Caserme pronte per i profughi. Torrenti: il governo scelga i siti

Muggia o San Dorligo fra i possibili centri di ricovero per i rifugiati ma la situazione resta ancora incerta. Confermata la scelta di Fusine e della ex “Cavarzere” a Udine
(150218) -- MISRATA, Feb. 18, 2015 (Xinhua) -- Dozens of illegal immigrants gather in a yard guarded by Libyan police in Misrata, Libya, on Feb. 18, 2015. Libya has long been a transit point for migrants seeking to reach Malta, Italy, and other places in Europe. (Xinhua/Hamza Turkia)
(150218) -- MISRATA, Feb. 18, 2015 (Xinhua) -- Dozens of illegal immigrants gather in a yard guarded by Libyan police in Misrata, Libya, on Feb. 18, 2015. Libya has long been a transit point for migrants seeking to reach Malta, Italy, and other places in Europe. (Xinhua/Hamza Turkia)

TRIESTE. «Continua la saga delle caserme». È il presidente dell’Ics-Consorzio italiano di solidarietà, Gianfranco Schiavone, a definire seriale la ricerca di strutture adatte all’accoglienza temporanea sul territorio dei richiedenti asilo. Da osservatore attento, «non formalmente coinvolto in questa attività di mappatura ragionata», Schiavone sta seguendo da vicino le operazioni che in breve tempo dovrebbero portare all’individuazione di alcune caserme dismesse, distribuite sull’intero territorio regionale, da riconvertire all’accoglienza dei migranti. «Sono stati visitati moltissimi siti e sono state fatte altrettante ipotesi – continua Schiavone con qualche scetticismo - , ma ancora di concreto non c’è nulla».

Quella del presidente dell’Ics non è una critica: «È ovvio che sia così», afferma nello spiegare la prudenza da parte di chi è chiamato a individuare delle strutture che rispondano a delle esigenze ben precise.

Le hanno definite “hub”, utilizzando una terminologia aereoportuale che forse vuole rimarcare il carattere temporaneo di questo servizio. Come in uno scalo, i migranti in questi luoghi vi dovrebbero transitare solo per alcuni giorni, giusto il tempo per effettuare le prime visite mediche, le fotosegnalazioni e per lasciare il tempo agli operatori coinvolti di individuare un luogo adatto a una accoglienza sul medio-lungo periodo. Uno degli aspetti che è finito sotto la lente di ingrandimento dei tecnici impegnati in questa ricerca, è stato il grado di conservazione di questi edifici.

È evidente, in questa ottica, che va tenuto conto del costo di un’eventuale ristrutturazione, utile a trasformare rapidamente una caserma in una struttura abitativa. Scartate gli edifici di grandi dimensioni, «perchè non si deve riproporre l’antica logica dei Cara», si è spostato il focus su quelle di piccole dimensioni, utilizzate fino a pochi anni fa per presidiare le zone di confine come retaggio della guerra fredda.. Trieste, da questo punto di vista, sembra essere avvantaggiata, disponendo di diversi luoghi con queste caratteristiche, all’interno dei quali potrebbero transitare un massimo di 40-50 migranti alla volta.

Muggia o San Dorligo della Valle, stando ad alcune voci, sarebbero in pole position per ospitare uno di questi hub, anche se i primi cittadini dei due comuni non confermano di avere ricevuto alcuna indicazione in tal senso. Evidente che la situazione resta ancora confusa in attesa di direttive precise. All’ex caserma Cavarzerani di Udine, invece, sono già iniziati i lavori di ristrutturazione per quello che dovrebbe diventare il primo hub ufficiale in regione. Lo stesso compito dovrebbe essere svolto da delle caserme dismesse a Fusine e a Prepotto, sempre in provincia di Udine, mentre una struttura dovrebbe venire individuata a Pordenone e una nell’Isontino.

«La scelta finale dei siti più adatti spetta al Governo - precisa l’assessore regionale con delega all’Immigrazione Gianni Torrenti – , anche se posso confermare che la caserma di Fusine verrà sicuramente adoperata per queste finalità. Si tratta solo di capire quando e come partiranno i lavori di necessari alla sua riconversione».

La situazione, a livello numerico, non sembra essere mutata rispetto ai giorni scorsi. Una sessantina di persone sono arrivate nelle ultime ore, andando a controbilanciare gli ultimi trasferimenti. «Da Udine sono andati via 150 richiedenti asilo – continua Torrenti - , diretti in delle strutture Sprar presenti sul territorio nazionale.

A breve verranno alleggerite anche Trieste e Gorizia. A oggi rimaniamo attorno alle 2200 presenze su tutto il territorio regionale». La prossima settimana è previsto l’arrivo in regione di Mario Morcone, capo del Dipartimento Immigrazione al Viminale. «Sarà un momento importante – spiega Torrenti - , faremo un punto della situazione, anche se con il Governo abbiamo già definito un percorso che tenga conto delle quote per noi sostenibili».

Entro questa settimana, invece, Torrenti incontrerà i responsabili degli Ambiti socio-assistenziali del territorio regionale, «ai quali presenteremo “Crocicchio”, un sistema in grado di veicolare alle diverse comunità locali il know- how necessario per l’accoglienza dei richiedenti asilo».

lu.sa.

Riproduzione riservata © Il Piccolo