Caso Polentarutti, «corpo tagliato in tre. Riscontrate ferite mortali alla testa»

È quanto ha affermato in aula l’anatomopatologa Cristina Cattaneo che ha esaminato i resti della vittima
Bonaventura Monfalcone-03.06.2013 Indagini in corso-Via Carducci-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-03.06.2013 Indagini in corso-Via Carducci-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE La base cranica attraversata da fratture associabili a morte per lesioni cerebrali. Fratture ritenute frutto di una forza piuttosto importante. Contusioni «perimortem», le ha definite l’anatomopatologa forense Cristina Cattaneo, non potendo stabilire con certezza se collocarle poco prima o poco dopo il decesso di Ramon Polentarutti. Il resto delle ossa del 40enne monfalconese, scomparso nel 2011, rinvenute all’interno di un sacco di nylon nero impigliatosi nelle vasche di raffreddamento della centrale A2A, sono risultate caratterizzate da altri traumi. Tagli provocati da due lame diverse, una sottile e a filo liscio, l’altra seghettata.

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Foto BRUNI 20.09.2019 Corte d'Assise-udienza omicidio Polintarutti

Quanto rinvenuto nel canale Valentinis rappresenta circa il 20% dello scheletro che la verifica del Dna aveva accertato appartenere a Ramon. Ossa bruciate. Il depezzamento è stato rilevato all’altezza del pomo d’Adamo, della base toracica e del gomito destro. I resti del monfalconese sono stati comparati con i frammenti ossei umani prelevati dal giardino dell’abitazione di Roberto Garimberti. Frammenti carbonizzati e talmente deteriorati che il test genetico non ha potuto identificare. Comunque riconducibili ad un uomo, di età medio-adulta, e di struttura scheletrica simile a quella di Ramon. Alcune parti di ossa «speculari».

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Bonaventura Monfalcone-03.06.2013 Indagini in corso-Via Carducci-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura


L’anatomopatologa forense Cattaneo, professore ordinario di Medicina legale alla Statale di Milano, in aula, venerdì, davanti alla Corte d’Assise di Trieste, ha illustrato gli esiti della consulenza tecnica affidatale dalla Procura di Gorizia, nell’ambito del processo per omicidio volontario, distruzione e soppressione di cadavere a carico di Garimberti. L’esperta ha eseguito un’indagine medico-legale e antropologica sul contenuto del sacco ripescato alla centrale, al fine di verificare le dinamiche post-mortali e la causa della morte di Ramon. Il 3 giugno 2013 ha anche effettuato un sopralluogo all’abitazione di Garimberti, analizzando i reperti ossei umani prelevati nel giardino. Cattaneo ha fornito una descrizione parallela tra quanto rinvenuto nelle vasche di A2A e nel cortile di via Carducci, al fine di verificare elementi comuni.

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Bonaventura Monfalcone-08.11.2012 Ricerche sommozzatori-Canale Valentinis-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura


I reperti contenuti nel sacco nero, ha spiegato, sono risultati appartenenti ad «un unico soggetto maschile», ossia il 40enne monfalconese. I tagli sono stati prodotti dalle due diverse lame in base ai punti di dissezione del corpo. Palesi i segni della carbonizzazione. Il cadavere, ha osservato Cattaneo, doveva essere stato tagliato prima di essere bruciato, così come prima dell’incendio era stata fratturata la base cranica. Dopo la scomparsa di Ramon, Garimberti aveva appiccato un “falò” nel suo giardino. Non è stato tuttavia possibile stabilire se le fratture siano state prodotte poco prima o poco dopo il decesso, ha ancora spiegato l’esperta parlando di «contusioni perimortem».

Al pubblico ministero ha poi sostanzialmente risposto: se Ramon Polentarutti fosse stato vivo, le fratture, provocate da un presunto corpo contundente, sarebbero state la causa di morte. Diversamente significherebbe un accanimento successivo al decesso, un comportamento che l’anatomopatologa, come ha affermato, non ha mai riscontrato nei casi di omicidio seguiti nell’ambito della sua attività di indagine. Quanto alla collocazione temporale della morte, Cattaneo ha dichiarato: «Si può dire che è coerente con l’epoca della scomparsa di Ramon Polentarutti».


 

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