Case di riposo al collasso, irrompe la Procura: inchiesta sulla “Primula”

TRIESTE L’emergenza coronavirus nelle case di riposo, dove nelle ultime settimane si sta registrando un costante aumento di decessi e contagi, diventa ora materia di indagine per la Procura di Trieste. Aperto un fascicolo sulla “Primula”, la struttura risultata più in sofferenza. Gli accertamenti sono stati avviati dalla Procura guidata da Carlo Mastelloni in seguito a un esposto.
Prime 2 vittime positive
Nei giorni scorsi alla “Primula” erano morti 8 ospiti con pluripatologie, nessuno dei quali, peraltro, sottoposto a tampone. Ieri è arrivata la conferma di altri 2 decessi di ospiti della residenza, le prime vittime con positività accertata. Sono deceduti dopo il trasferimento in ospedale. Il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, ha comunicato che «la Regione ha sospeso l’autorizzazione al funzionamento della Primula», spiegando che la decisione è stata adottata con un provvedimento del direttore generale dell’Asugi, Antonio Poggiana: riscontrate anche, secondo il parere dell’Azienda sanitaria, carenze per quanto riguarda i requisiti professionali e tecnici.
Per prima cosa, quindi, è stato deciso di procedere con l’evacuazione della struttura di via del Molino a Vento e poi è stata decretata anche la sospensione. Una settimana, quella che si sta per concludere, in cui la “Primula” è diventata la struttura simbolo dell’emergenza Covid 19 nelle case di riposo triestine, con un aggravamento così repentino della situazione da indurre l’Azienda sanitaria a far scattare giovedì i primi trasferimenti all’ospedale Maggiore, alla Salus e al Sanatorio Triestino. Tutti gli ospiti (in tutto 36 anziani) erano risultati positivi, così come 8 dipendenti e l’amministratore delegato Matteo Spangaro.
sgombero completato
Per completare lo sgombero della struttura, dopo che è saltata la soluzione dell’Ospizio Marino con polemiche annesse, l’Asugi ha individuato comunque una sistemazione per i 21 ospiti ancora da trasferire. Sono 19 quelli che entro questa sera avranno trovato posto alla Salus, mentre i 2 anziani restanti vengono ospitati dal Sanatorio Triestino.
ITIS, I DECESSI IN PIù RISPETTO AL 2019
Per quanto riguarda un’altra casa di riposo in prima linea nella guerra al virus, l’Itis, è stato mantenuto l’impegno a rendere pubblici i dati dei decessi totali da comparare con i numeri di quelli avvenuti nello stesso periodo del 2019 e del 2018. Raffronto che può dare un’idea indicativa di quale sia stato l’impatto del coronavirus sulla mortalità. Oltre ai 4 ospiti deceduti con positività accertata da quando è cominciata l’epidemia, ci sono stati infatti anche altri decessi nelle ultime settimane, alcuni in seguito a sintomatologia compatibile con quella del virus e sui quali non era stato effettuato il test.
Diversi familiari degli ospiti deceduti non sottoposti a tampone hanno chiesto di sapere se i loro cari fossero stati affetti o meno da coronavirus, ma senza l’esito del test non si può dimostrare che il decesso sia riconducibile al contagio. Ebbene, dall’1 gennaio al 6 aprile all’Itis sono stati registrati 69 decessi, 18 in più rispetto allo stesso periodo del 2019 quando erano stati 51 e 29 in più rispetto al 2018 quando dall’1 gennaio al 6 aprile erano stati 40. Le statistiche appaiono ancora più indicative se si focalizza l’attenzione sul periodo che va dal 5 marzo al 6 aprile e si calcola il rapporto tra numero di decessi e la media degli anziani residenti nel periodo. Il tasso di mortalità dal 5 marzo al 6 aprile, in percentuale, è raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2019: se lo scorso anno era del 4,13 % (a fronte di 387 ospiti), quest’anno è salito all’8,75 % (400 ospiti). Nel 2018 il dato dei decessi sulla media dei residenti (407) era stato pari al 5,4 %.
alla BUCANEVE salgono a 13 i POSITIVI
Tornando alla situazione attuale, l’azienda sanitaria ha comunicato ieri l’esito di quasi tutti i 45 tamponi effettuati giovedì all’Itis: nella residenza Bucaneve 6 positivi e 30 negativi, nella residenza Larice un positivo e 3 negativi, nella residenza Stella Alpina un positivo e un negativo. Il totale dei positivi registrati finora sale così a 20: 6 nella Stella alpina, 13 nella Bucaneve, uno nella Larice. La Bucaneve è stata divisa: da una parte gli asintomatici negativi, dall’altra i positivi. Inoltre, sono stati concentrati in altre stanze gli asintomatici negativi che erano stati a stretto contatto coi positivi. «Con la nostra straordinaria forza lavoro ce la stiamo mettendo tutta – ha dichiarato il presidente dell’Itis Aldo Pahor –. La situazione è ancora sotto controllo, ma i positivi aumentano nonostante tutte le ulteriori precauzioni che stiamo applicando da un mese con la collaborazione della task force dell’Azienda sanitaria. Tutte le residenze sono isolate, sono in atto operazioni aggiuntive di contenimento realizzando aree per separare in maniera ancora più netta i positivi dai negativi e i sintomatici dagli asintomatici».
riccardi: «Ma In fvg bassa mortalità»
«In regione operano 170 strutture residenziali per anziani, con 10.930 posti letto – ha spiegato Riccardi nell’incontro con i rappresentanti sindacali –: in 24 di queste sono stati registrati 270 casi di positività. I decessi tra gli ospiti sono 90, di cui 54 in ospedale e nel 95 % dei casi si è trattato di persone con pluripatologie e una media di 83,9 anni. La letalità del Covid-19 nella regione è al 7,44 % contro il 12,67 % nazionale». «Il numero di contagi tra il personale delle case di riposo è di 230 – ha precisato il vicegovernatore –, pari al 3,83 %. Di questi, 164 hanno dichiarato di aver contratto l’infezione sul lavoro, 63 non lo sanno, 3 sono stati contagiati al di fuori del luogo di lavoro. Secondo l’Istituto superiore di sanità, il tasso di mortalità rispetto ai decessi totali e tra i Covid positivi con sintomi influenzali nelle strutture residenziali e socioassistenziali al 6 aprile si attesta in Fvg sullo 0,5 %, il quarto più basso d’Italia». Riccardi ha rimarcato che «l’età elevata e l’agglomerazione urbana sono fattori che hanno inciso sulla diffusione a Trieste, oltre alla forte presenza di strutture residenziali per anziani di dimensioni medio-piccole, dove sono stati registrati numerosi casi di infezione». Nell’area triestina «puntiamo a non sradicare gli anziani dal proprio ambiente, garantendo maggiore supporto anche attraverso le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca)».
Infine, Riccardi ha chiarito che la sanità regionale ha già messo in campo molte risorse, per cui gestire una seconda ondata, causata da un allentamento delle misure di distanziamento sociale in presenza di infetti asintomatici, potrebbe metterlo in difficoltà: «Fino a quando non avremo evidenze scientifiche che garantiranno elementi di protezione dal virus non sarà possibile tornare alla normalità». —
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