Caso colibrì, ora le spese si riversano sullo Stato

Il Tribunale impone alla Direzione dei beni culturali il pagamento di luce, acqua e alimenti. Per il cibo già versati all’Università di Udine 25 mila euro
Myrtis fanny mamma che mangia da un fiore.
Myrtis fanny mamma che mangia da un fiore.

TRIESTE

La palla avvelenata torna a casa. I salati conti per mantenere in vita la colonia dei colibrì di Miramare comunque destinati a smembramento (ma la storia è ben lungi dal concludersi, a distanza di un anno) vengono addebitati adesso alla Direzione regionale dei Beni culturali, cioé allo stesso ministero che vanta crediti pari a 500 mila euro per mancato pagamento di canoni di concessione demaniale. Ne risponde, per decisione del Tribunale dove è aperta una causa penale per abuso edilizio, e dopo mille contorti avvenimenti, proprio l’ufficio che dal 2002 in poi ha tollerato l’occupazione gratuita delle serre storiche, fino all’ingiunzione di sfratto firmata nel novembre 2010 dal soprintendente Luca Caburlotto (responsabile diretto del parco di Miramare).

Dall’inizio di settembre il contratto con Acegas per la fornitura di luce e acqua (circa 3mila euro al mese) è intestato infatti alla Direzione regionale dei Beni culturali, che da tempo ha avocato a sé questa intricatissima questione, e ora viene chiamata in causa. E non basta: la Direzione di palazzo Economo è stata anche obbligata a pagare il sostentamento delle delicate bestiole, fino a loro trasferimento ad altre sedi. Per nutrire i minuscoli uccelli-farfalla il ministero in sede locale ha però già pagato una bella cifra. Ha dato all’Azienda agraria Servadei annessa dell’Università di Udine ben 25 mila euro tra marzo e luglio scorsi, in virtù di una convenzione ormai scaduta. Tutti speravano in un trasloco estivo, e invece ogni cosa è ancora al palo. Se dunque le spese di cibo da qui in avanti restano le stesse, il conto è fatto.

«La magistratura ha accolto il ricorso del ministero presentato attraverso l’Avvocatura di Stato - commenta Giangiacomo Martines, direttore regionale dei Beni culturali - ma ha posto a carico del ministero stesso spese e sostentamento». Quando con la vendita di una parte degli 80 volatili lo Stato ha avuto parziale risarcimento per i mancati canoni di concessione, l’Acegas però si è fatta avanti. Non era stata citata fra i creditori. E il debito di bollette è di oltre 160 mila euro. Da qui un altro paio di pratiche e il nuovo contratto.

A garanzia del fatto che il vero debitore è sempre l’ex gestore Stefano Rimoli, c’è il sequestro cautelativo, imposto sempre dalla magistratura, di una ventina di colibrì destinati a restare a Trieste, di residui beni di Rimoli stesso, e delle attrezzature del centro di Miramare. Sono queste carte a garantire l’esborso imprevisto.

In Prefettura si susseguono settimana dopo settimana lunghissime riunioni che impegnano oltre agli organi prefettizi e a Martines anche l’Avvocatura dello Stato, l’Università di Udine, esponenti degli uffici regionali. Ultimamente anche l’Autorità portuale, che si era candidata a fare da ente di riferimento economico. Ruolo che però non è abilitata a svolgere, dunque in campo è entrata la Fondazione del museo portuale.

«Abbiamo preso per i capelli un ente che stava annaspando in pieno naufragio - è il commento di Martines -, tra cause penali, civili, problemi amministrativi. Nessuno sconto viene fatto al gestore: deve risarcire. E comunque a volte dopo una mattinata intera di discussioni dove sembra di salire su una parete del quinto grado superiore riusciamo a fare appena un passetto avanti, altre volte andiamo più svelti e risolviamo qualcosa». Ma la meta è ben lontana.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo