Caso Daila: resa dei conti tra Vaticano e Chiesa croata

Roma azzera il potere del cardinale Bozani„: pesa la gestione del monastero benedettino di Daila in Istria. Carta bianca al nunzio apostolico D’Errico
Di Mauro Manzin ; di Mauro Manzin
Papa Francesco durante l'Udienza Generale in Piazza San Pietro, Vaticano, 08 gennaio 2014. ANSA/ANGELO CARCONI
Papa Francesco durante l'Udienza Generale in Piazza San Pietro, Vaticano, 08 gennaio 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

TRIESTE. Silenziosamente, come è sua abitudine, la diplomazia della Santa Sede sta lentamente attuando una vera e propria “rivoluzione” all’interno della Chiesa cattolica croata. Dopo la decisione di “pensionare” quattro vescovi compromessi con l’ultranazionalismo, ossia il vescovo di Veglia, Valter Župan, quello di Gospi„-Senji, Mile Bogovi„, quello di Sebenico, Ante Ivas e l’ordinario militare Jurj Jezerinc, secondo quanto scitto sul settimanale Globus, anche l’autorità dell’arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozani„, sarà notevolmente diminuita e non parteciperà alla scelta dei nuovi alti prelati che andranno a sostituire i quattro mandati in quiescenza. Da fonti vaticane, infatti, sul capo del cardinale Bozani„ pesa la pessima gestione dell’affare Dajla, il monastero istriano conteso tra la diocesi di Pola-Parenzo, i frati benedettini di Praglia e lo Stato croato e sembra, inoltre, che a Papa Francesco non sia piaciuta neppure la decisione di rinnovare l’immobile dell’arcidiocesi della capitale croata con una spesa faraonica che poco si addice vuoi allo spirito del Pontefice che gira in utilitaria per le visite ufficiali e ha smesso la croce d’oro, vuoi ai tempi di crisi socio-economica globale. E così Papa Francesco ha deciso di avvalersi dei consigli del nunzio apostolico a Zagabria, monsignor Alessandro D’Errico di cui il Pontefice ha la massima stima e che è anche un uomo di fiducia del nuovo segretario di Stato monsignor Pietro Parolin. Dunque il primo “filtro” sui nomi dei nuovi vescovi croati sarà proprio il nunzio apostolico che poi li presenterà al cardinale canadese Marc Oullet presidente della Congregazione per i vescovi. E la fiducia che monsigno Parolin ripone in D’Errico è confermata dal fatto che quanto il nunzio ha riferito in Vaticano sulla situazione della Chiesa cattolica in Croazia viene considerato come oro colato. Sta di fatto che monsignor D’Errico non è in buoni rapporti con i vescovi croati. Ci sono molti aneddoti che dimostrano la scarsa simpatia reciproca. Il più eclatante è quello avvenuto a Knin in occasione della celebrazione del Giorno della vittoria della Croazia nella cosiddetta Guerra patria (1991-1995). In quel 5 agosto del 2013 monisgnor D’Errico celebrò la messa nella chiesa dedicata alla Madonna e il vescovo di SebenicoAnte Ivas (uno dei quattro “pensionandi”) non si è neanche avvicinato al nunzio negandogli dunque il saluto. Va detto che D’Errico ha invece grande stima dei vescovi croati che operano in Bosnia-Erzegovina su tutti l’arcivescovo di Sarajevo, Vinko Pulji„ mentre in Croazia viene considerato un ambizioso carrierista che si fa troppo spesso vedere in compagnia del ministro degli Esteri e presidente dei popolari, Vesna Pusi„, autorevole membro di quel governo che ultimamente ha emanato norme (come l’educazione sessuale nelle scuole) poco in linea con la morale cattolica.

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