Caso AstraZeneca, il farmacologo: «Pochi i casi sospetti. E ci pronunceremo una volta per tutte»

Armando Genazzani, professore ordinario di Farmacologia all’Università del Piemonte Orientale e rappresentante italiano nel comitato per l’approvazione dei farmaci dell’Ema, affronta con realismo la sospensione del vaccino
Armando Genazzani
Armando Genazzani

«Ci sono molte più persone che stanno esaminando i casi sospetti di quelle decedute. La situazione viene seguita con la massima attenzione dall’Ema e dall’Aifa».

Armando Genazzani, professore ordinario di Farmacologia all’Università del Piemonte Orientale e rappresentante italiano nel comitato per l’approvazione dei farmaci dell’Ema, affronta con realismo la sospensione del vaccino AstraZeneca.

Cosa sta succedendo?

«Viviamo una campagna storica e vaccinando tante persone può succedere che qualcuno non stia bene per motivi casuali. Non dimentichiamo che i decessi sospetti sono pochi, mentre viviamo in zona rossa e solo ieri sono morte 354 persone».

Perché il blocco allora?

«È un’azione congiunta di Italia, Francia e Germania a scopo precauzionale per non deve ledere la fiducia nella campagna. Se Paesi e Regioni si muovono in ordine sparso, il cittadino non sa più a chi dare ascolto. L’Ema sta raccogliendo tutti i dati e si pronuncerà una volta per tutti».

AstraZeneca parla di 15 trombosi e 22 embolie su 17 milioni di vaccinati.

«Sono segnali da non sottovalutare. La farmacovigilanza si occupa di valutare se tali eventi siano correlati alla vaccinazione. Gli studi svolti fin qui, e l’uso in Inghilterra, suggeriscono che non ci sia nesso, ma ogni evento avverso va approfondito».

I morti sono legati solo ad AstraZeneca?

«Non lo so, ma il blocco serve anche per valutare se questo vaccino sia più problematico di altri».

Chi si è vaccinato con AstraZeneca deve temere conseguenze?

«L’eventuale correlazione sarebbe rara e il rischio-beneficio resterebbe positivo. Mia moglie si è vaccinata ieri».

Ci sarà un ritardo nella campagna?

«Il rischio esiste, così come di lasciare scoperte le persone. La speranza è che si chiarisca tutto e aumentino i rifornimenti, così da vaccinare entro settembre il 70 per cento degli italiani».

Che idea si è fatto dei ritardi, dei contratti, del secondo mercato?

«Penso ci sia stato troppo ottimismo nella capacità produttiva iniziale. Ora però si sta recuperando. Al secondo mercato non credo e se c’è è una truffa».

Quali altri vaccini arriveranno?

«L’Ema ha appena approvato Janssen di Johnson&Johnson in una dose, che agevola la logistica anche se per ora i dati dimostrano una protezione di alcuni mesi per cui potrebbe servirne una seconda».

Protegge più brevemente degli altri vaccini?

«I vaccini proteggono in modo simile e hanno tutti grande efficacia contro la malattia grave. Quanto duri questa protezione però si scoprirà col tempo. La tecnologia di Johnson&Johnson è pensata per funzionare con una dose, ma non è detto che non se ne renda necessaria una seconda».

Altri arrivi?

«Curevac, Novavax e Sputnik hanno iniziato a sottoporre i dati all’Ema e potrebbero venire approvati entro maggio. Al momento non è possibile dire quale sia più promettente, certo aumenteranno la capacità vaccinale».

Avrebbe senso autorizzare Sputnik in Italia?

«Ci sono diverse ragioni per cui penso di no. La capacità produttiva probabilmente insufficiente per rifornire l’Italia. L’incompletezza dei dati a disposizione, che in ogni caso andrebbero richiesti e valutati dall’Aifa. E la sconvenienza di una competizione tra Paesi europei che sfavorirebbe l’Italia, che non è né il Paese più grande né il più ricco».

Si può fare la seconda dose con un altro vaccino?

«Non ci sono controindicazioni, ma gli studi sono in corso e per ora i vaccini sono autorizzati con la seconda dose della stessa casa».

E la terza dose?

«Le linee guida per eventuali preparazioni contro nuove varianti sono pronte, così da poterle sviluppare velocemente, ma al momento i vaccini attuali sono sufficienti». –


 

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