Caso piazza San Rocco a Gorizia, il marmista: «Dietro a quei blocchi un lavoro di settimane»
GORIZIA Per molti possono essere dei semplici blocchi di pietra: utili per qualcuno, inutili per altri, ma pur sempre dei semplici blocchi di pietra. Per lui, Mattia Marini, goriziano di 36 anni, sono molto di più. Sono il frutto del lavoro suo e di due colleghi. Un lavoro non di tre-quattro ore, ma di oltre due settimane. E un lavoro che ha richiesto molta fatica: non intellettuale, fisica. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: i dissuasori di piazza San Rocco, in questo periodo al centro delle polemiche, non tanto per la sua estetica quanto per la sua ipotizzata pericolosità, specie per i pedoni. Mattia, però, parla con orgoglio, perché orgoglioso è di quanto fa per la Gramar srl.
Ogni giorno, prende l’auto e raggiunge Aurisina. Vita da operaio, la sua, come quella di molti altri. Fa il marmista. «Siamo partiti da un blocco unico e abbiamo lavorato la pietra, il repen per essere precisi – racconta –. Ogni taglio richiede l’uso della fresa, perché gli spessori sono importanti. E ogni taglio ha anche voluto l’utilizzo della flex: non si tratta, infatti di spigoli vivi, ma smussati, lavorati uno per uno». Proprio qui sta la differenza: nella fatica, sua e dei suoi colleghi. «La pietra ci è stata ordinata dall’impresa costruttrice – continua – e noi l’abbiamo fornita. Siamo stati soltanto degli esecutori. Nient’altro. Il progetto, che già era stato ampiamente presentato l’abbiamo seguito alla lettera. Insomma, non siamo entrati nel merito, contestando o avallando quanto ci era stato chiesto di fare. Non abbiamo sollevato alcuna obiezione all’estetica della piazza». In fondo, lo diceva anche Leonardo Sciascia: a ciascuno il suo. E poi non è certo la prima volta che alla Gramar vengono commissionati dei dissuasori, specie a Trieste, dove ha più lavoro che a Gorizia. Quando le vengono richiesti, li realizza. Nulla da aggiungere. A piazza San Rocco, poi, l’impresa di Aurisina si è occupata anche dei cordoli dei marciapiedi. «Tutti lavorati a mano», specifica Mattia, unicamente per orgoglio nei confronti del proprio lavoro, che, comunque, «di capacità mentali ne richiede eccome – prosegue –, soprattutto avendo a che fare con il marmo: il suo è un mercato di pregio e un certo standard di qualità è richiesto, date le notevoli esigenze dei clienti».
Resta il fatto che su piazza San Rocco la sua idea è ben precisa. «Le preferisco il progetto di piazza Duomo – afferma –. Lo trovo più accogliente, più bello e anche in questo caso ci siamo occupati della fornitura della pietra. Amo la natura e quando gli alberi cresceranno avrà una bella ombreggiatura: sì, sarà uno degli angoli di Gorizia più belli. Di piazza San Rocco, invece, non condivido la forma: anche se amplia la zona pedonale non ha nulla di diverso da una semplice lastricata in pietra. È una versione in miniatura di piazza Vittoria, che trovo davvero invivibile. La preferivo quand’era un parcheggio. Dovevano piantare degli alberi e, invece, hanno collocato quattro ulivi nei vasi, quando in estate ci sono 40 gradi. Ma queste sono soltanto le mie opinioni, da goriziano». A ciascuno il suo, appunto. –
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