Caso Picchione: «Appalti senza gara. Va sospesa dal servizio»

Roma avvia procedimenti disciplinari contro la soprintendente ma li congela per le inchieste: «Attendiamo la magistratura»
Maria Giulia Picchione
Maria Giulia Picchione

Ci sono due procedimenti disciplinari aperti dal ministero per i Beni culturali nei confronti di Maria Giulia Picchione. Riguardano fatti per i quali la Procura della Repubblica ha aperto indagini. E proprio per questo motivo, alla soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici nelle scorse settimane sono stati comunicati contestualmente avvio e sospensione degli iter. Roma ha infatti deciso di attendere che si esprima la magistratura, reputando però che la soprintendente - nel caso dei lavori affidati senza gara - «abbia posto in essere una condotta disciplinarmente rilevante»: l’addebito è quello di una infrazione ai doveri d’ufficio che appare punibile con una sanzione disciplinare quantificata dalle norme in una «sospensione del servizio per un periodo compreso tra i tre giorni e i sei mesi quando alla condotta posta in essere sia derivato grave danno all’Amministrazione». Questo si legge nella prima delle due lettere partite dalla Direzione generale del ministero e firmate dalla dirigente dell’Ufficio “Contenzioso e procedimenti disciplinari relativi al personale” Luciana Guerriero.

Restauri senza gara, indaga la Procura
Silvano Trieste 01/07/2013 Palazzo Economo

Sul tavolo, si diceva, due vicende distinte. La prima è appunto quella dei quattro restauri affidati tra il 2012 e il 2014 da Picchione alla stessa Lepsa srl di Roma in “somma urgenza”: procedura che consente di assegnare opere in via diretta senza seguire il normale iter di gare d’appalto a evidenza pubblica, e può essere usata in situazioni di particolare e immediata gravità. Ad accendere i riflettori sui cantieri - due alla cinta muraria di Palmanova, uno a Casa Bertoli di Aquileia e uno a Palazzo Clabassi a Udine - è stata la scorsa primavera l’Ance, l’Associazione regionale dei costruttori guidata da Valerio Pontarolo che ha presentato istanza di accesso agli atti per poi inoltrare, a luglio, un esposto all’Avcp, l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici che ha poi aperto un’istruttoria. Già a giugno si era però mosso il ministero, inviando a Trieste e Udine l’ispettore Antonio Tarasco. La cui relazione aveva evidenziato «profili di criticità»: verbali di “somma urgenza” privi di protocollo, perizie redatte in alcuni casi oltre i termini previsti, mancata distinzione tra lavori indifferibili e non, cantieri programmati in anticipo. La Direzione regionale dei beni culturali aveva suggerito l’avvio di un procedimento, che si è poi concretizzato. Infine, un mese fa è emersa l’esistenza di un’inchiesta della Procura - titolare del fascicolo il pm Lucia Baldovin - mirata a fare luce su ipotetiche responsabilità penali e protocollata inizialmente come “atti relativi”, senza cioè alcun indagato. Sulla vicenda la Procura mantiene il riserbo, mentre il ministero, considerata anche la complessità della vicenda, ha sospeso l’iter disciplinare in attesa di conoscere le «determinazioni finali e irrevocabili dell’autorità giudiziaria». Dopo questa fase, conferma Tarasco, l’iter potrà riprendere. Le contestazioni avanzate e le controdeduzioni della soprintendente saranno vagliate da un collegio giudicante, e infine a decidere su eventuali sanzioni disciplinari - e sulla loro entità - dovrà essere il direttore generale del ministero. Va ricordato che Picchione, ieri irraggiungibile al telefono, ha sempre rivendicato totale correttezza: «L'unico mio interesse, in base al quale ho agito - ha detto - è sempre stato quello di tutelare il bene culturale».

L’altra vicenda su cui Roma ha avviato un iter disciplinare è quella che vede invece indagata Picchione per i reati ipotizzati di truffa e abuso d’ufficio (si legga qui a lato): le indagini del pm Federico Frezza su questo versante si sono concluse. Anche qui il ministero ha deciso di attendere innanzitutto il pronunciamento della magistratura.

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