Caso Cementificio:no più vicino
Segnalazione dei Vigili del fuoco: la Via ha fissato le prescrizioni. Metz: non bastano
Il progetto del cementificio
TRIESTE
Spunta una terza «zona d’ombra» nel parere favorevole al progetto del cementificio di Torviscosa espresso dalla commissione di Valutazione di impatto ambientale. Oltre ai dubbi dell’Avvocatura della Regione sulla non idoneità delle centraline dell’Arpa a rilevare l’impatto inquinante sull’ecosistema e sulla relazione dell’Azienda sanitaria sull’emissione nell’atmosfera, emergono perplessità sulla valutazione del rischio industriale. Si tratta dell’applicazione della direttiva europea recepita dal decreto legislativo 59/2005 denominata «direttiva Seveso». Una direttiva che viene applicata a quelle aree dove la concentrazione di grandi impianti industriali possono provocare, in caso di guasti o incidenti, uno scenario da rilascio tossico. E nell’area di Torviscosa il problema sono le vasche di cloro della Caffaro. Problema che è stato analizzato dalla Via e che in ultima analisi dovrà ottenere dal Ministero l’Aia (autorizzazione integrata amibientale) solo dopo l’eventuale delibera della giunta.
LA RELAZIONE DEL VIA
«Quella di Torviscosa è considerata area ad alto rischio - spiega il consigliere regionale dei Verdi Alessandro Metz - perché si potrebbe verificare, in caso di incidente, un effetto domino che potrebbe avere effetti devastanti per la presenza dei depositi di cloro della Caffaro. Il problema è stato valutato solo nella parte finale del verbale del Via del 28 marzo. Certo la questione viene rimandata a una delle tante prescrizioni ma credo che un nodo così delicato andava affrontato in modo meno superficiale. Non escludo quindi che anche a livello ministeriale l’autorizzazione Aia, una procedura che per prassi è quasi automatica, possa non essere così scontata vista la complessità della vicenda». Ma come si è espressa la commissione regionale? «Gli stabilimenti limitrofi (al futuro cementificio ndr) - si legge nel verbale - sono stati esaminati dal comitato tecnico dei Vigili del fuoco che ha evidenziato il rischio di fuoriuscita di cloro presente negli stabilimenti della Caffaro. Il progettato cementificio - aveva sottolineato l’ingegner Barbara Ladini - è a questi adiacente e perciò rientra nell’area di rischio di tali stabilimenti: ciò non costituisce una preclusione all’attuazione del progetto ma si deve tener conto di questo quando saranno redatti i piani di sicurezza dell’impianto in esame».
LE PRESCRIZIONI
E in effetti il Via interviene con le prescrizioni all’azienda proponente. Nel documento della commissione si legge che prima dell’inizio dei lavori di costruzione dovrà essere predisposto «un piano per la gestione degli incidenti e dei malfunzionamenti» mentre durante la fase di esercizio «in relazione al fatto che parte dell’area ricade all’interno delle aree di danno relative allo scenario di rilascio tossico (cloro e biossido di zolfo) con effetto irreversibile il progetto dovrà ottenere la concessione edilizia previo parere tecnico dell’Autorità competente». Una misura che quanti sono contrari alla costruzione dell’impianto ritengono insufficiente e che potrebbe non scongiurare una violazione della direttiva. GLI ALTRI NODI Intanto la Regione è in attesa di ricevere l’interpretazione autentica del parere formulato dall’Azienda sanitaria il 20 dicembre. Il documento, nel quale si evidenzia le preoccupazione per i già numerosi sforamenti di Pm10 nella zona, è favorevole o sfavorevole alla realizzazione dell’impianto? Lo stesso problema di interpretazione riguarda l’approfondimento sul testo del Via datato 5 marzo 2007 che spiega come le centraline dell’Arpa non siano idonee a misuare i dati di inquinamento su ecosistema e vegetazione.
L’INTERROGAZIONE
Un altro nodo riguarda il fatto che Verdi e i comitati sostengono che il cementificio fa parte di un piano unico del Gruppo Grigolin con l’apertura anche della cava di Raveo e l’apliamento di quella di Caneva. Quindi lo «spezzatino» di quel piano rischia di eludere una valutazione complessiva. E proprio il verde Alessandro Metz ha presentato un’interrogazione con la quale chiede a Riccardo Illy chiarimenti «sull’ampliamento della cava Val Longa in comune di Caneva il cui inizio dei lavori - secondo la Commissione Via - dovrà essere subordinato all’entrata in funzione della cementeria di Torviscosa». Il documento, ricorda l’interrogazione, è datato 10 maggio, mentre la Cementi Nord-Est ha presentato la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale per un nuovo impianto di produzione di cliker solo il 18 maggio. I Verdi chiedono che vengano portati a conoscenza del Consiglio «i criteri adottati dal Via nell’esprimere parer favorevole alla coltivazione della Cava di Caneva facendo preciso riferimento a un impianto, quello di Torviscosa, all’epoca inesistente e non prevista dal documeno ufficiale depositato alla direzione centrale dell’Ambiente». I Verdi chiedono infine «perché gli Uffici regionali non abbiano considerato l’eventualità di unificare i progetti con una formula di procedura Via integrata visto che le due attività, la cava di Caneva e il cementificio di Torviscosa sono collegate».
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