Caso-panchine: spariscono anche dall’autostazione delle corriere
di Laura Tonero
Via le sedie anche dall’autostazione delle corriere. Dopo la decisione di Trenitalia di rimuovere le panchine dalla stazione centrale, i vertici locali di Saba Italia si sono adeguati smontando le file di seggiole sistemate in più punti nella struttura di via Flavio Gioia. «A mali estremi estremi rimedi - giustifica Giulio Torres, referente locale di Saba Italia, proprietaria dell’autostazione – il Silos è diventato un bivacco di senzatetto e io sono tenuto a tutelare gli interessi dei titolari degli esercizi commerciali e dei viaggiatori».
Ieri mattina degli addetti di Saba Italia hanno fatto sloggiare una decina di persone accampate sulle sedie, hanno smontato le file di sedute e le hanno sistemate in un magazzino chiuso a chiave. Nessuna decisione oscura celata dietro a dichiarati «lavori di manutenzione», come recita il cartello affisso nella stazione centrale. Qui l’intenzione è chiara: «È un problema di ordine pubblico – dice Torres – ho fatto presente la situazione più volte alle forze dell’ordine e ora ripristinerò un servizio di guardia giurata». «Hanno fatto bene, è ora di finirla – tuona Franco Stefani, titolare della tabaccheria del Silos – la situazione si è ulteriormente aggravata da quando nella stazione ferroviaria hanno tolto le sedie. Sono venuti tutti qui, rendendo questo posto invivibile. Scriveremo al prefetto».
Ma i senzatetto non si sono arresi. «Restiamo qua – hanno replicato ieri sistemandosi a terra – non siamo in queste condizioni perché ci piace ma perché non abbiamo una casa, un tetto per andare a dormire e stare al caldo». I primi ad accomodarsi sul pavimento sfidando gli addetti della Saba sono stati Vito, Romano, Michele e Engles detto Franco, che prima passavano le loro giornate nella stazione ferroviaria. All’ora di pranzo sono stati raggiunti da una ventina di persone. Gli italiani da un lato, i rumeni dall’altro.
I dormitori pubblici nella stagione fredda ospitano in tutto 49 persone: 25 nel centro di via Udine, 12 nel centro diurno e 12 negli spazi messi a disposizione dalla Caritas in collaborazione con la parrocchia Immacolato Cuore di Maria. «Da alcune settimane le richieste per un posto letto sono aumentate – testimonia don Mario Vatta che con la Comunità di San Martino al Campo gestisce il centro di via Udine – le normative sulla sicurezza non ci permettono di aggiungerne altri e purtroppo le esigenze a Trieste sono assolutamente superiori a quello che siamo in grado di offrire».
Per farsi una doccia i senzatetto si appoggiano al centro diurno di via Udine. Pranzano dai frati di Montuzza e per la cena usufruiscono dei panini che i volontari distribuiscono in piazza della Libertà. Alcuni di loro la notte dormono sulle sedie sistemate nel corridoio al quinto piano dell’ospedale di Cattinara.
Ma oltre a loro, ieri a restare in piedi sono stati anche i passeggeri. Decine di donne che fanno le badanti o le colf e che al venerdì ritornano in Slovenia o in Croazia hanno atteso la loro corriera appoggiate al muro, lamentandosi. E a lamentarsi sono anche le addette alle pulizie che si ritrovano a dover pulire un’autostazione ridotta in condizioni indescrivibili. «Andrò a lamentarmi con la direzione – racconta una giovane raccogliendo lattine e bottiglie – la situazione non è più gestibile. Alle 6, quando iniziamo a lavorare, qui è un disastro e qualcuno di questi senzatetto ci prende anche a male parole».
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