Caso Napp, consulenza nel mirino dei pm di Trieste

La Procura vuole fare chiarezza sull’esborso per l’incarico legale affidato a un tributarista autore di 14 ricorsi sul nodo accise
Lasorte Trieste 02/01/18 - Via Rio Primario, Depositi Costieri
Lasorte Trieste 02/01/18 - Via Rio Primario, Depositi Costieri

TRIESTE. C’è una consulenza legale, considerata troppo esosa, nel mirino della magistratura che porta avanti il fascicolo dell’inchiesta che vede indagato per bancarotta fraudolenta, dissipazione e bancarotta semplice Franco Napp, l’ex numero uno della Depositi costieri Trieste spa. Società questa che si occupa della movimentazione e dello stoccaggio dei prodotti petroliferi nel punto franco e che è coinvolta pure in un’indagine parallela per riciclaggio.

Nei giorni scorsi una trentina di militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Trieste ha perquisito la casa e l’ex ufficio del manager, anche amministratore delegato della Trieste Terminal Passeggeri, che si sarebbe dimostrato comunque collaborativo. Se nell’ambito della bancarotta semplice la sua responsabilità sarebbe riconducibile a un mancato controllo delle accise dovute da alcuni clienti che avrebbero provocato il crac addirittura di 50 milioni di euro della Depositi Costieri, nell’ipotesi di reato per bancarotta fraudolenta rientrerebbe invece un conto troppo salato speso per un avvocato tributarista di Verona, cui Napp si sarebbe rivolto. Il consulente avrebbe eseguito ben 14 ricorsi tributari per dimostrare che l’operato di Depositi Costieri spa era stato corretto proprio in merito al controllo del pagamento delle accise per lo stoccaggio fornito dalla Dct ad alcune società insolventi, tra cui la maltese Maola, che non avrebbero effettuato i versamenti, creando così un buco milionario. Per legge la Depositi Costieri, in questo caso, è comunque primo garante del saldo delle tasse, anche se il cliente sfugge. In particolare deputato a occuparsi di questa “burocrazia” era l’ufficio amministrativo spedizioni.

Ma il legale di origini venete avrebbe anche presentato una fattura importante, poiché si sarebbe applicato nello studio di un’ipotesi di concordato da presentare al Palazzo di giustizia per salvare l’azienda, opzione poi non andata a buon fine. Come si sa, infatti, il Tribunale ne ha poi decretato il fallimento. Difficile individuare la cifra che contesterebbero a Napp i pm Lucia Baldovin e Matteo Tripani, titolari dell’inchiesta. Potrebbe trattarsi di migliaia e migliaia di euro. Sarà comunque la magistratura ad accertare se davvero il manager abbia agito imprudentemente oppure al contrario abbia fatto quello che si poteva, avvalendosi appunto di un costoso legale e controllando, fino a dove arrivava, i diversi passaggi che hanno visto la Maola e altre società provocare il fallimento definitivo della società (che mantiene tuttavia l’esercizio provvisorio come deciso dal Tribunale), richiesto dalla Procura in seguito alle insolvenze a partire dal 2016.

L’attuale difensore di Napp, l’avvocato Giovanni Borgna, nei giorni scorsi, dopo la perquisizione dei militari che hanno setacciato computer, telefonini e documenti, ha precisato che questa nuova operazione delle Fiamme Gialle non ha nulla a che vedere con l’inchiesta sul riciclaggio. A proposito di quest’ultima, bisogna ricordare che la Depositi Costieri Trieste sarebbe stata acquistata dalla Life srl con soldi frutto di pagamenti effettuati attraverso società fittizie da Giuseppe Della Rocca, Renato Smimmo e Pasquale Formicola, tutti di origine campana e con alle spalle precedenti per associazione a delinquere. Nei mesi scorsi sono stati arrestati Della Rocca e Formicola, mentre resta latitante il terzo, fuggito proprio durante un blitz delle forze dell’ordine. «Gli accertamenti non c’entrano niente con l’indagine sul recente passaggio di proprietà di Depositi Costieri», osservava appunto Borgna. Quanto al fallimento resta un problema «marginale», rilevava l’avvocato, «e che riteniamo di poter spiegare». «Il mio cliente – puntualizzava ancora il difensore – è assolutamente estraneo al reato contestato. Abbiamo documenti in grado di dimostrare ciò in modo ampio». Il fallimento dell’azienda, «è avvenuto per una questione doganale causata dalle truffe che la società stessa ha subìto sulle accise non pagate. E questo è il problema dell’impresa – conclude il legale di Napp – e su cui riteniamo di poter dare le spiegazioni adeguate».

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