo il confronto con i parenti di Ramon, si apre la possibilità di costituzione di parte offesa con la richiesta alla Procura della relativa autorizzazione per le indagini».
A due anni e quattro mesi dal rinvenimento delle ossa di Polentarutti nel canale Valentinis, di fatto, si inizia a parlare di omicidio per questa drammatica e ancora controversa vicenda. Viene quindi riconosciuto che Ramon è stato ucciso.
Il tutto a fronte peraltro di un aspetto paradossale: ad oggi Ramon Polentarutti risulta ufficialmente ancora vivo, in assenza di un certificato di morte. Solo quindi con l’apertura del fascicolo per omicidio si potrà ora sancirne il decesso.
L’avvocato Celledoni ha spiegato: «Intendiamo richiedere al Comune di Monfalcone il certificato di morte per Ramon, non appena il decesso sarà ufficializzato».
È, comunque, possibile che nel frattempo la stessa Procura proceda con la comunicazione diretta del decesso di Polentarutti all’ente locale.
Nel novembre 2012 le ossa del 40enne monfalconese furono ritrovate nel Valentinis, restituite da un sacco nero per il conferimento dei rifiuti, che era rimasto impigliato nelle vasche di raffreddamento della centrale termoelettrica. Parti di ossa risultate tagliate e bruciate, ricondotte al Polentarutti grazie al test del Dna che ne confermò l’appartenenza.
Ma allora non seguì l’apertura di un fascicolo per omicidio volontario, avviando invece le indagini per distruzione e occultamento di cadavere. Gli inquirenti, era il mese di giugno 2013, eseguirono un sopralluogo nel giardino dell’abitazione di Roberto Garimberti, in via Carducci, dove il 40enne peraltro fu visto per l’ultima volta prima di scomparire. Furono rinvenuti frammenti ossei, sottoposti alle comparazioni con il Dna, unitamente ad altre particelle ossee recuperate successivamente dal giardino.
Ma l’inchiesta non ha portato elementi concreti, o comunque significativi, non essendo stato possibile trarre alcun profilo genetico utile ad accertare la natura di quei reperti biologici. La difesa di Garimberti, da parte sua, aveva sostenuto invece come i frammenti ossei fossero presumibilmente da ricondurre alla presenza di un cimitero dove furono sepolti i soldati della Grande Guerra. Un altro aspetto sul quale i famigliari hanno continuato e continuano a volerci veder chiaro.
Del caso si era occupata anche la trasmissione di “Chi l’ha visto?” condotta da Federica Sciarelli, in onda su Rai 3, con l’arrivo a Monfalcone di una troupe televisiva ed il servizio curato dalla giornalista Chiara Cazzaniga.
Resta il fatto che non sarà certamente facile, considerato il tempo trascorso e di fronte all’assenza di elementi probanti, poter arrivare fino in fondo a questa vicenda, dando un nome e un volto all’omicida di Ramon.
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