«Caso Lorito, è di Valerio la firma sulla nota di servizio»
«È stato l’ispettore Alessandro Valerio a firmare l’annotazione di servizio con il nome del commissario Giacomo Bresa». Lo hanno dichiarato i periti del Tribunale Antonella Foi e Pacifico Cristofanelli nel processo davanti al giudice Filippo Gulotta avviato nell’ambito del «caso Lorito».
Al centro del processo un esposto presentato cinque anni fa dall’allora vice questore Carlo Lorito, relativo a un’annotazione di servizio su cui compare la firma del sostituto commissario Giacomo Bresa, morto il 26 luglio 2008 sul pianerottolo della sua abitazione stroncato da un fulminante attacco cardiaco.
Sotto accusa, sempre per falso, anche l’ex capo della squadra mobile di Trieste, Mario Bo, il quale nello specifico, tre anni fa, aveva inviato una nota di suo pugno all’allora procuratore capo Michele Dalla Costa in cui sosteneva che era stato proprio lui a far rientrare al lavoro il vice commissario Bresa che era in ferie per redigere il documento ritenuto apocrifo. Bo è difeso dall’avvocato Eugenio Vasallo di Venezia.
Il problema cardine del processo è che quella “nota” di servizio con la firma che i consulenti del Tribunale oltre che la Procura ritengono falsa, fa parte del fascicolo dell'inchiesta che ha coinvolto l'ex capo della squadra moobile di Trieste che da pochi giorni è stato riabilitato dal capo della Polizia Alessandro Pansa. Quel foglietto aveva contribuito alla condanna nel processo di primo grado di Lorito. Il vicequestore poi è stato assolto in appello con formula piena. In particolare il documento firmato falsamente (secondo l’accusa) col nome di Giacomo Bresa riferiva ai magistrati riguardo l'esistenza di eventuali rapporti e collegamenti anche “privati” tra la Questura di Trieste e quella di Gorizia. Bresa era stato anche sospettato, assieme a un altro investigatore della Questura a Trieste, di aver fatto filtrare verso Gorizia notizie che coinvolgevano “confidenti” di Carlo Lorito, alcuni dei quali avrebbero spacciato droga. Ma nulla è mai emerso sull'esistenza di queste “soffiate”. Scrivono i consulenti nominati dal Tribunale: «Si esclude l’intervento della mano di Bresa nell’apposizione della firma».
E poi l’accusa vera e propria: «Sono state esaminate le numerose firme e scritture comparative del fascicolo personale dell’ispettore Valerio. Il confronto ha messo in evidenza da una parte concordanze sostanziali, sia nelle caratteristiche grafodinamiche generali che nell’esecuzione di singole lettere e gruppi letterali. La quantità e la natura delle concordanze, potendo dare ragione delle poche diffeenze formali, permettono di ricondurre le due firme in accertamento alla motricità grafica di Valerio».
Insomma, per i periti del Tribunale nessun dubbio. E nemmeno per il perito del pm Antonio Miggiani, Annamaria Culturato. Qualche dubbio invece lo ha avanzato Rosalba Martalotta Trevisani, consulente dell’ispettore accusato che, in aula era rappresentato dall’avvocato Andrea Frassini. Che non ha ricondotto le firme della comparazione alla mano dell’ispettore Alessandro Valerio.
In aula erano presenti gli avvocati Guido Fabbretti e Giorgio Borean, il primo assiste la vedova di Bresa. Il secondo l’ex commissario capo Carlo Lorito che era seduto in una delle ultime file.
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