Caso ossicodone, il medico al contrattacco

La difesa del dottore accusato di spaccio ai pazienti chiede la revoca dei domiciliari: così potrebbe tornare a lavorare
Foto BRUNI 12.11.2017 Sacchetta:affonda barca, intervengono i sommozzatori dei VVFF
Foto BRUNI 12.11.2017 Sacchetta:affonda barca, intervengono i sommozzatori dei VVFF
Giorgio Sepcic Bercic, il medico triestino di cinquantaquattro anni indagato per spaccio di stupefacenti, potrebbe presto riprendere l’attività professionale. Bercic, che secondo le accuse formulate dalla Procura aveva prescritto decine di ricette di ossicodone ai tossicodipendenti, al momento è ancora agli arresti domiciliari e l’Ordine dei medici lo ha provvisoriamente sospeso. Ma l’avvocato Paolo Codiglia ha domandato il riesame della misura cautelare disposta dal gip Laura Barresi su richiesta del pm. La pratica sarà discussa a porte chiuse domani dalla Sezione del riesame del Tribunale che si riunirà in Camera di Consiglio: se i giudici dovessero accogliere la proposta del legale, restituendo al dottore la libertà personale, l’Ordine dovrà prenderne atto e concedere al medico di tornare in servizio nel suo ambulatorio di via Cicerone. Ipotesi, questa, tutt’altro che astratta: oltre agli indizi di colpevolezza formulati dal pubblico ministero sulla base delle indagini della Squadra mobile, permane ancora l’esigenza cautelare decisa dai magistrati? C’è margine per revocarla o, almeno, per modificarla? L’avvocato Codiglia intende giocare la carta: «La questione è complicata, ma credo che forse qualche risultato nei prossimi giorni possiamo ottenerlo. Cercherò di far togliere i domiciliari al mio assistito in modo che possa ritornare a lavorare».


L’inchiesta aveva preso le mosse dalle verifiche dell’Asuits di Trieste, l’Azienda sanitaria, che a partire dal 2014 si era accorta di un inquietante incremento di soggetti dipendenti da ossicodone, assistiti dal Sert. Ma anche alcuni farmacisti del centro si erano insospettiti dall’insolito via vai di tossicodipendenti muniti di prescrizioni che riportavano sempre un’unica dicitura: l’Oxycontin. Il farmaco è un potente oppiaceo analgesico narcotico, simile alla morfina, usato in genere per i dolori intensi di natura oncologica e neuropatica, anche dai malati terminali. Ma i tossicodipendenti talvolta lo assumono come sostitutivo dell’eroina o come droga a sé. Negli ultimi anni la sostanza, che dà dipendenza, ha preso piede tra i giovanissimi. Le indagini della polizia hanno accertato che i medicinali prescritti da Bercic spesso venivano poi rivenduti. Spaccio, insomma. Non è stato però chiarito se il professionista ha in qualche modo ricavato un vantaggio economico dal giro. Quel che è certo è che il medico sfornava ricette a questi pazienti senza alcun piano terapeutico. E dalle intercettazioni, dalle registrazioni video e dai pedinamenti degli agenti della Squadra mobile, è stato scoperto che il dottore per compilare le autorizzazioni usava spesso il nome e il timbro di altri colleghi. In altre circostanze le intestava ad altri pazienti del suo studio, ignari di tutto; o, ancora, a persone già decedute.


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